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martedì 8 novembre 2022

Per essere apostoli del Vangelo bisogna passare attraverso la spoliazione dei beni e di se stessi di José María Castillo

Per essere apostoli del Vangelo
bisogna passare attraverso
la spoliazione dei beni
e di se stessi
di José María Castillo


Articolo pubblicato il 25.10.2022 in Religión Digital
Traduzione a cura di Lorenzo Tommaselli 

Una delle caratteristiche essenziali della Chiesa è quella di essere “apostolica”. Ecco perché l’affermazione, secondo cui i vescovi sono “i successori degli apostoli”, è un fatto affermato dalla tradizione e dal magistero della Chiesa, in modo tale che la successione apostolica dei vescovi ci è imposta come un dato di fede (cf. Y. Congar, in Mysterium Salutis, IV/1, pp. 556-557, con ampia bibliografia).

Ebbene, detto ciò, chiunque legge attentamente il Vangelo, si accorge che i dodici “apostoli” (“apóstoloi”), designati da Gesù (Mc 6,30), ci hanno insegnato non solo ciò che Gesù ha detto e ciò che loro hanno detto, ma anche (come è logico) ciò che ha fatto Gesù e cosa essi hanno fatto. Il Vangelo non è solo una “teoria”, ma oltre a questo – e soprattutto – è un “modo di vivere”.

Ora, il “modo di vivere” insegnato da Gesù ai suoi apostoli, da quegli uomini è stato appreso non solo o principalmente attraverso “teorie” (lezioni universitarie, conferenze, letture...), ma soprattutto attraverso la “sequela” di Gesù (Johann B. Metz). Cioè, coloro che hanno abbandonato tutto (casa, famiglia, lavoro, denaro... tutto ciò che ciascuno aveva) e sono andati con Gesù, a vivere con lui e come lui viveva, sono stati quelli che hanno imparato la Cristologia insegnata dal Vangelo.

È evidente che gli Apostoli di Gesù, “seguendolo” in questo modo, senza che venisse proposto loro un “programma di vita”, né un “obiettivo”, né un “ideale”, senza alcuna “sicurezza” (D. Bonhoeffer, Nachfolge, Munich, Kaiser, pp. 28-29), oltre ad adempiere i comandamenti della Religione (Mc 10,17, 20-22; Mt 19, 16-20; Lc 18, 18-21), hanno certamente avuto la generosità e l’audacia di affermare pubblicamente, per bocca di Pietro: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (Mc 10,28 par). Qualcosa che Gesù, subito dopo, ha accettato ed affermato con generosità.

È evidente, quindi, che i primi Apostoli di Gesù hanno avuto la libertà e l’audacia di spogliarsi di tutto ciò che avevano a loro disposizione. Tutti questi, tranne Giuda, si sono spogliati dei beni che avevano. E così hanno segnato la strada che i loro successori dovrebbero seguire.

Hanno segnato il cammino che Gesù ha tracciato per loro. Ma sono arrivati fino alla fine?

Sfortunatamente no. Si sono spogliati del denaro, della famiglia, dei beni, della propria sicurezza...

Ma non sono giunti fino a ciò che è più profondo nella vita. Non sono arrivati a spogliarsi del proprio “io” (E. Drewermann).

Cosa significa questo? Ho già detto che gli Apostoli hanno lasciato tutto e sono andati con Gesù per condividere la sua vita e il suo progetto. Ma c’è un problema fondamentale, che arriva al fondo della questione ed a cui di solito non si pensa. Gesù ha detto ai suoi Apostoli – almeno tre volte – che la fine della sua stessa vita era vicina e sarebbe stata anche la più umiliante e drammatica: condannato dai capi della Religione e giustiziato come un delinquente (Mc 8,31 par; 9,31 par; 10, 33ss par) (J. Jeremias).

Ebbene, quando gli Apostoli si sono resi conto che la fine di Gesù diventava inevitabile e vicina, hanno iniziato a preoccuparsi ed a discutere su chi di loro fosse il più importante o dovesse collocarsi al primo posto. Così, dopo il secondo annuncio della Passione (Mt 17, 22-23 par), si è svolta la discussione dei discepoli su “chi è il più grande nel Regno di Dio” (Mt 9, 33-37. 42-48; Lc 9, 46-49; 17, 1-2).

La risposta di Gesù è stata secca: “se non vi convertirete e non diventerete come questi bambini, non entrerete nel regno di Dio” (Mt 18,2 par). E poco dopo, c’è la richiesta dei figli di Zebedeo, con la conseguente indignazione degli altri Apostoli, i quali bramavano sicuramente quei posti di importanza e di potere (Mc 10, 42-46; Mt 20, 25-28; Lc 22, 25-26).

Riassumendo, gli Apostoli hanno vissuto due fasi: la prima, “spogliarsi dei beni di questo mondo”; in secondo luogo ed in maniera definitiva, “spogliarsi del proprio io”. Per questo Gesù ha cominciato chiedendo di spogliarsi delle cose, dei beni e del capitale che si possiede. E alla fine, lo stesso Gesù ha chiesto agli Apostoli che ciascuno si spogliasse di se stesso.

La conclusione è chiara ed importante: se vogliamo essere Apostoli del Vangelo, non abbiamo altra scelta che passare attraverso la spoliazione, quella del denaro e dei beni; e - cosa più difficile – la spoliazione di sé stesso in ciascuno.

Cosa dire, se a questo pensiamo seriamente, al futuro della Chiesa, se pensiamo a fondo al gran numero di cristiani, di persone religiose, di chierici, di religiosi, di vescovi e di cardinali, se si vede e si avverte in modo palpabile che non ci siamo spogliati dei nostri beni e, ancor meno, del nostro proprio io?

(Fonte: blog dell'autore)