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lunedì 13 ottobre 2025

GIUBILEO DELLA SPIRITUALITÀ MARIANA SANTA MESSA Piazza San Pietro 12/10/2025 Leone XIV Omelia e Angelus “Dalla Terra Santa una scintilla di speranza, ma serve il coraggio della pace”. (commento/cronaca, testi e video)

GIUBILEO DELLA SPIRITUALITÀ MARIANA S. MESSA  Piazza San Pietro 12/10/2025
Leone XIV Omelia e Angelus

“Dalla Terra Santa una scintilla di speranza, ma serve il coraggio della pace”. 
Poi un appello per l’Ucraina: basta missili, droni e bombe


In piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha levato oggi un nuovo e intenso appello per la pace. Dopo la messa celebrata per il Giubileo della Spiritualità mariana, il Pontefice ha rivolto lo sguardo ai popoli segnati dalle guerre, parlando di “scintille di speranza” e di “dolori senza fine”. Nelle sue parole, pronunciate durante l’Angelus, si sono intrecciati il sollievo per il cessate il fuoco a Gaza e la sofferenza per i bombardamenti che ancora devastano l’Ucraina.

“Pace” è stata la parola centrale, ribadita con forza e accompagnata da un invito a ritrovare il coraggio: “Coraggio per portare avanti le aspirazioni dei popoli, coraggio per aprirsi al dialogo, coraggio per mettere da parte le armi”, ha detto Leone XIV, riprendendo il tema del Rosario per la pace da lui presieduto sabato sera, quando aveva chiesto ai potenti del mondo “l’audacia del disarmo”.

Il Papa ha espresso soddisfazione per i primi passi compiuti in Medio Oriente dopo l’accordo che ha permesso l’inizio del processo di pace in Terra Santa. “Una scintilla di speranza – ha sottolineato – che va custodita e alimentata con la buona volontà e il coraggio delle parti coinvolte”. Ma non si tratta, ha precisato, di una pace effimera o illusoria: deve essere “una pace giusta, duratura e rispettosa delle legittime aspirazioni del popolo israeliano e del popolo palestinese”.

Nel ricordare le immagini dei palestinesi che tornano tra le rovine delle loro case, Leone XIV ha mostrato la sua vicinanza a quanti “hanno perso tutto: i figli, i genitori, gli amici, ogni cosa”. E ha aggiunto parole di tenerezza evangelica: “Con tutta la Chiesa sono vicino al vostro immenso dolore. Oggi soprattutto a voi è rivolta la carezza del Signore”.

Da quella stessa Piazza San Pietro, gremita da oltre cinquantamila fedeli, il Pontefice ha poi richiamato l’attenzione sull’altra grande ferita del continente europeo: “Seguo con dolore le notizie dei nuovi, violenti attacchi che hanno colpito diverse città e infrastrutture civili in Ucraina”. Poi ha denunciato l’uso di missili, droni e bombe plananti che seminano morte e distruzione: “Il mio cuore si unisce alla sofferenza della popolazione, che da anni vive nell’angoscia e nella privazione. Rinnovo l’appello – ha detto – a mettere fine alla violenza, a fermare la distruzione, ad aprirsi al dialogo e alla pace”.

Il Papa ha poi esteso il suo pensiero alla crisi politica in Perù, dove ha vissuto a lungo come missionario agostiniano e poi come vescovo e vice presidente della Conferenza Episcopale: “Prego perché il caro popolo peruviano possa proseguire sulla via della riconciliazione, del dialogo e dell’unità nazionale”.

Infine, prima di recitare l’Angelus, Leone XIV ha ricordato le vittime degli incidenti sul lavoro, in occasione della 75esima Giornata nazionale dedicata alla sicurezza nei luoghi di lavoro. “Preghiamo per loro e per la sicurezza di tutti i lavoratori”, ha detto con voce commossa, richiamando la responsabilità collettiva verso chi perde la vita per guadagnarsi il pane.

