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giovedì 13 giugno 2019

“Per sguardi e per parole” di Patrizia Valduga. Recensione di Aldo Pintor

“Per sguardi e per parole” 
di  Patrizia Valduga 
Recensione di Aldo Pintor

Di sguardi pensieri parole e sentimenti parla il libro intitolato per l'appunto “Per sguardi e per parole” scritto dalla poetessa veneta Patrizia Valduga (“Per sguardi e per parole”, Patrizia Valduga, Il Mulino). Un libro raffinato, questo che si sta recensendo con queste note. Un libro che ci propone un ricco percorso letterario e artistico dove la poetessa mette in relazione pensiero e sentimento per costruire un cammino di vita autenticamente umana
Antoine de Saint-Exupéry nel suo “Il Piccolo Principe” (Quest'opera torna spesso in mente leggendo il libro della Valduga) scrive la nota fase “non si vede bene che con il cuore”. Secondo questa autrice, anche il pensiero deve aiutare il cuore a percepire la realtà fornendo una visione più chiara e facendo in modo che il cuore da macchina che pulsa il sangue ossia il sugo della vita per dirla con Piero Camporesi, pulsi anche sentimenti e emozioni. E sia il sentimento che la ragione agendo congiuntamente devono aiutarci a leggere gli eventi in profondità per cogliere in essi una dimensione spirituale di cui spesso non è possibile accorgersi senza un cuore e un pensiero adatti. 

La scrittrice e poetessa per aiutarci in questo percorso utilizza varie fonti pittoriche e cinematografiche, e con le immagini di queste opere ci rivela che la prima comunicazione coi nostri fratelli in umanità comincia dallo sguardo. Ammirando il celebre quadro di Caravaggio “Cena in Emmaus” ci rendiamo conto da come Gesù guarda la tavola, che quello che si sta consumando in quel momento non è un semplice pasto ma che sta accadendo qualcosa di straordinario, che fuoriesce dalla realtà di tutti i giorni. Così un'azione quotidiana necessaria per la sopravvivenza come il nutrirsi diventa grazie alla percezione con cui cuore e cervello congiuntamente aiutano lo sguardo un evento spirituale ossia un evento che ci fa entrare in un'altra dimensione di realtà, cui si può arrivare soltanto con un cuore capace di percepirla aiutato dalle facoltà intellettuali. Per poter giungere a questa comprensione ci dobbiamo far guidare dai poeti e dagli artisti di tutti i tempi e tutte le culture. Patrizia Valduga da brava poetessa ci ricorda “che ogni esser umano è Gesù e il volto di Gesù è il volto dei volti la verità di tutti i volti”. E compito di un'opera d'arte autentica è “il rivolgere il proprio essere verso gli altri, quindi ognuno di noi può fare questo nella sua vita rendendola straordinaria facendo della sua vita un'opera d'arte di relazioni umane tali da non essere mai giudicanti o lesive della dignità umana. In tal caso lo sguardo rivelerebbe la nostra vergogna. 
Il percorso artistico-spirituale che il libro ci propone si conclude con parole bellissime poetiche e umane “Eccomi di nuovo in Palestina con Gesù appena risorto, che non mi guarda, ma no eccomi di nuovo a Roma con Gesù che appare a quel tavolo di osteria insieme ai due discepoli e all'oste che conosco”. Insomma la vita di Gesù viene calata in uno scenario a lei familiare per cogliere lo sguardo che Gesù riversa su tutti i nostri fratelli in umanità che con noi condividono un pezzo di tempo e di spazio. E le sue parole e i suoi sguardi per un momento illuminano anche la nostra esistenza illuminando anche chi ci sta vicino. Gente amica e anche gente ostile. Anche in momenti come questo dove l'umanità pare aver smarrito la strada e in troppi acclamati leader politici invocano l'odio contro i più deboli.

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