S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
22 maggio 2017
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Papa Francesco:
“Due avvocati”
«Signore, aprimi il cuore perché io possa capire quello che tu ci hai insegnato. Perché io possa ricordare le tue parole. Perché io possa seguire le tue parole. Perché io arrivi alla verità piena». È la “preghiera” da «fare in questi giorni» suggerita dal Papa durante la messa celebrata lunedì mattina, 22 maggio, a Santa Marta. Francesco l’ha pronunciata commentando come di consueto la liturgia della parola, che — ha spiegato — «in questi giorni ci fa ascoltare il lungo discorso di Gesù nell’Ultima cena» in cui annuncia «ai suoi» l’invio dello Spirito Santo.
Si tratta, di «un discorso nel quale Gesù ammonisce, ammaestra, consola» i discepoli e «dà loro speranza» assicurando: «“State tranquilli, non vi lascerò orfani”. Io me ne andrò, ma voi non rimarrete orfani, perché vi invierò un altro “avvocato” per difendervi davanti al Padre». In proposito il Pontefice ha fatto notare che se «il primo avvocato era lui», Cristo stesso, «il grande avvocato che ci ha perdonato tutti i peccati, che ci difende», nell’Ultima cena egli parla di un secondo “avvocato”. Infatti dice: «vi invierò un altro che ci accompagnerà», spiegando che «quando verrà il Paraclito — cioè l’avvocato, che è lo Spirito Santo — che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me».
Secondo Francesco ciò «vuol dire che soltanto è lo Spirito Santo, quello che ci dà la sicurezza di essere salvati da Gesù»; che è «soltanto lo Spirito Santo quello che ci insegna a dire: “Gesù è il Signore”». Mentre «senza lo Spirito, nessuno di noi è capace di dirlo, di sentirlo, di viverlo». Del resto, ha aggiunto il Papa, «Gesù, in altri passi di questo discorso lungo, ha detto» che lo Spirito «“vi condurrà alla verità piena”, ci accompagnerà verso la verità piena. “Vi farà ricordare tutte le cose che io ho detto; vi insegnerà tutto”». Per questo, ha assicurato il Pontefice, «lo Spirito Santo è il compagno di cammino di ogni cristiano» e «anche il compagno di cammino della Chiesa. E questo è il dono che Gesù ci dà».
Attingendo alla propria esperienza di vescovo, Francesco ha ricordato che «quando celebriamo le cresime e facciamo le unzioni sulla fronte dei cresimandi, diciamo: “Ricevi lo Spirito Santo che ti è dato in dono”». Infatti il Paraclito «è un dono: il grande dono di Gesù, è lo Spirito. Quello che non ci fa sbagliare».
Allora viene naturale chiedersi: «Dove abita lo Spirito?». Il Papa ha individuato una possibile risposta nella prima lettura liturgica, tratta dagli Atti degli apostoli (16, 11-15), che racconta un’«avventura degli apostoli verso la Macedonia, dove sono stati chiamati». Parafrasando il racconto biblico il Pontefice ha aggiunto che «arrivati a Filippi, nella città, il sabato sono andati lungo il fiume dove si pregava; e c’era lì un gruppo di donne che pregavano». Così gli apostoli «incominciarono a predicare alle donne, su Gesù». Ed è scritto nel libro degli Atti che «ad ascoltare c’era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora». Ella, ha commentato Francesco, «non era una scema: era una commerciante, sapeva fare le cose». Ella, «della città di Tiatira» era «una credente in Dio. E il Signore le aprì il cuore per aderire alla parola di Dio». Ovvero, ha insistito il Papa, «le aprì il cuore perché entrasse lo Spirito Santo e lei» divenisse «una discepola». Infatti, «è proprio nel cuore» che «noi portiamo lo Spirito Santo». Tanto che «la Chiesa lo chiama “il dolce ospite del cuore”». Però, ha avvertito il Pontefice, «in un cuore chiuso non può entrare» né è possibile comprare «le chiavi per aprire il cuore», perché «è un dono anche quello. È un dono di Dio». Da qui l’invocazione di Francesco: «Signore, aprimi il cuore perché entri lo Spirito e mi faccia capire che Gesù è il Signore». In pratica, ha esortato, «cuore aperto perché lo Spirito entri, e noi, ascoltare lo Spirito».
Da questa duplice osservazione, infine, il Papa ha invitato a far scaturire «due domande soltanto che si possono prendere da queste letture», sulle quali «farà bene» riflettere. La prima è: «io chiedo al Signore la grazia che il mio cuore sia aperto?». E la seconda: «cerco di ascoltare lo Spirito Santo, le sue ispirazioni, le cose che lui dice al mio cuore perché io vada avanti nella vita di cristiano, e possa testimoniare anche io che Gesù è il Signore?». Ecco allora il consiglio conclusivo di Francesco: «Pensate a queste due cose, oggi: il mio cuore è aperto, e io faccio lo sforzo di sentire lo Spirito Santo, cosa mi dice. E così andremo avanti nella vita cristiana e daremo anche noi testimonianza di Gesù Cristo».
(fonte: L'Osservatore Romano)
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