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lunedì 15 ottobre 2018

RIACE: modello da cancellare o da imitare? - Alex Zanotelli: “Vi sembra giustizia? Bisogna disobbedire”



Riace, via i migranti
Il diktat di Salvini

Il modello Riace chiude i battenti: i migranti presenti nel Comune saranno trasferiti altrove già dalla settimana prossima. A scrivere la parola 'fine' al sogno di una comunità globale è il ministero dell’Interno con una circolare a firma del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, risalente allo scorso 9 ottobre e ufficializzata soltanto ieri, in cui si apprende la decisione di revocare i finanziamenti al Comune calabrese. La procedura era stata avviata lo scorso 30 luglio. La notizia del provvedimento, però, giunge a dieci giorni dall’arresto del primo cittadino di Riace, Mimmo Lucano, accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di aver falsato la gara d’appalto per la raccolta dei rifiuti nel piccolo Comune calabrese. 
È un anno che il sistema accoglienza messo in piedi da Mimmo 'Capatosta' non riceve i pagamenti per i progetti ministeriali: la decisione del Viminale, quindi, ratifica la fine di un modello d’integrazione conosciuto in tutto il mondo. 

Le motivazioni contenute nelle 21 pagine del Viminale vanno dal «mancato aggiornamento della banca dati gestita dal Servizio centrale» alla «mancata rispondenza tra i servizi descritti nella domanda di contributo e quelli effettivamente erogati e/o mancanza di applicazione di quanto previsto dalle linee guida anche in termini di standard qualitativi e quantitativi», sino «all’erogazione dei servizi finalizzati dal Fondo a favore di soggetti diversi da quelli ammessi all’accoglienza e mancata presentazione della rendicontazione ». Queste le accuse per un totale di 34 penalità che – si legge – «porteranno alla revoca dei benefici accordati». «Si procederà con separato provvedimento per la definizione dei rapporti contabili e per l’eventuale recupero di contributi già erogati per la cui determinazione si dovrà attendere l’esito dei procedimenti in corso». 

Tradotto dal burocratese: se i rilievi saranno confermati, il ministero chiederà la restituzione dei finanziamenti. Nel mirino la 'moneta parallela' di Riace: ancora una volta a Lucano viene contestato che i famigerati 35 euro per ciascun migrante non siano stati spesi secondo le linee guida ministeriali. Il tutto nonostante il primo cittadino, anche negli ultimi giorni, abbia ribadito come «con quella cifra a Riace si fa sia accoglienza che integrazione». 

Sulla vicenda, da quanto trapela dal Comune di Riace, è altamente probabile il ricorso al Tar. 
Sul piano penale, invece, la discussione al Tribunale del Riesame è fissata per martedì 16 ottobre a Reggio Calabria. In quella sede Mimmo Lucano chiederà la scarcerazione, come già anticipato dall’istanza avanzata dai suoi legali. 
«Lo Stato continua incredibilmente a darci addosso. La mia amarezza è immensa», commenta Lucano parlando di «persecuzione». Il primo cittadino ai domiciliari spiega: «Ci sono state due relazioni della prefettura di Reggio Calabria che si sono contraddette l’una con l’altra, una positiva e l’altra negativa. Prima ci hanno elogiati e poi criticato. Tutto questo è assurdo. Vogliono solo distruggerci». 
Salvini replica: «Chi sbaglia, paga. Non si possono tollerare irregolarità nell’uso di fondi pubblici, nemmeno se c’è la scusa di spenderli per gli immigrati». 
Ma in serata il governatore della Calabria, Mario Oliverio, ha definito la decisione «assurda e ingiustificata. Chiedo al ministro dell’Interno di rivederla».
(fonte: Avvenire, articolo di Davide Imeneo 14/10/2018)

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Riace: il Viminale, 
nessun trasferimento obbligatorio

Un gruppo ha voluto incontrare sindaco: 
"Qui c'è la nostra nuova vita"

A Riace non ci sarà alcun trasferimento obbligatorio: i migranti si muoveranno solo su base volontaria. È questo il meccanismo che scatta quando un progetto Sprar deve chiudere, perché finisce oppure perché viene revocato dal Viminale. E quanto specificano fonti del Ministero dell'Interno.

"Rifarei tutto quello che ho fatto" ha detto Mimmo Lucano, il sindaco sospeso di Riace, rispondendo ai cronisti che gli chiedevano se cambierebbe qualcosa nel suo progetto di accoglienza ai profughi dopo la circolare con cui sabato il Ministero dell'Interno ne ha disposto il trasferimento.


