Tra le ultime uscite editoriali che possiamo trovare in libreria in questi giorni da segnalare è il preziosissimo libro “L'anima. Sette lettere a un'amica” (pp. 135, € 15 Edizioni Bollati) scritto da François Cheng un filosofo di origine cinese ma naturalizzato francese. Questo epistolario quasi certamente è immaginario ma comunque è una novità da non lasciarsi scappare.
Come le opere precedenti, ovverosia: "Cinque meditazioni nella morte ovvero sulla vita" e le "Cinque meditazioni sulla bellezza" queste pagine sono concepite come una finzione letteraria.
Questo libro è composto da alcune lettere rivolte a un'amica non identificata che dopo una lunga assenza durata trenta anni all'improvviso si rifà viva col nostro filosofo mandando appunto una missiva. Comunque anche se questi scambi epistolari sono apocrifi e questa amica non esiste nella vita reale, certamente leggendo queste pagine nessuno metterà in dubbio la profonda capacità del nostro filosofo di indagare e scrutare a fondo ciò che si annida nel profondo dell'animo umano e lo spinge ad andare avanti nella vita. L'autore è avvantaggiato dal fatto di padroneggiare anche per motivi biografici (nato in Cina e vissuto in Francia) mondi culturali parecchio distanti tra loro. Con la lettura di questi suoi brevi ma densi testi ci immergiamo in meditazioni fecondate dai vari cammini spirituali percorsi dall'umanità comprendenti il cristianesimo, la cultura e la filosofia cinese, la spiritualità orientale in genere e la filosofia illuminista. Oltre a questi percorsi spirituali le pagine di Cheng attingono anche alla letteratura e alla poesia di tutti i tempi e tutti i paesi. Nonostante questa grande mescolanza di fonti culturali il libro non concede nulla al sincretismo religioso né al mercato delle religioni caro alla new age.
François Cheng parte dalla constatazione che ogni essere vivente ha sempre qualcosa che lo anima e questo qualcosa è quel “soffio di vita” che vivifica ogni essere ed è conosciuto e chiamato con termini diversi da tutte le religioni e le culture del mondo. Spesso questa diversità comporta anche a sfumature di concetto da non sottovalutare. Così l'autore nelle prime lettere ci fa conoscere come tutte le tradizioni umane concepiscono questo concetto vitale (in modo simile ma mai uguale) e alla fine nella sua ultima lettera arriva la conclusione che “Alla fine resta l'anima”.
François Cheng che è anche un notevole poeta e lo si può constatare dal linguaggio lirico con cui esprime i suoi concetti. Col termine anima comunque si intende, appunto quel qualcosa che dopo un'accadimento non ci lascia mai quello che eravamo prima. Infatti che ogni esperienza di vita sia gioiosa che triste ci lascia sempre un segno indelebile nel cervello, nel cuore e financo negli organi più intimi come le viscere è qualcosa che ognuno di noi ha sperimentato. Insomma la vita non è solo una sequenza di eventi ma è resa appunto degna di essere chiamata vita dal desiderio stesso di essa e questo è fatto dalle pulsioni che ci spingono ad agire. In ciò che da gioia e ci da dolore si comincia a costruire una vita umana che sarà in qualcosa di unico in tutta l'eternità. E la conclusione di questo libro è singolare François Cheng gioca con l'assonanza dei termini Aum (la sillaba vitale di cui ci parla il pensiero indiano) con la parola anima (in francese, lingua in cui il libro è stato scritto, anima si dice Âme la vicinanza dei due termini è avvertibile anche in chi è digiuno di linguistica e di filosofia) e l'Amen ebraico che indica la stabilità.
Guarda la scheda del libro “L'anima. Sette lettere a un'amica” di François Cheng
Guarda la scheda del libro “L'anima. Sette lettere a un'amica” di François Cheng