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sabato 1 giugno 2019

La Chiesa fa troppa politica criticando Salvini? di Giuseppe Savagnone

La Chiesa fa troppa politica criticando Salvini?
di Giuseppe Savagnone

Notevole risonanza ha avuto l’intervista rilasciata qualche giorno fa al «Corriere della Sera» (martedi 28 maggio) dal card. Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e noto oppositore di papa Francesco, in cui si trova riassunto il punto di vista di una parte significativa del mondo cattolico, in materia sia religiosa che politica, all’indomani delle elezioni europee.

Il taglio del discorso del cardinale è fortemente critico: «Dire, come hanno fatto il direttore di Civiltà cattolica, padre Antonio Spadaro, e il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, che Salvini non è cristiano perché è contro l’immigrazione, è stato un errore. In questa fase la Chiesa fa troppa politica e si occupa troppo poco di fede».

Dove, senza perifrasi, viene contestata la linea della Conferenza Episcopale Italiana ma, in modo indiretto, anche quella di papa Francesco, che a padre Spadaro ha spesso attribuito il ruolo di portavoce ufficioso.

Il pelo nell’uovo

A dire il vero, il card. Bassetti non aveva criticato il leader della Lega in merito ai migranti, ma riferendosi (senza peraltro nominarlo) all’esibizione del rosario e all’atto di affidamento dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria in Piazza Duomo, osservando che «non si vive di ricordi, di richiami a tradizioni e simboli religiosi o di forme di comportamento esteriori!»

Quanto a padre Antonio Spadaro, sul suo profilo twitter aveva scritto che «c’è chi in campagna elettorale usa Dio e i santi (…). L’uso strumentale della religione sembra non conoscere più decenza».

Aveva poi aggiunto che «rosari e crocifissi sono usati come segni dal valore politico, ma in maniera inversa rispetto al passato: se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio».

Bisogna arguire che a queste frasi il card. Müller si riferisca nella sua denunzia. Dove, a cercare il pelo nell’uovo, si potrebbe obiettare che non sembrerebbero tanto gli esponenti della Chiesa impegnati a «fare troppa politica», quanto piuttosto il vicepremier a “fare” troppa religione. Ma di questo il porporato non ha detto nulla.

Si può dire di un battezzato che non è cristiano?

Proseguendo nella sua dura requisitoria, Müller ha ribadito il suo duplice attacco sul versante propriamente religioso e su quello dei rapporti con la politica: «Un’autorità ecclesiastica non può parlare in modo dilettantesco di questioni teologiche. E soprattutto non deve immischiarsi nella politica, quando ci sono un Parlamento e un governo legittimati democraticamente, come in Italia. Meglio parlare con Salvini, discutere, o correggerlo quando è necessario».

Per ciò che riguarda il riferimento al «parlare in modo dilettantesco di questioni teologiche, il cardinale ha spiegato che è «teologicamente è una bestialità dire che una persona non è cristiana, se è stata battezzata e cresimata. È un giudizio politico».

E ha aggiunto: «Ma il Concilio Vaticano II parla di neutralità della Chiesa cattolica rispetto alla politica e parla dell’autonomia della politica».

Certo, vi è la sfera più intima della persona, per cui vale l’evangelico «Non giudicate!».
Ma, sulla scena pubblica, le persone assumono un volto e un ruolo – possiamo chiamarlo il loro “personaggio” – che è ben possibile definire conforme o non conforme al Vangelo – e quindi cristiano.
Senza voler decidere della loro salvezza eterna, è certo che Stalin e Hitler (che sicuramente erano battezzati) non sono stati uomini politici cristiani.

Una Chiesa che si ponesse in posizione di neutralità rispetto a questi personaggi e alle loro scelte tradirebbe la sua missione. Il card. Muller si appella al Vaticano II, ma dimentica di indicare in quale passo si direbbe l’assurdità che lui gli attribuisce.

L’autonomia della politica prima non valeva?

Quanto all’appello alla legittima autonomia di Parlamenti e governi, francamente, si stenta a credere che persone dotate di normale senso critico, come sicuramente sono il cardinale e i suoi sostenitori, non abbiano notato la stranezza di questa accusa.