Da questo Angelus emerge ancora una volta la visione pastorale di Papa Leone XIV: una “pace disarmata e disarmante”, capace di ricucire i legami lacerati dell’umanità. E mentre il mondo continua a oscillare tra la speranza e la paura, il suo invito risuona come un monito e un conforto insieme: “Riscopriamo che l’altro non è un nemico, ma un fratello da guardare, perdonare, riconciliare”.

Leone XIV: “Spogliamoci delle medaglie dell’orgoglio, viviamo la rivoluzione della tenerezza”

Nella messa conclusiva del Giubileo della Spiritualità mariana, all’omelia, il Pontefice ha tracciato un profilo della Vergine come icona di un cristianesimo autentico e disarmato, invitando i fedeli a liberarsi delle maschere che nascondono la fragilità interiore e a riscoprire la “rivoluzione della tenerezza”, quella stessa espressione tanto cara a Papa Francesco.

“Guardiamoci da ogni strumentalizzazione della fede – ha ammonito Leone XIV – che rischia di trasformare i diversi, spesso i poveri, in nemici, in ‘lebbrosi’ da evitare e respingere”. Un monito severo contro l’uso ideologico della religione e contro quelle forme di devozione che, svuotate di carità, finiscono per anestetizzare il cuore.

Il Papa ha indicato in Maria la via per un ritorno all’essenziale: “Nel Magnificat, Ella canta un mondo nuovo”, ha detto. “Un mondo dove l’amore non ha bisogno di medaglie, dove la grazia non si misura con i titoli, dove la grandezza non passa per il disprezzo degli altri”. Maria, per Leone XIV, è la donna che svela la potenza della mitezza, la forza di chi “non ha bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importante”.

Riflettendo sul passo della seconda Lettera a Timoteo, il Papa ha insistito sul cuore della fede: “Ricordati di Gesù”, come scriveva Paolo “in catene come un malfattore”. Un invito a rimettere Cristo al centro, senza ridurlo a simbolo astratto o a semplice riferimento morale: “Ciò che noi riteniamo eccessivo e crocifiggiamo – ha spiegato Leone XIV – Dio lo risuscita, perché non può rinnegare se stesso. Gesù è la fedeltà di Dio, la fedeltà di Dio a se stesso”.

Da questa memoria viva nasce, secondo il Papa, la forza della domenica: “Ogni domenica ci rende colmi della memoria incandescente di Gesù, del suo sentire e del suo pensare”. È questo il cuore del Giubileo mariano: una spiritualità radicata nella Pasqua, non nei riti vuoti o nelle abitudini esteriori.

Il Pontefice ha poi evocato la figura di Naamàn, il generale straniero guarito dalla lebbra nel Giordano, e il racconto evangelico della sinagoga di Nazaret, dove Gesù viene rifiutato dai suoi. “La salvezza di uno straniero – ha spiegato – scandalizzò i presenti. Lo condussero fino al ciglio del monte per gettarlo giù”.

A quel punto Leone XIV si è soffermato su una meditazione toccante: la possibile presenza di Maria in quel momento. “Poteva trovarsi là, e provare ciò che le era stato annunciato dal vecchio Simeone: ‘E anche a te una spada trafiggerà l’anima’”. Nella Madre, ha aggiunto, “si compie il mistero della compassione: Ella partecipa al rifiuto del Figlio, soffre con Lui, ma continua a credere che Dio non abbandona nessuno”.

Per questo, ha concluso il Papa, il cammino dei credenti non può essere quello del giudizio o della durezza, ma quello della tenerezza che accoglie e risana: “Senza questa rivoluzione del cuore, anche la fede più ardente rischia di diventare fredda, e la preghiera un’abitudine senza vita”.

L’omelia si è chiusa con un invito a guardare a Maria come modello di una Chiesa umile e aperta, capace di farsi prossima: “In Lei – ha concluso Leone XIV – impariamo che la grandezza del credente non è nel dominare, ma nel servire; non nel mostrare medaglie, ma nel lasciare che Dio ci renda trasparenti al suo amore”.
(fonte: Faro di Roma 12/10/2025)

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