perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della domenica
a cura di Santino Coppolino
XXIII Domenica del Tempo Ordinario (ANNO A)
Vangelo:
La correzione fraterna è la più alta espressione della misericordia del Padre, che diventa carne nella vita personale e comunitaria dei credenti. Non è un giudizio di condanna, ma il segno di un amore grande che desidera guadagnare il fratello alla salvezza osando ogni via possibile, perché possa riconoscere il suo errore e ravvedersi, ristabilendo la fraternità ferita dal suo peccato. Correggere significa fare la Verità nella più grande Carità nella vita del fratello, vuol dire insistere senza mai stancarsi «in maniera opportuna e inopportuna» (2Tm 4,2) anche quando il fratello «fa finta di non sentire / Parakoùo» (18,17) e la sua vita assomiglia più a quella di un pagano. «Trattare uno da pagano e da peccatore non significa escluderlo dalla vita: egli è invece da amare maggiormente perché possa essere riguadagnato alla vita, inserendolo nel cuore stesso dell'evangelizzazione». La Chiesa sa di avere ricevuto la stessa responsabilità del suo Maestro e Signore, non il solo Pietro (16,19), quella di condurre alla salvezza ogni fratello, e la deve usare allo stesso modo di Gesù, amando e perdonando come lei stessa è amata e perdonata: sempre e comunque.