Un uomo come Müller, che è stato ai vertici della gerarchia ecclesiastica negli anni in cui, in nome dei «valori non negoziabili», Vaticano e Cei intervenivano pesantemente, con dichiarazioni (e questo è legittimo) e con pesanti pressioni su governo e parlamento (e questo non lo è), «per difendere la vita», e che non ha mai avuto nulla da obiettare davanti a queste palesi intromissioni (v. l’invito del card. Ruini a non andare a votare il referendum sulla fecondazione assistita), ora si scandalizza perché la Chiesa di papa Francesco, restando rigorosamente sul terreno delle proprie competenze, denuncia come antievangelica la formula «prima gli italiani» e contesta la pretesa di Salvini di rappresentare i valori cristiani.

O le vite dei “non cittadini” hanno valore diverso?

Forse per il cardinale Müller (e per i tanti cattolici di cui egli è portavoce) la vita che deve essere difesa è solo quella dell’embrione e del malato terminale e per tutelarla la Chiesa ha il diritto/dovere di intervenire pubblicamente (perfino andando oltre la mera dichiarazione dei princìpi) anche in presenza di «un Parlamento e un governo legittimati democraticamente», mentre quella dei già nati ha valore solo se sono in possesso della cittadinanza italiana. Sarei curioso di sapere se, a questo punto, per il prelato anche l’aborto di un embrione “non italiano” risulta meno grave…

Chi, come il sottoscritto, si è battuto senza risparmio con libri, conferenze, dibattiti, per rivendicare il valore intangibile della vita umana nascente e di quella al suo tramonto, opponendosi a Parlamenti e governi democraticamente eletti, non può non restare esterrefatto di fronte a una argomentazione che nega il diritto della Chiesa di pronunziarsi su questioni etiche in ambito pubblico quando è in gioco la vita di uomini e donne il cui solo torto è di essere già nati.

Aborto, fecondazione assistita, eutanasia, sono problemi di natura meno “politica” di quello dei migranti? Parlamenti e governi che li hanno regolamentati, suscitando la denuncia di vescovi e papi, erano meno legittimati di Salvini dal consenso popolare?

Chi può giudicare se le radici sono “cristiane”?

Poi il discorso del cardinale si è allargato all’Europa: «E poi ci sono Paesi», ha osservato Müller, «che vogliono scristianizzare l’Italia e l’Europa, mentre Salvini si è rifatto ai patroni dell’Unione Europea, alle sue radici cristiane. Preferisco chi parla di tradizione cristiana a quanti la rimuovono. È assurdo che collaboratori del Papa come Spadaro si ergano a giudici politici. Chi lo autorizza?».

Veramente, per un cattolico, a pronunziarsi sulle radici cristiane dell’Europa i pontefici e i loro collaboratori sembrerebbero più autorizzati di qualsiasi leader politico, come in tutti i casi in cui si tratta di avallare o meno la rivendicazione del nome cristiano.

Naturalmente si può negare questo diritto se non si è cattolici e se si nega l’autorità del papa. Ma se uno dice di preferire «chi parla di tradizione cristiana a quanti la rimuovono», sarebbe strano che non riconoscesse il diritto del Successore di Pietro a esercitare questo discernimento.

Per chiudere, una speranza

Quanto, infine, al consiglio di parlare con Salvini piuttosto che chiudergli le porte, questo sì si pone esclusivamente sul piano dell’opportunità politica.
Proprio in questi giorni il card. Parolin, segretario di Stato, ha spiegato che il papa parla con tutti, e quindi anche con il leader leghista.

Naturalmente – ma Müller forse non ne è informato – bisognerà fare i conti con la sua tendenza irresistibile a trasformare tutto in propaganda elettorale e a trasformare anche un colloquio con Francesco in uno show per prendere voti.
A meno che qualcuno dei santi che ha invocato – o magari la Madonna in persona – non intervengano per spingerlo a convertirsi, se non a Dio, almeno all’umano. E anche se questo riguarda la “persona”, avrebbe un salutare influsso anche sul “personaggio”.

(fonte: TUTTAVIA 31-05-2019)