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lunedì 29 settembre 2025

Andrea Monda: L’intuizione dei piccoli La distrazione dei grandi

Andrea Monda
L’intuizione dei piccoli
La distrazione dei grandi


L’intuizione. È questo che contraddistingue il cristiano. Lo ha affermato Papa Leone XIV durante la catechesi di sabato 27 settembre. Il cristiano è un uomo che intuisce e si fida dell’intuito, del “fiuto”, come diceva anche Francesco. E l’intuizione è qualcosa che i piccoli, i semplici, praticano più dei grandi, perché proprio i piccoli hanno il dono dell’intuizione, quel “movimento dello spirito”, quella intelligenza del cuore” che invece i dotti non hanno, «perché presumono di conoscere. È bello, invece, avere ancora spazio nella mente e nel cuore, perché Dio si possa rivelare». Il cattolicesimo è una religione fondata sul paradosso dell’incarnazione e questa paradossalità la si coglie anche nel ribaltamento per cui, a partire dalla notte di Betlemme, i piccoli, i bambini, sono posti non al fondo ma al vertice della piramide sociale. Parlando del sensus fidei dei piccoli, il Papa ha concluso: «Anche così Dio fa andare avanti la sua Chiesa, mostrandole nuove strade. Intuire è il fiuto dei piccoli per il Regno che viene. Che il Giubileo ci aiuti a diventare piccoli».

Queste parole del Pontefice che, facendo eco al Vangelo, invitano a rovesciare il nostro schema a favore degli ultimi, quanto stridono di fronte alle immagini che ci arrivano dai luoghi dove il conflitto armato, la violenza e la guerra, mietono ogni giorno vittime, in un tributo di sangue che i primi a pagare sono sempre gli indifesi, le donne e i bambini.

Quante volte Francesco, accogliendo bambini che arrivavano a Roma da luoghi di guerra, esprimeva il suo dolore nel vedere che sui loro volti si era spenta la gioia, la capacità di sorridere. Dieci anni fa, il 15 settembre 2015, parlando della maternità di Maria aveva affermato che «una delle cose più belle e umane è sorridere a un bambino e farlo sorridere».

In una pagina del romanzo Gilead di Marilynne Robinson il protagonista racconta questa esperienza: «Dicono che un bambino piccolo non ci vede, però lei aprì gli occhi, e mi guardò. Era una creaturina piccolissima. Mentre la tenevo in braccio aprì gli occhi […] so che la bambina mi guardò dritto negli occhi. È una cosa bellissima. […] mi rendo conto che non c’è nulla di più straordinario di un viso umano. Ha a che fare con l’incarnazione. Quando hai visto un bambino e lo hai tenuto in braccio ti senti obbligato nei suoi confronti. Ogni volto umano esige qualcosa da te, perché non puoi fare a meno di capire la sua unicità, il suo coraggio e la sua solitudine. E questo è ancora più vero nel caso del viso di un neonato. Considero quest’esperienza una sorta di visione, altrettanto mistica di tante altre».

I bambini vedono, e anche senza vedere intuiscono. Ma oggi, nei luoghi martoriati in cui vivono, quali saranno le visioni e le intuizioni che abitano il loro cuore? E soprattutto, i bambini, noi li vediamo? 
(fonte: L'Osservatore Romano 27/09/2025)