#la massa
Il breviario di Gianfranco Ravasi
Il maggior pericolo non è tanto la tendenza della massa a comprimere la persona, ma la tendenza della persona a precipitarsi ad annegare nella massa.
È morta in un sanatorio inglese nel 1943, a soli 34 anni, dopo una vita consumata fino allo spasimo nell’impegno sociale con l’insegnamento agli studenti operai, la tutela sindacale dei braccianti, il lavoro fisico con gli sfruttati, l’opera di infermiera volontaria durante la guerra. Simone Weil era, però, soprattutto una donna di straordinaria intelligenza che ha lasciato pagine ancor oggi emozionanti, espressione di una ricerca appassionata, segnata dalla sua matrice ebraica ma anche dal fascino di Cristo e del suo messaggio. Abbiamo scelto dai suoi Scritti di Londra una sorta di aforisma, un lampo sulla società valido ancor più oggi, avvolti come siamo dall’infosfera dei social. L’intuizione è netta, e ribalta la comune certezza secondo cui è la massa ad attirare i singoli, i quali vengono risucchiati dagli stereotipi, dalle mode, dagli eccessi divenendo così replicanti senza personalità.
Simone Weil, invece, svela un altro volto del fenomeno. Sono gli individui stessi ben felici di correre a frotte in quel buco nero ove vengono omologati, lieti di ripetere i movimenti e di ripetere i motti ormai dominanti e spesso gestiti da potenti agenzie politiche, economiche, sociali. Se è vero che la massa schiaccia e riesce ad annullare l’identità personale, è ancor più vero che sotto quello schiacciasassi la maggior parte si distende, soddisfatta di essere “spianata”. Ecco, allora, l’ideale appello, confermato dalla stessa biografia di questa donna: avere il coraggio di rifiutare l’abbraccio caldo della folla anonima o del “branco”, di tenere alta invece la fiaccola del proprio pensiero meditato, di scegliere la via dell’impegno e della coerenza, di testimoniare uno stile di vita sobrio, solidale e morale.
(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica” - 26 ottobre 2025)
