Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



martedì 13 agosto 2019

Antoine Courban: “Papa Francesco roccia della fede” «Tu es Petrus» «Preservalo per molti anni, o Signore»

Antoine Courban: 
“Papa Francesco roccia della fede”

Parla da Beirut il professore ortodosso che dopo l’intervista del Pontefice a La Stampa-Vatican Insider ha scritto «Tu es Petrus»


Dopo aver letto l’intervista concessa da Papa Francesco a La Stampa-Vatican Insider l’accademico libanese Antoine Courban, nome di spicco dell’ortodossia mediorientale, ha rilanciato quel testo su Twitter aggiungendo: «Tu es Petrus» e l’acclamazione liturgica ortodossa, «Preservalo per molti anni, o Signore». Impegnato da decenni nel dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale, il suo nome è legato alla principale istituzione culturale cristiana del Levante, l’Università Saint Joseph di Beirut, dove insegna.

Professor Courban, non è usuale quello che lei ha fatto, e fa trasparire qualcosa che per lei deve essere di enorme importanza. 

«Per me lo è certamente, ma non solo per me: ho parlato di quest’intervista con molti amici, tutti ne sono colpiti. Ma quel che ho scritto lo voglio spiegare partendo da me e dalla Dichiarazione sulla fratellanza umana di Abu Dhabi, che è un documento di importanza epocale. Le parole che legano esplicitamente la Dichiarazione e l’intervista sono quelle in cui il Papa dice di aver paura dei sovranismi perché sente sempre dire “prima noi, noi…”. Ecco, leggendo mi sono chiesto, “cos’è il cristianesimo? Cos’è l’Ecclesia?”. La nostra è una Chiesa fatta di singoli, di persone. L'assemblea cristiana, Ecclesia, è composta da individui, da esseri umani distinti e sovrani. Non è una massa omogenea. Mai può essere che i diritti di un gruppo cancellino quelli dell’individuo, perché ogni individuo è l’icona di Dio, l’immagine di Dio. Leggendo quelle parole, quelle affermazioni, mi sono ricordato della Dichiarazione di Abu Dhabi e ho pensato: quando Gesù chiese ai discepoli chi Egli fosse ognuno rispose a suo modo, solo Simone disse, “Tu sei il Messia”. Allora Gesù gli disse “Simone, tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Simone è la Roccia della fede sul quale si edifica la Chiesa di Cristo. È la Chiesa di cui le ho appena detto e che il Vescovo di Roma ha ricordato al mondo intero con le sue parole in questo momento difficilissimo. Ora per noi il vescovo di Roma e il vescovo di Antiochia sono i successori di Pietro, dal punto di vista istituzionale. Come Simone il pescatore di Galilea aveva riconosciuto Gesù di Nazaret come Messia, così Francesco di Roma riconosce in ogni uomo un'icona di quello stesso Messia. Quindi proclama la fede di Pietro. Papa Francesco, nella sua intervista, ha parlato in un modo "Urbi et Orbi". Con queste parole di valore universale il vescovo di Roma ha dimostrato di essere una roccia della nostra fede. Nostra, perché io sono un cristiano». 

Lei pronuncia parole di valore universale, ma molti in Italia le hanno lette come riferite alla situazione italiana, alla nostra crisi. 

«Non credo che il vescovo di Roma, il Papa della Chiesa cattolica, cioè universale, rilasci dichiarazioni di tale importanza e pregnanza per il mondo di oggi, per tutto il mondo, riferendosi a un caso specifico. Non posso dirlo io, ma posso dire di non averle lette così. Le ho lette come riferite alla situazione di tutto il mondo, ognuno può vederle e leggerle più per quanto accade nel suo Paese, perché riguardano tutti. Noi per esempio le abbiamo lette come parole che riguardano da vicino la situazione libanese, quello che accade qui e che riguarda la nostra società e la comunità cristiana libanese, scossa da tendenze e pericoli suprematisti. Il problema di oggi non è un problema propriamente razzista. Il Papa parla di sovranismi, io vedo nelle sue parole e nella sua accuratissima lettura di queste tendenze globali una preoccupazione per il suprematismo. Quello che indica in piena e totale aderenza ai contenuti epocali della Dichiarazione di Abu Dhabi è il pericolo di ritenere “noi”, la tal comunità, che può essere nazionale o confessionale, superiori agli altri. Questa è la vera minaccia che si lega alla crescita dell’estrema destra in tutto il mondo su questo messaggio di supremazia.»

A suo avviso esiste un discorso suprematista o populista anche nel mondo islamico? 

«Ma certamente, esiste senza ombra di dubbio e questo è uno dei motivi per cui la Dichiarazione di Abu Dhabi è una pietra miliare nel cammino dell’umanità. Come le ho già detto questa intervista è un suo sviluppo o una sua conseguenza importantissima e conseguente».

Dopo aver ricordato che la Dichiarazione di Abu Dhabi è firmata anche dal Grande Imam di al-Azhar, l’Imam al-Tayyeb, il professor Courban spiega il complesso percorso che ha portato in situazioni diverse cristiani e musulmani al momento della firma di quel documento. Nella sua ricostruzione le società cristiane, soprattutto in Occidente, hanno ormai riconosciuto nella laicità dello Stato un valore. Nelle società musulmane invece rimarrebbe una dimensione prioritariamente religiosa che le fa apparire ai loro stessi occhi come un’utopia escatologica. Illustrata questa differenza aggiunge che proprio se si capisce questo si capisce l’enormità della Dichiarazione di Abu Dhabi, che apre la strada all’accettazione della laicità dello Stato nel mondo islamico, una scelta basata sui valori universali dell’uomo. E prosegue: «Per loro dunque si tratta di rinunciare a quel supramatismo islamico che molti propugnano. Non è un caso che in queste ore tanti amici musulmani con cui ho parlato hanno letto questa intervista come un naturale sviluppo della Dichiarazione di Abu Dhabi e hanno auspicato che parole uguali, o simili, giungano da un’autorità islamica. Sto parlando di accademici, giornalisti, uomini politici, professionisti che l’avvertono come una necessità, un’urgenza. E io personalmente ritengo che questo accadrà, che queste parole riferite all’oggi e alle minacce globali che incombono su di noi presto arriveranno».


Vedi anche il post precedente: