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lunedì 26 agosto 2019

CRISTINA SIMONELLI, LA TEOLOGA CHE HA VISSUTO CON I ROM


CRISTINA SIMONELLI, LA TEOLOGA CHE HA VISSUTO CON I ROM

Ha scelto di studiare proprio grazie all'esperienza nell'accampamento e ci racconta: «Ho capito che le vite di tutti sono appelli di Dio e insieme aiutano a interrogare il Vangelo». Per questo nei suoi studi continua a prediligere i "temi scomodi"



«Ultimi chi?» La teologa Cristina Simonelli presidente del Coordinamento teologhe italiane, ha vissuto dal 1976 al 2012 in un campo Rom, prima a Lucca, poi a Verona, e di approcci alla "questione Rom" ne ha incontrati di tutti i tipi. Per questo è molto critica sia verso l’atteggiamento di chiusura, «espresso anche da tanti preti e laici che condividevano quel disprezzo rispetto al quale papa Francesco ha chiesto perdono durante il viaggio in Romania lo scorso giugno», sia verso il “buonismo”, «estremamente dannoso », perché ancora una volta ha a che vedere con il guardare dall’alto in basso. «Le persone non vogliono la nostra compassione, ma la sua trascrizione nella simpatia e nella stima », spiega Simonelli. Al campo non abbiamo mai lavorato “per”, ma sempre “con”, sia che si trattasse di dove posizionare le piazzole, che di questioni sanitarie o scolastiche».

COMUNITÀ IN ROULOTTE

Cristina ha vissuto in comunità con altre laiche e un prete diocesano, costituendo il "Gruppo ecclesiale veronese fra i Sinti e i Rom", con mandato del vescovo. In quegli anni e fino a poco tempo fa la pastorale dei Rom in Italia era condotta da un gruppo molto affiatato di uomini e donne, laici, religiosi e preti: tutte persone che vivevano in roulotte, con un referente nazionale (si sono succeduti don Mario Riboldi, don Francesco Cipriani, don Piero Gabella, don Federico Schiavon), pure provenienti dal mondo delle carovane. Era qualcosa di nuovo, di comunitario, ma con alle spalle spiritualità "provate". «Venivamo da esperienze diverse, io dall’ambiente missionario, altri dal francescanesimo o dalla spiritualità di Charles de Foucauld, ma eravamo stati tutti formati dal concilio Vaticano II e dai movimenti terzomondisti e dell’America Latina. Era una stagione di grande fermento culturale, civile, politico, e anche di Chiesa. Credevamo fermamente che un altro mondo era possibile. Ma “l’evangelizzazione doveva partire dai piedi"».

VOCAZIONE PER LO STUDIO: Teologia e vita, così Cristina Simonelli se n'è innamorata

Dopo dieci anni di vita al campo, gli amici della comunità propongono a Cristina gli studi di teologia. «All’inizio non ne volevo sapere. I teologi mi sembravano astrusi, sparatori di frasi astratte, lontani dalla vita reale nella quale io ero profondamente immersa. Poi la teologia mi ha conquistata, l’ho trovata un luogo di riflessione critica, di profondità, che andava molto d’accordo con quello che facevamo». 

Negli anni Ottanta lo studio teologico San Zeno di Verona incoraggiava la presenza delle donne. Cristina inizia come uditrice, poi studentessa a Verona e Firenze, quindi la laurea e il dottorato a Roma. Dal 1997 insegna Patristica a Verona e Milano. Un percorso insieme formativo, professionale e personale. «Sono credente da cristiana in senso ecumenico e praticante nella Chiesa cattolica. Sono convinta che fede ed esodo (il tema di un documento ecumenico del Gruppo di Dombes) vadano insieme. Dio – un Altro o un’Altra che per brevità chiameremo Dio, come ben si esprime la filosofa Luisa Muraro – ci attende, ci chiama, ci convoca sempre oltre, anche oltre i confini. Una nostra collega americana, Mary Boys, suggerisce che più si va in profondità nella propria appartenenza, alle radici spirituali, più i confini della separazione diventano sottili e trasparenti. La teologia aiuta a porre domande, a non scambiare piccole convinzioni con le grandi questioni del Vangelo. Ma non da sola: la vita, le vite di tutti sono appelli di Dio e insieme aiutano a interrogare il Vangelo, che può dare così gemme che in astratto non si trovano. La preghiera di tutto questo è il respiro, ma fatta corpo, fatta mani, fatta pane, sia nel rito che nella vita».

