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sabato 6 luglio 2024

#CORAGGIO di Gianfranco Ravasi

#CORAGGIO 
di Gianfranco Ravasi



Secondo un aforisma crudele, abbiamo sempre coraggio a sufficienza per le sofferenze altrui.

Il titolo è criptico, V13, ma la soluzione dell’enigma è tragica. Si tratta, infatti, della sintesi cifrata di una data, venerdì 13 novembre 2015, quando Parigi fu scossa da un gruppo di attentati terroristici che ebbero il loro culmine nella strage del Bataclan, con una macabra somma di 130 morti e 350 feriti gravi. Ogni mattina, per dieci mesi, il popolare scrittore francese Emmanuel Carrère seguì le udienze del processo registrando le testimonianze delle vittime, le farneticazioni degli imputati e gli interventi della corte. In una tappa del suo racconto-resoconto, tradotto da Adelphi lo scorso anno, egli inserisce il «crudele» aforisma che abbiamo citato.

In verità, di fronte a tanta violenza estrema e a una montagna di sofferenze, l’autore confessa di essere «scoppiato a piangere di punto in bianco». Però è vero che spesso siamo ardenti di coraggio quando il dolore è di un altro e a noi tocca l’atto pur nobile ma sempre estrinseco della consolazione. 
È facile immaginare, a un livello certamente più modesto, le nostre visite ai malati e le parole di conforto sincere ma necessariamente distanti rispetto alla tempesta che travolge la persona sofferente. Infondere fiducia e coraggio è un gesto nobile, ma un po’ scontato. Ben diverso è il suono di quelle parole tra chi le pronuncia e chi le ascolta. Per questo, forse, in molti casi è più importante l’ascolto silenzioso del lamento del malato, lo è la mano stretta alla sua, la testimonianza di una presenza. Essa è pur sempre segnata dalla diversa situazione vitale, ma cerca di evitare la retorica consolatoria le cui corde dissonanti sono subito avvertite dal sofferente.

(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica” - 3 marzo 2024)