Santità non significa assenza di difetti, ma pensare i pensieri di Dio e tradurli, con fatica e gioia, in gesti. Ora in cima ai pensieri di Dio c'è l'amore. In quella casa dove c'è amore, lì c'è Dio.
E non parlo di amore spirituale ma dell'amore vivo e potente, incarnato e quotidiano, visibile e segreto. Che sta in una carezza, in un cibo preparato con cura, in un soprannome affettuoso, nella parola scherzosa che scioglie le tensioni, nella pazienza di ascoltare, nel desiderio di abbracciarsi. Non ci sono due amori: l'amore di Dio e l'amore umano. C'è un unico grande progetto, un solo amore che muove Adamo verso Eva, me verso l'amico, il genitore verso il figlio, Dio verso l'umanità, a Betlemme.
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A prima vista, la festività odierna presenta qualche aspetto paradossale: viene offerto, a modello delle famiglie, una famiglia in cui – secondo la dogmatica cattolica - il padre (Giuseppe) non è vero padre; la moglie (Maria) non è vera moglie e il figlio (Gesù), in quanto persona divina, pre-esiste da sempre ai genitori. Per fortuna - direi meglio: per grazia di Dio – i vangeli non chiedono di accettare queste acrobazie teologiche, o per lo meno non di accettarle letteralmente come informazioni ‘oggettive’. La pericope odierna, poi, scorre su un registro estremamente realistico: vi si respira un’aria molto terrena, non priva di particolari imbarazzanti.
Imbarazzante, infatti, risulta – agli occhi di una certa retorica familistica che vede in Gesù adolescente il prototipo del ragazzino docile come una marionetta al volere dei genitori – la sua decisione di eclissarsi senza permesso dalla comitiva per sedersi nel tempio, “in mezzo ai maestri della Legge”, ad ascoltarli e a interrogarli. Non meno spiazzante la giustificazione, che Luca mette sulle sue labbra, alle rimostranze della madre angosciata: “Non sapevate che io mi devo occupare di ciò che appartiene al Padre mio?”. Catechesi e omelie sono zeppe di esortazioni ad obbedire, a rispettare le regole, ad attenersi ai propri ruoli: ma questa “legalità”, alla luce del messaggio evangelico, è un valore ultimo? O non è piuttosto subordinato alla qualità dei comandi e dei divieti, alla sensatezza delle norme positive? Brani come quello odierno ci delineano una teologia della contestazione non meno che dell’obbedienza; del dissenso critico non meno che del consenso abitudinario...
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... Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Questo testo la chiesa lo sceglie per la festa della Santa Famiglia, ma se facciamo una lettura superficiale, letterale, questa famiglia più che Santa sembra sconclusionata. Genitori che non s’accorgono che il figlio non li segue, il figlio che decide di rimanere a Gerusalemme senza avvertire i genitori. Non solo, quando poi – vedremo tra poco – i genitori lo rimproverano, il figlio, anziché scusarsi, attacca, aggredisce quasi verbalmente i propri genitori, li rimprovera...
Leggi tutto: GESU’ E’ RITROVATO DAI GENITORI NEL TEMPIO IN MEZZO AI MAESTRI (pdf) Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM
Il Coro Diocesano di Roma e l'Orchestra insieme al Coro dei Seminaristi, diretti dal M° mons. Marco Frisina, eseguono l'Oratorio Musicale "Ombra del Padre" ispirato alla figura di San Giuseppe. Estratto del terzo atto "Nazaret", contiene il brano "Dolce casa di Nazaret"