Prepararsi alla liturgia domenicale
III domenica del T.O.
"Attorno ad un sogno "
di Antonio Savone
Passando… vide… chiamò…
La storia dell’uomo, di ogni uomo sotto il cielo, potrebbe essere letta secondo la categoria della chiamata, ne sia consapevole o meno. Non è forse così per il venire alla luce? Nessuno ha deciso da sé tempi e modi di venire al mondo. E tuttavia, se nessuno ha scelto di venire al mondo perché Qualcuno ci ha chiamati all’esistenza, è altrettanto vero che al mondo non ci si resta se non decidendo di rimanerci e come rimanerci.
Si decide di rimanerci quando si lasciano parlare avvenimenti e incontri (la cui lettura non è univoca ma sempre personale), quando si conferisce diritto di parola persino a uno sguardo, a un gesto, a un atteggiamento, al tono della voce, quando nulla è letto come irrilevante o banale. Ripenso alla mia vocazione: nulla di eclatante o di fulmineo. Avevo poco più di 5 anni quando un giorno rimasi colpito dal mio parroco venuto a casa con uno stuolo di ragazzi per la benedizione delle famiglie. Avrei voluto essere anch’io tra di loro e lui me lo permise. E da lì…
Cosa avrà avuto di diverso quell’uomo di Nazareth rispetto ad altri che pure erano passati nella vita dei primi quattro chiamati? Apparentemente nulla. Eppure, quel suo sguardo registrato nella memoria del cuore dei discepoli, prima ancora che nella pagina evangelica, deve aver avuto un che di diverso. Ci sono sguardi e sguardi: c’è lo sguardo che fulmina, inchioda, condanna e c’è lo sguardo che dà fiducia, promuove, riscatta, riabilita.
Quello sguardo ha detto molto più di qualsiasi dichiarazione. E i quattro hanno colto in quello sguardo una chiamata per loro. Quello sguardo deve aver visto non solo ciò che essi erano ma ciò che potevano diventare. Ed essi si sono lasciati interpellare da quello sguardo. Lasciar parlare lo sguardo. Non accadrà lo stesso a un altro giovane del vangelo, che pure sarà guardato alla stessa maniera, ma preferirà rimanere attaccato alle sue cose.
Passando… vide… chiamò…
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