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martedì 23 aprile 2024

Addio Vincenzo Agostino, simbolo dei familiari delle vittime innocenti delle mafie - Il ricordo di don Ciotti e di mons. Lorefice

Addio Vincenzo Agostino, 
simbolo dei familiari delle vittime innocenti delle mafie

Riferimento tra i familiari delle vittime innocenti delle mafie, Vincenzo Agostino è scomparso il 21 aprile. Per tre decenni ha lottato insieme alla moglie Augusta Schiera per ottenere verità e giustizia sugli omicidi del figlio Nino e della nuora Ida Castelluccio, avvenuti il 5 agosto 1989


Chi negli ultimi anni ha partecipato, per la prima volta, alle manifestazioni nazionali in memoria delle vittime innocenti di mafia, non poteva non notarlo. Vincenzo Agostino si poteva individuare facilmente: alto, occhi azzurri e con una lunga barba bianca, lunga quanto la sua ricerca di verità sull’omicidio del figlio, l'agente di polizia Nino Agostino, e della nuora incinta, Ida Castelluccio, uccisi da Cosa nostra il 5 agosto 1989 a Carini (Palermo): a quel punto l'uomo aveva deciso che non l’avrebbe mai rasata fino a quando non avrebbe trovato verità e giustizia. Insieme alla moglie Augusta Schiera, scomparsa nel febbraio 2019, Vincenzo Agostino era diventato un rappresentante di tutti quei familiari di vittime delle mafie impegnati in una dignitosa battaglia per ottenere giustizia e verità. Non c'era nell'ultima manifestazione, quella del 21 marzo scorso a Roma, fermato dal male che l'ha portato via oggi (21/04/2024), all'età di 87 anni.

Vincenzo Agostino e Augusta Schiera, riferimenti per i familiari delle vittime della mafia

“Era un riferimento importante per tutti i familiari di vittime delle mafie per la sua compostezza e la sua rivoluzione gentile – spiega Daniela Marcone, dell’ufficio di presidenza di Libera e responsabile del settore Vittime –. Determinato, mai fuori posto, nonostante la rabbia. Se ne va un pezzo importante della nostra rete”.

“Nostro compagno di percorso, guida preziosa e unica per tutte e tutti coloro che sono in cammino per conoscere la verità su una grave ingiustizia subita – lo ricorda Libera –. Come lui e la sua amata moglie Augusta, le sue figlie e figlio, che hanno vissuto un dolore insopportabile per la perdita del figlio Nino e della nuora Ida. Eppure, Vincenzo ha trovato la forza e il coraggio di costruire un percorso di memoria e impegno verso l’obiettivo della verità , una vera e propria rivoluzione gentile che ha segnato le tappe per tante e tanti". Vincenzo Agostino, insieme alla moglie, hanno sempre portato la loro testimonianza dove necessario. Alcuni lo ricordano intervenire nelle scuole e nei campi estivi in Sicilia, a incontrare giovani arrivati da tutta Italia a cui raccontava la storia del figlio e della nuora. ...

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Vincenzo Agostino, il ricordo di don Luigi Ciotti

La sua barba segno della sua determinazione nel cercare verità e giustizia

Una barba lunga come lunga è stata la sofferenza di Vincenzo: 35 anni di lutto per un figlio ammazzato dalla mafia. Era il suo tratto distintivo, che ce lo faceva riconoscere in mezzo alla folla nelle manifestazioni e negli incontri pubblici. Lo vedevi da lontano, con la barba bianca quasi da personaggio delle fiabe, e un’espressione che sapeva trasmettere insieme tenerezza e ardore. Quella barba la vogliamo oggi ricordare come il segno della costanza di Vincenzo, della sua determinazione nel cercare verità e giustizia per suo figlio, sua nuora e il loro bambino mai nato.

Era il 5 agosto del 1989 quando Nino Agostino, sua moglie Ida Castelluccio e il piccolo o piccola che portava in grembo caddero vittime di un agguato mafioso. Subito ci fu chi provò a inquinare le acque e gettare fango sulla figura di Nino, un agente di Polizia in servizio a Palermo, coinvolto in delicate operazioni contro cosa nostra. Per Vincenzo, la moglie Augusta, le sorelle e il fratello fu un dolore che si aggiungeva al dolore: ignorare il motivo dell’omicidio, e temere che l’impegno per trovare i colpevoli venisse vanificato dall’omertà e dai depistaggi, anche all’interno di quelle stesse istituzioni che Nino aveva servito con coraggio.

Nella disperazione, maturò la volontà condivisa e incrollabile di esigere la verità – una verità storica e giudiziaria – come unico tributo possibile alla morte di Nino e Ida. Ed è a questa volontà che si è aggrappato Vincenzo, insieme ai suoi famigliari, per non naufragare. Collaborando in prima persona alle indagini e offrendo una testimonianza decisiva sui fatti che avevano portato al delitto. La scelta di non tagliarsi la barba, finché non avesse ottenuto risposte chiare dallo Stato, negli anni lo ha reso una figura simbolica agli occhi di tante altre persone nella stessa situazione. Agostino non mancava mai, agli incontri dei famigliari di Libera e alle numerose occasioni di dibattito e sensibilizzazione sulla criminalità organizzata. Lo potevi incontrare in qualunque parte d’Italia ci fosse da portare una testimonianza, uno stimolo, ma anche una parola di incoraggiamento per gli altri che soffrivano come lui.

Sempre franco nel parlare, sempre generoso nel partecipare, sempre inflessibile nel chiedere conto alle istituzioni sugli sforzi in materia di contrasto alle mafie e tutela delle vittime. Se ne è andato zitto zitto, proprio quando ormai sembrava mancare pochissimo alla meta. Non ha avuto il tempo di tagliarsi la barba, ma porterà la notizia alla sua amata Augusta, mancata cinque anni fa, che sulla propria tomba aveva fatto scrivere: “Qui giace Augusta Schiera, madre dell’agente Antonino Agostino. Una mamma in attesa di giustizia anche oltre la morte”.
Ecco, tutti speriamo che quella lunga, insopportabile attesa non sia stata vana. Fra poche settimane si chiuderà l’ultimo dei processi ancora in corso sul delitto Agostino, dopo che alcune condanne sono già state emesse.
Il nostro saluto a Vincenzo è reso meno amaro dalla consapevolezza che il risultato inseguito per tutti questi anni è finalmente a portata di mano. E dalla gratitudine che proviamo perché, attraverso il suo esempio, tante altre persone e famiglie hanno trovato la forza di trasformare la memoria sofferente in un impegno di speranza.
Luigi Ciotti
(fonte: Libera)

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Morte Vincenzo Agostino,
il ricordo dell’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice

(foto di Maria Anna Giordano)
Sin dal mio arrivo a Palermo ho stretto un rapporto di amicizia e di reciproca stima con Vincenzo e Augusta Agostino, attratto dalla loro indefettibile rettitudine umana e dalla sobrietà della loro salda fede.

La lunga barba bianca di Vincenzo Agostino ha rappresentato per noi tutti il segno di un impegno di cittadinanza responsabile e attiva. Ma soprattutto un pungolo e uno sprone alle istituzioni per giungere alla verità – non ancora arrivata nella sua interezza – sull’assassinio del figlio Nino e della moglie incinta Ida Castelluccio, uccisi nel 1989 dalla perfidia mafiosa ma anche oltraggiati dai subdoli tentativi di insabbiamento e depistaggio messi in atto dopo il tragico e drammatico evento.

La sua ricerca della verità, sospinta anche dall’amore di padre e di nonno, è stata condivisa da tutti coloro che ogni giorno si impegnano – proprio sulle orme dei tanti martiri della giustizia e della legalità – a resistere alla tracotanza e alla violenza del menzognero potere mafioso.

In una città che ha assistito al sacrificio di tanti uomini e donne delle istituzioni, della società civile e della Chiesa palermitana, possa la sua credibile e costante testimonianza continuare ad essere uno sprone nella costruzione di una città degli uomini giusta e solidale, libera dalle ‘strutture di peccato’ – come la mafia -, che generano scarti umani e seminano sofferenza, sopruso, collusioni, oppressione e morte.

Le esequie di Vincenzo Agostino saranno celebrate martedì 23 aprile 2024, alle ore 11.00 nella Chiesa Cattedrale. Il rito sarà presieduto dall’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice.
(fonte: Chiesa di Palermo)