Per quanto riguarda le contestazioni che il ministero gli ha mosso, come le scarse condizioni igieniche e falle nella rendicontazione, per Lucano "non è vero niente, si tratta di atteggiamenti denigratori", dato che il "villaggio globale" di Riace è "stato visto da tutti come qualcosa di straordinario".


Non c'è tensione tra i migranti che vivono a Riace ma preoccupazione e rabbia sì. Sentimenti che un gruppo di giovani migranti ha voluto esprimere direttamente al sindaco, andando a trovarlo nella casa in cui dal 2 ottobre si trova agli arresti domiciliari. "Non vogliamo andare via da Riace. Qui c'è la nostra nuova vita", hanno detto i migranti a Lucano. 


"Si sta commettendo non solo un errore, ma un atto disumano, di dubbia legalità, un atto scellerato, spropositato e va bloccato", dice il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.


Critico il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, nei confronti dell'iniziativa del Viminale: "La deportazione dei migranti da Riace è atto violento e disumano. Chi è stato a Riace sa che il sindaco ha reso vivo e gioioso un luogo desertificato da migrazioni di calabresi. Riace non si tocca! Invece di cacciare i mafiosi deportate le vittime dei trafficanti di morte. Vergogna!".


"Quello compiuto a Riace da Salvini, un leader che ha rubato 49 milioni, è un atto immondo", ha detto Nicola Zingaretti concludendo Piazza Grande. "Non girate lo sguardo da un'altra parte. Fermate Salvini. Almeno per decenza, in una terra bella e difficile come la Calabria, ricordategli che è utile perseguire mafia e n'drangheta. Non un uomo onesto come Mimmo Lucano". Così Carla Nespolo, presidente dell'Associazione nazionale partigiani, chiede a Luigi Di Maio e agli eletti del M5S di far sentire la propria voce sulla circolare del Viminale.


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Il sindaco di Riace, agli arresti domiciliari, parla dopo la circolare del Viminale che ha, di fatto, disposto la chiusura dell'esperienza di accoglienza. «Proveremo a continuare senza contributi esterni. Perché non mandavamo via le persone al termine dei sei mesi? Perché è una regola inumana».

Guarda il video

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“Vi sembra giustizia?
Bisogna disobbedire”

intervista a Alex Zanotelli a cura di Ferruccio Sansa

Il padre comboniano: “Non chiedo eroismo, ma si deve rischiare qualcosa”
Questa è la vendetta di Matteo Salvini. Pare incredibile che il ministero dell’Interno entri in causa. Ma noi non possiamo restare così passivi ad assistere alla persecuzione di una persona giusta come Mimmo Lucano. 

Padre Alex Zanotelli, secondo lei che cosa dovrebbero fare gli italiani? 
È maturo il tempo per la disobbedienza civile. Non chiedo eroismo, ma bisogna rischiare qualcosa. Non si può assistere passivamente. Ricordiamo i tempi di Martin Luther King quando c’era chi disobbediva e rischiava il carcere per una causa giusta. 

C’è chi dice che Lucano non ha rispettato la legge… 
Prima hanno arrestato il sindaco, poi cancellano il modello di accoglienza di Riace. Sono io che vi faccio una domanda: vi sembra giustizia? 

Lei conosce Lucano… 
Ho organizzato a Riace campi con i nostri ragazzi. Ho visto come si muove quell’uomo, cosa fa per gli altri. Non ha mai preso un soldo per sé. Anzi… rischiamo di dimenticare… 

Che cosa? 
Appena Lucano è stato arrestato sono andato a trovarlo. Mi hanno concesso di vederlo ai domiciliari. E ho trovato… un uomo ferito. Ecco noi non ci rendiamo conto che quest’uomo da vent’anni si è giocato tutto: la famiglia, il lavoro, la vita. 

Per i migranti? 
No! Non solo. L’ha fatto anche per il suo paese che infatti è rinato. Il modello Riace dimostra che aiutando chi arriva si può rinascere. Questo Salvini non gli ha perdonato. 

Molti italiani, però, sono con Salvini. È possibile ignorarlo? 
Questo è grave. Anche in Calabria, nonostante quello che la Lega ha sempre detto del Sud, nascono club a favore di Salvini. È la cultura del ‘boss’, l’uomo dal pugno di ferro. Il cuore di tutto è la questione immigrazione… Mi viene in mente la teoria del ‘capro espiatorio’ di René Girard. La politica non sa risolvere i problemi e allora punta il dito sui migranti. 