DONNE E CHIESA

Sebbene lo spazio delle donne nella Chiesa rimanga una questione dibattuta, qualche passo avanti è stato fatto. «Premetto che, per quanto mi riguarda, la questione dei ruoli non è prioritaria. A me stanno a cuore più la pace, la giustizia, la possibilità di una vita migliore per tutti, anche dal punto di vista evangelico teologico: questa è per me la questione femminile, in primo luogo. Tuttavia, in questi miei quarant’anni di vita adulta, qualche cambiamento è avvenuto. Ne è prova la presenza sempre maggiore di donne teologhe. Dal 2013 presiedo il Coordinamento delle teologhe italiane (iniziato nel 2003 da Marinella Perroni) e anche quest’anno per l’assemblea ho mandato 150 convocazioni.

Cominciamo a essere un soggetto riconosciuto nella parola, anche se da qualcuno ancora guardato con sarcasmo. Siamo un gruppo ecumenico e le nostre socie hanno ruoli diversi nelle Chiese di appartenenza, molte sono pastore, mentre nella Chiesa cattolica non è in agenda neanche il diaconato femminile, perché è forte la resistenza di ambienti soprattutto clericali. Io credo che sia importante tenere aperto questo dibattito, focalizzandolo su che cosa impedisce che le donne possano essere ordinate diaconesse. Bisogna stanare i motivi di questa fobia. Papa Francesco sulla questione femminile ha scelto la via del discernimento, che probabilmente è un processo più radicale, ma è lungo. Una riforma istituzionale ormai va fatta: il Diritto canonico sul diaconato permanente degli uomini è cambiato, quindi può cambiare ancora. Lo spazio delle donne nella Chiesa non è un problema solo delle donne, ma di tutta la Chiesa».

CRISTINA SIMONELLI SU GENDER E OMOFOBIA: NUOVE PAURE

Ma le fobie ai giorni nostri sono in aumento, e Cristina con i "temi scomodi" si sente a proprio agio. «Lavorando sul gender, rispetto al quale è stata montata una campagna totalmente fuorviante, mi sono scontrata con un odio nei confronti delle persone omosessuali, che se prima non era un mio tema, d’ora in poi lo sarà per sempre. La Chiesa prima o poi arriverà a chiedere perdono anche per l’omofobia dilagante. Ancora oggi il parroco che decida di approntare una pastorale Lgbt lo paga molto pesantemente». Questo clima di odio, riflette, ha avuto un momento significativo nel Congresso di Verona dello scorso marzo che, «con i proclami a difesa della famiglia, mirava a rifare una “verginità cattolica” ad ambienti che si possono definire nazisti, finanziati da lobbies internazionali. Ma la realtà è diversa e migliore, e in molti abbiamo affermato che essere cattolici è un’ altra cosa».

Chi è la Teologa Cristina Simonelli

Esperta della Chiesa antica, Cristina Simonelli insegna Patristica, la branca della teologia che studia il pensiero dei padri della Chiesa, i grandi maestri dei primi secoli dell’ era cristiana, su cui si fonda buona parte della dottrina. Tra i più importanti si ricordano: sant’ Ignazio d’Antiochia, sant’Ambrogio, sant’Agostino e san Girolamo.

I libri della collana Le madri della fede per Edizioni San Paolo

Come mai Tecla di Iconio, protagonista degli Atti di Paolo e prima donna martire cristiana è così poco conosciuta? E che cosa si può dire del cammino di fede di Sara, moglie di Abramo? Tecla e Sara sono due figure proposte nei primi due volumi della collana Madri della fede, diretta da Cristina Simonelli e Rita Torti, e pubblicata dalle Edizioni San Paolo.«Da qualche anno ci arrivano richieste di pubblicare nostri studi», afferma Simonelli: «è il segno di un clima che guarda con interesse e con stima al mondo delle donne, anche nella teologia. Al momento sono previsti 11 volumi, due o tre all’anno, scritti da studiose con competenze diverse, dedicati a fiigure femminili bibliche e storiche: speriamo di poterne fare di più!». I primi due volumi, Tecla, scritto da Alice Bianchi, e Sara, firmato da Laura Invernizzi, sono disponibili (a 14 euro) nelle librerie e su www.sanpaolostore.it. 
(fonte: Credere, articolo di Romina Gobbo 22/08/2019)

(foto in alto: Beatrice Mancini)