"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
«I miei frutti... i miei granai... i miei beni... la mia vita». Avidità, brama di possesso, cupidigia, sono espressioni dell'egoismo dell'uomo, che si manifesta nel possedere di più: «Io... io... io... il mio lavoro, la mia ricchezza, il mio comfort: che mi interessa degli altri?». L'accumulo di beni e ricchezze è il maldestro tentativo che, da sempre, l'uomo mette in atto per salvare la propria vita dalla minaccia della miseria e dalla morte. E' ciò che Gesù chiama: «lievito dei farisei». La nostra vita non dipende dai beni accumulati, ma ha la sua fonte nel Padre, per questa ragione siamo suoi figli e fratelli fra di noi. Se, invece, facciamo dipendere la nostra vita dalle cose che possediamo, Dio non è più nostro Padre e gli altri, invece che fratelli, diventano dei pericolosi concorrenti. I beni sono doni della bontà e della munificenza del Signore per la vita di tutti e tali devono rimanere, affinché li condividiamo con coloro che non ne hanno. In realtà, possediamo veramente solo ciò che condividiamo; quello che, invece, tratteniamo per noi ci possiede, come idolo che affonda le sue tossiche radici nel nostro cuore e, lentamente, ci avvelena uccidendoci. La lezione che Gesù offre a ciascuno di noi è di fondamentale importanza sia per il possidente stupido (àfron = senza cervello) che per la comunità dei credenti. Tutte le volte che lo dimentichiamo, l'Eden, il Giardino della vita, torna nuovamente ad essere un deserto di morte.