Liliana Segre: «Ognuno deve prendersi le sue responsabilità
senza delegare ad altri ... forse dobbiamo imparare a crescere
e a rispondere ciascuno delle proprie azioni».
Intervista a Liliana Segre, a cura di Paolo Colonnello
in “La Stampa” del 10 settembre 2020
“Il pestaggio di Willy è il naufragio della nostra civiltà”
«Ho il fiato corto», dice con uno dei suoi sorrisi meravigliosi, mentre si prepara ad uscire con amici per festeggiare un compleanno davvero speciale. Oggi Liliana Segre, icona dell'Italia democratica e perbene, compie 90 anni. E già la casa è invasa dai figli e i tre nipoti che si preparano alla festa.
Ride: «Il fiato corto ha tanti motivi, anche il fatto che oggi sono stata subissata di telefonate». Ma affacciarsi alla soglia di un'età così importante può lasciare «quasi stupefatti». E non c'è bisogno di raccontare il perché: la storia di questa donna, ultima sopravvissuta ai campi di sterminio nazista, ormai la conoscono tutti. Eppure le emozioni non mancano e rimescolano tutto, anche per lei.
E quindi, senatrice, come ci si sente?
«Straniti, emozionati. Devo accettare questa realtà, 90 anni sono un numero pazzesco: non ci avrei mai scommesso. E sa cosa succede? Che tutti mi parlano dei loro parenti, delle età raggiunte, di novantenni molto attivi. Ed è vero, anche a questa età ci si può sentire utili, lucidi. Certo dopo il lockdown, i contagi, i lutti, francamente ne ho risentito. E' stato un anno difficile, come per tutti».
Senatrice, lei è diventata non solo un'icona ma un esempio di come alla violenza si possa opporre la forza della verità. Ma cosa dobbiamo pensare quando leggiamo le cronache del pestaggio di Willy ucciso a botte da due energumeni?
«Terribile. Il pestaggio di quel ragazzino non solo mi ha colpito, ma mi ha suscitato tormenti e ricordi terribili. L'ho trovata una barbarie assoluta. Vorrei fare mie le parole della presidente della nostra comunità, Noemi Segni, che ha scritto un messaggio bellissimo, ricordando come questa esaltazione non della vittima ma dei suoi persecutori, e si riferisce a tutto ciò che è stato scritto sui social, alla fine ha ucciso ancora e ancora il povero Willy».
Perché ci impressiona così tanto questa morte?
«Questa cosa mi ha fatto molta paura. E' stata come una sconfitta personale, mi ha fatto pensare che tutto ciò che ho provato a fare contro la violenza e l'odio, alla fine è servito a poco. Se ancora ci sono in giro persone che pensano di risolvere le proprie sconfitte personali picchiando il prossimo, siamo ancora in una società lontana dalla civiltà».
La influencer Chiara Ferragni ha scritto che ciò è successo perché viviamo immersi in una «cultura fascista» che ci pervade. E' d'accordo?
«E dovevamo aspettare la Ferragni per dirlo? E' stata davvero molto brava e coraggiosa. E ha ragione: siamo alle prese con un problema di mentalità fascista che ancora ci pervade e da cui non facciamo mai abbastanza per liberarci. Questa storia è un naufragio della civiltà su cui dovremmo riflettere seriamente».
Che consiglio può dare? Cosa dovremmo fare?
«Non ho ricette e voglio essere umile. Semplicemente ognuno deve prendersi le sue responsabilità senza delegare ad altri. E' facile dare la colpa di ciò che ci succede sempre al prossimo. Ma forse dobbiamo imparare a crescere e a rispondere ciascuno delle proprie azioni».
Lei è una donna che ha vissuto due volte. Anzi, di più…
«Si, sono fortunata, sono rinata più volte: dalla deportazione, dalla mia vita giovanile, da quella di donna sconosciuta e silenziosa. Ho avuto così tante fasi… E' stata una vita lunga e a volte faticosa. Io stessa mi ripenso, l'ho sempre fatto, credo sia una peculiarità delle donne. Ricordo di averlo fatto anche a cinquant'anni, quando iniziai a raccontare la mia storia, a ribellarmi al silenzio e all'oblio. Allora ero abbastanza stupita, e ora ancora di più. Chi l‘avrebbe mai detto».
Che cosa la lascia così stupita?
«Be', da quando il presidente Mattarella due anni fa mi ha nominato senatrice a vita mi sono capitate una tale quantità di cose, di scariche di adrenalina, da togliere il fiato. Sono stata al Quirinale, a Bruxelles, mi hanno ricevuta , ricercata, consegnato e tolto (ride, ndr) cittadinanze, lauree ad honorem. Mi hanno mandato lettere meravigliose di bambini, ragazzi e adulti… Questi ultimi anni sono stati davvero una nuova vita. E' difficile da spiegare l'intensità di ciò che accade».
Ha dovuto anche difendersi visto che le hanno assegnato una scorta.
«Vero, non a tutti sono piaciuta. Qualcuno ha pensato che fossi una vecchia da offendere, ma io ormai non me ne curo anche perché ho sempre accanto a me i miei angeli custodi, questi carabinieri fantastici che ora fanno parte della mia famiglia. Anzi, dato che hanno l'età dei miei nipoti, ora faccio anche la nonna dei carabinieri…».
E ride allegra. Altri cent'anni senatrice, di cuore.
*******
Liliana Segre compie 90 anni:
il suo messaggio di amore, memoria e vita
Liliana Segre compie 90 anni: nata il 10 settembre 1930, è una attiva testimone di quanto successo nei capi di concentramento. Nel gennaio 1944 venne deportata dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, fu liberata il primo maggio 1945. Negli anni si è fatta viva memoria e testimone della prigionia, lanciando un messaggio ai giovani «parlando di vita e non di morte, di amore non di odio, mai di vendetta» e invitando sempre a scegliere la vita perché «chi sceglie la vita non può mai togliere la vita per nessun motivo».
Nel video sono contenute anche immagini tratte da: «Salvi per caso, noi gli ultimi testimoni della Shoah» di Antonio Ferrari e Alessia Rastelli.
*******
Vedi anche il post precedente: