Papa Francesco si dimette?
I retroscena dei media internazionali, la smentita del Vaticano e l’indizio nell’agenda del Pontefice
Sono giorni che importanti testate europee e americane parlando di un possibile passo indietro di Bergoglio. Tutto nasce da una sua battuta durante l'assemblea generale della Cei. Ma quanto c'è di vero? Ecco cosa sappiamo
“Piuttosto che operarmi, mi dimetto”. È bastata questa battuta, pronunciata da Papa Francesco il 23 maggio 2022 a porte chiuse all’assemblea generale della Cei, ad alimentare l’ipotesi, totalmente infondata come sottolineano con forza in Vaticano, che Bergoglio stia pensando di dimettersi. Una battuta, come ha chiarito subito lo stesso Pontefice, che, però, è stata erroneamente letta in continuità con altri gesti preoccupanti sulla sua salute. Da numerose settimane ormai, il Papa è costretto a usare la sedia a rotelle a causa del persistente problema al ginocchio destro che gli ha drasticamente ridotto la mobilità. Per questo motivo, Francesco non riesce più a presiedere una celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro. Il 5 giugno ha delegato il cardinale decano, Giovanni Battista Re, per la messa della solennità di Pentecoste all’altare della Confessione e si è limitato a leggere l’omelia sulla sedia a rotelle; il 31 maggio ha assistito ai funerali del cardinale decano emerito, Angelo Sodano, presieduti sempre da Re all’altare della Cattedra e ha concluso la celebrazione benedicendo la bara, sempre restando sulla sedia a rotelle, chiedendo a un diacono di aspergerla e incensarla al suo posto. Per evitare l’ennesimo forfait, non è stata calendarizzata la messa della solennità del Corpus Domini che in Vaticano nel 2022 si celebra il 16 giugno, mentre in Italia e nel resto del mondo il 19 giugno.
L’ipotesi delle dimissioni rimbalza sui media internazionali, in particolare su Le Figaro, che ha tracciato una lista di papabili, e sul Washington Post. Eppure l’agenda del Papa è sempre abbastanza fitta. A giugno nessuna udienza generale in piazza San Pietro è stata annullata e alla fine del mese sono previste due celebrazioni papali: il 25, sempre all’aperto, la messa del X Incontro mondiale delle famiglie e il 29 nella Basilica Vaticana la messa della solennità dei santi Pietro e Paolo, patroni di Roma, con la tradizionale benedizione dei palli per i nuovi arcivescovi metropoliti. A luglio, da sempre mese di vacanza dei Pontefici, tutte le udienze sono sospese, anche se Francesco ha in programma due viaggi abbastanza impegnativi: dal 2 al 7 sarà nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan e dal 24 al 30 in Canada. Per questo motivo, Bergoglio ha delegato il cardinale vicario di Roma, Angelo De Donatis, a presiedere in piazza San Pietro la messa della II Giornata mondiale dei nonni e degli anziani in programma il 24 luglio. Un segnale eloquente, tra l’altro, che smentisce i continui e autorevoli rumors curiali sull’imminente defenestrazione di De Donatis.
Il 27 agosto Francesco terrà il concistoro per la nomina di ventuno nuovi cardinali. Il giorno successivo, invece di celebrare la messa con i nuovi porporati, come prevede una consolidata tradizione, Bergoglio sarà a L’Aquila dove aprirà la porta santa della Basilica di Collemaggio in occasione della festa della Perdonanza. In quel luogo è esposto il corpo di san Celestino V, il Papa che si dimise, e fu proprio sulla teca che conserva le sue spoglie che Benedetto XVI, il 28 aprile 2009, depose il pallio che gli era stato imposto nella celebrazione eucaristica di inizio pontificato. Pallio che era stato preparato in gran segreto molto prima dell’inizio della Sede Vacante del 2005 dall’allora maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, l’arcivescovo Piero Marini, senza ovviamente sapere chi sarebbe stato eletto dal conclave dopo la morte di san Giovanni Paolo II. Un pallio che Ratzinger aveva successivamente abbandonato perché troppo scomodo e lungo per lui, preferendone uno più piccolo e adatto alle sue esigenze.
C’è chi legge in continuità la battuta ai vescovi italiani sulle dimissioni e la visita a L’Aquila, come se Francesco stesse preparando la rinuncia in una sorta di accelerazione, questa sì assai evidente, nelle decisioni di governo. Il Papa ha chiesto ai cardinali di tutto il mondo che arriveranno in Vaticano per il concistoro di fermarsi due giorni, il 29 e il 30 agosto, per riflettere insieme sulla nuova costituzione apostolica sulla Curia romana, Praedicate Evangelium, entrata in vigore il 5 giugno 2022. Documento chiesto dai porporati durante le Congregazioni generali della Sede Vacante del 2013, apertasi dopo le dimissioni di Ratzinger, e che Francesco ha pubblicato il 19 marzo 2022, nel nono anniversario della messa d’inizio del suo pontificato. Un lavoro durato nove anni e che ora viene messo alla prova con la riorganizzazione di tutti i dicasteri della Curia romana. Il segnale che il Papa non ha nessuna intenzione di lasciare il pontificato, tra l’altro con il predecessore tuttora vivente a 95 anni compiuti. Eppure si intensificano i retroscena che vorrebbero Bergoglio dimissionario e residente a San Giovanni in Laterano.
Di vero c’è, invece, che il Pontefice è sempre più interessato al governo della sua diocesi di Roma. Recentemente, Francesco ha nominato tre nuovi vescovi ausiliari della Capitale: Riccardo Lamba, Daniele Salera e Baldassare Reina. Li ha incontrati singolarmente, prima dell’ordinazione episcopale che riceveranno il 29 giugno nella Basilica di San Giovanni in Laterano dal cardinale De Donatis, per dare loro le sue direttive in vista della riorganizzazione dei settori della diocesi di Roma. Così come è evidente la soddisfazione del Papa per i primi passi del neo presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi, che risponde pienamente a quel requisito di autorevolezza che Francesco aveva indicato per il successore di Gualtiero Bassetti. Tra Zuppi e il Papa, infatti, la sintonia è totale da sempre.
Ma lo sguardo di Bergoglio, come è naturale, continua a seguire con preoccupazione la guerra in Ucraina:
“Sull’umanità è calato nuovamente l’incubo della guerra, che è la negazione del sogno di Dio: popoli che si scontrano, popoli che si uccidono, gente che, anziché avvicinarsi, viene allontanata dalle proprie case. E mentre la furia della distruzione e della morte imperversa e le contrapposizioni divampano, alimentando un’escalation sempre più pericolosa per tutti, rinnovo l’appello ai responsabili delle nazioni: non portate l’umanità alla rovina per favore! Non portate l’umanità alla rovina per favore! Si mettano in atto veri negoziati, concrete trattative per un cessate il fuoco e per una soluzione sostenibile. Si ascolti il grido disperato della gente che soffre, lo vediamo tutti i giorni sui media, si abbia rispetto della vita umana e si fermi la macabra distruzione di città e villaggi nell’est dell’Ucraina. Continuiamo, per favore, a pregare e a impegnarci per la pace, senza stancarci”. Parole di un Papa che non ha nessuna intenzione di dimettersi.
(fonte: Il Fatto Quotidiano, articolo di Francesco Antonio Grana 08/06/2022)