Ma gli italiani secondo lei si schiereranno con il modello Riace? 
Il Paese è molto cambiato… L’altro giorno parlavo con un padre missionario eritreo che è tornato dopo anni. Mi ha detto: ‘Questa non è l’Italia, non la riconosco. Che cosa vi è successo?’. 

Italiani cattiva gente? 
Dico questo: noi italiani, ma anche noi europei, credevamo di non essere razzisti, ma lo eravamo. Avevamo la profonda convinzione di possedere la vera cultura, la filosofia, la religione. Questa presunzione è stata alla base del colonialismo e oggi del razzismo. Ma adesso sono arrivate queste persone da lontano e hanno tolto il velo. Hanno rivelato il nostro essere profondo. 

Lei parla di ‘vendetta’ di Salvini. Ma cosa si aspettava dal Governo e dai Cinque Stelle? 
Il M5S ha tradito tutto. Ieri ero nel mio Rione Sanità con una donna che al Movimento ha dedicato anni di impegno. Piangeva per la delusione. Si sono impantanati con Salvini, ma lui è molto più forte di loro. Ha un potere magico, maligno. Ma abbiamo tutti molto da rimproverarci se siamo arrivati qui… in questo clima da anni Trenta. 

Anche la Chiesa? 
Eccome. La Chiesa italiana dice così poco. Non ha mai cercato di capire le ragioni del leghismo, nemmeno la Chiesa lombarda ha mai fatto un documento su quello che accadeva. Adesso dobbiamo creare dal basso una reazione. L’Italia è un Paese che non vibra più. Ma proprio adesso è il momento di mettersi in gioco. Di rischiare anche. Di disobbedire.
(fonte: “il Fatto Quotidiano” del 14 ottobre 2018)

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Candidiamo Mimmo Lucano al Nobel per la pace


Quando la prassi si fonde alle idee un altro mondo è davvero possibile. Questo ci dice la rivolta politica di Lucano. Riace invasa dai manifestanti è molto più che una trincea di fronte al dilagare della destra nazionalista con la sua agghiacciante concezione dell’uomo e della società. Bisogna venirci di persona, fino a Riace, per toccare con mano la bellezza di un borgo rinato, che ti sorprende con le sue stradine curate, i murales, la fattoria alle porte del paese appena terminata grazie ai fondi per l’inserimento dei migranti e che ospita gli asini preposti alla raccolta differenziata la cui gestione, sottratta alle ecomafie, è stata contestata dalla procura di Locri.

L’anfiteatro variopinto incastrato tra i monti e il mare ci era già familiare per le tante immagini che presentano l’esperienza di integrazione fra accoglienza dei migranti e rilancio di una comunità in via di spopolamento che è valsa al sindaco Domenico Lucano la notorietà internazionale e gli arresti domiciliari. Oggi lo vediamo gremito da persone di ogni età e provenienza, che dopo aver sfilato in corteo dentro e fuori il paese ascoltano attente interventi, testimonianze e appelli a non fermarsi qui. Prima della lettura del messaggio del sindaco, che avevamo visto salutare commosso il «travolgente fiume di solidarietà» che si snodava sotto le sue finestre, gli applausi più lunghi sono per un giovane ivoriano. Kader Diabate si definisce un frutto del modello Riace, dove in meno di due anni ha imparato abbastanza della lingua e della cultura italiana da inserirsi nella società. Dalla Puglia, dove si è trasferito, è tornato per esprimere il suo sostegno al sindaco. All’assemblea lancia due appelli. Il primo è rivolto agli intellettuali, che si impegnino a studiare il territorio, elaborare progetti e partecipare ai bandi di finanziamento per emancipare l’esperienza di Riace dalla mannaia dei fondi pubblici.

Il secondo s’impone con la semplicità delle cose ovvie e già si sta diffondendo nelle piazze e in rete: candidare “Mimmo” al Nobel per la pace, farne un punto di riferimento per le generazioni future. Vorrebbe dire partire da Riace non solo come ultima trincea di fronte al dilagare della destra populista con la sua violenza verbale e fisica, le sue sistematiche menzogne, la sua agghiacciante concezione dell’uomo e della società, ma come trampolino per rilanciare con forza la consapevolezza che quando la prassi si fonde alle idee un altro mondo è davvero possibile. E non è un caso che fra tanti provvedimenti che stanno minacciando la nostra democrazia, proprio l’arresto di Lucano abbia prodotto una reazione così ampia e spontanea. Non era affatto detto che più di cinquemila persone si sarebbero ritrovate il 6 ottobre in questo lembo estremo del Mezzogiorno, lontano…


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