Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mc 10,17-30
<<Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se perde la propria vita ?>> ( 8,36). Nel nostro brano Gesù parla espressamente del rapporto tra l'essere suoi discepoli e le ricchezze del mondo. Quello che prima aveva detto sotto forma di interrogazione, adesso viene affermata categoricamente la connessione tra il possesso delle ricchezze e il fallimento della propria vita. Per Gesù i beni di questo mondo non sono affatto 'neutri' per coloro che intendono seguirlo, vi è assoluta inconciliabilità tra le ricchezze e il Regno di Dio promesso ai poveri. Quando diamo ai beni valore assoluto, essi diventano un idolo che si impadronisce della nostra vita, un idolo desiderato e adorato dalla stragrande maggioranza dell'umanità più di quanto possiamo pensare, anche da noi che affermiamo di essere cristiani, un idolo sul cui altare sacrifichiamo la nostra e l'altrui esistenza. Gesù su questo è categorico: <<Non è possibile servire due padroni!>> (cfr,Lc 16,13). Le ricchezze non sono soltanto un pericolo per entrare nel Regno, ma escludono da esso. La Povertà, unitamente alla Castità e all'Obbedienza, non sono pii consigli per monaci, frati e suore, ma <<la condizione necessaria per appartenere al Regno, l'essenza del nostro essere cristiani, l'esplicitazione più concreta della necessità di perdere la vita per salvarla>> (cit.). Se, come Chiesa, non prendiamo sul serio il comando di Gesù di vendere tutto e darlo ai poveri, non potremo assolutamente entrare nel Regno.