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domenica 5 novembre 2023

"Un cuore che ascolta - lev shomea" n° 52 - 2022/2023 anno A

"Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino


XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Vangelo:



L'intero capitolo XXIII del Vangelo di Matteo è rivolto all'attenzione dei discepoli e delle folle, perché stiano bene attenti a non lasciarsi contaminare «dal lievito dei farisei e del sadducei» (16,11), cioè dall'ipocrisia. I Vangeli sono stati scritti per le comunità cristiane del primo secolo, quando ormai la separazione tra la comunità ebraica e i cristiani era quasi del tutto avvenuta, per questo gli scribi e i farisei di cui ci parla la pagina del Vangelo sono i credenti delle comunità cristiane, invitati in questa maniera dall'evangelista a riconoscersi in loro. Scribi e farisei hanno usurpato la cattedra di Mosè, noi cristiani ci siamo impadroniti di quella di Gesù, l'unico e solo Maestro, imponendo a coloro che credono in Lui fardelli insopportabili. «Questa è e rimane la prima tentazione per la Chiesa: abbandonare lo Spirito datore di vita per tornare alla "lettera che uccide" (cfr. 2Cor 3,6)». Sostituire il vino con l'acqua, il Vangelo con la Legge o imporlo come Legge. La Legge, in se stessa, è buona, ma solo se scaturisce dall'Amore e conduce all'Amore. Diversamente, la Legge distrugge la vita di chi vi è sottoposto annullando ogni diversità e alterità. Ci vantiamo sovente di glorificare e magnificare in questo modo il Signore, ma al centro della nostra vita non c'è nient'altro che il nostro smisurato ego. La grandezza di Dio, invece, sta nel farsi piccolo, e la sua gloria è nel servire i suoi figli, tutti i suoi figli - buoni e cattivi, santi e peccatori, ortodossi ed eretici - con amore ed umiltà. «Senza l'Amore, la Legge stessa rimane inevasa ed ogni osservanza altro non è che una sottile patina vernice che copre il nostro perbenismo ipocrita» (cit.).