Ministri dal cuore giovane,
in una Chiesa giovane
e dei giovani
di Bruno Forte,
Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto
Omelia per la Messa Crismale
Giovedì Santo,
13 Aprile 2017
Cari Sacerdoti e Diaconi,
cari Religiosi e Religiose,
cari Fedeli!
La celebrazione di questa Messa Crismale s’inserisce nel cammino tracciato da
Papa Francesco in vista del Sinodo dei Vescovi 2018, dedicato alla trasmissione della
fede ai giovani e al loro discernimento vocazionale, e in preparazione alle prossime
Giornate della Gioventù. Nella lettera indirizzata ai giovani incamminati verso la
Giornata Mondiale che si terrà a Panama nel 2019, il Papa indica in Maria, Vergine e
Madre, il modello cui guardare: è Lei ad animarci “con la stessa fede che esprime nel
suo canto di lode: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (Lc 1,49)”. Francesco
aggiunge che Maria “sa rendere grazie a Dio, che ha guardato la sua piccolezza, e
riconosce le grandi cose che Egli realizza nella sua vita; e si mette in viaggio per
incontrare sua cugina Elisabetta, anziana e bisognosa della sua vicinanza. Non resta
chiusa a casa, perché non è una giovane-divano che cerca di starsene comoda e al
sicuro senza che nessuno le dia fastidio. È mossa dalla fede, perché la fede è il cuore
di tutta la storia di Lei, nostra Madre”. L’invito diventa allora esplicito: “Cari
giovani, anche Dio vi guarda e vi chiama, e quando lo fa vede tutto l’amore che siete capaci di offrire. Come la giovane di Nazareth, potete migliorare il mondo, per
lasciare un’impronta che segni la storia, quella vostra e di molti altri. La Chiesa e la
società hanno bisogno di voi. Con il vostro approccio, con il coraggio che avete, con i
vostri sogni e ideali, cadono i muri dell’immobilismo e si aprono strade che ci
portano a un mondo migliore, più giusto, meno crudele e più umano”.
Affidandosi alla Vergine santa, “Madre buona che ascolta, abbraccia, vuole
bene e cammina con noi”, sarà possibile per noi, per tutta la Chiesa e per i giovani di
tutto il mondo vivere un vero e proprio pellegrinaggio di speranza, di fede e di amore
verso la Giornata Mondiale della Gioventù del 2019. Ispirandomi a questo
messaggio, come pure al documento preparatorio al Sinodo dei Vescovi del 2018
intitolato “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, vorrei proporre una
triplice riflessione nell’omelia di questa Messa Crismale: la prima riguarda l’esigenza
che siamo noi per primi, ministri del Signore, ad avere un cuore giovane, aperto e
sensibile all’eterna giovinezza di Dio; la seconda è che tutta la nostra comunità
ecclesiale si rinnovi in uno slancio di sempre nuova giovinezza, nutrito da Cristo,
eternamente giovane, che si offre a noi nella Sua Parola e nel Pane di vita; la terza
riguarda direttamente i giovani, che dovranno essere non solo i destinatari della
nostra attenzione, ma anche e soprattutto i protagonisti in prima linea del
rinnovamento e della conversione richiesti dal Dio vivente.
Ad avere un cuore nuovo, aperto alla novità sempre nuova dell’amore del
Signore, ci invita il profeta Isaia nella prima delle letture che abbiamo ascoltate (61,1-
3.6.8b-9): “Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato
con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe
dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei
prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore…”. Quando lo Spirito di Dio
scende sulle acque nel primo mattino del mondo opera le meraviglie della prima
creazione; quando scende a Pentecoste su Maria e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo
inaugura visibilmente la nuova creazione; quando lo accogliamo in noi, consacrati
nell’acqua della vita e ministri e sacerdoti dell’Altissimo, lo Spirito ci rende nuovi, di
una novità che è dono, grazia, bellezza e gioia superiore a ogni aspettativa e
possibilità umane. Chi vive nella docilità allo Spirito ha un cuore sempre nuovo, che
si lascia creare e ricreare da Dio secondo la Sua volontà, che irradia la gioia
dell’Eterno e tira nel presente degli uomini qualcosa della promessa, futura bellezza
della Città celeste. Il cuore nuovo che ci viene donato e richiesto esige, allora, un
continuo ascolto del Signore, un’apertura orante, fedele e generosa, alla Sua azione,
una perseveranza nella preghiera e nella carità, che non ci consenta di chiuderci, di
irrigidirci nella difesa di sicurezze senza anima e cuore, ma ci renda pellegrini del
Dio vivo, prigionieri della speranza, testimoni luminosi che anticipano nel tempo le
luci della futura Gerusalemme celeste.
Sacerdoti dal cuore nuovo, reso tale dallo Spirito, invocato e accolto in noi
nella fedeltà dei giorni, potremo essere anche i pastori che rinnovano la Chiesa santa
di Dio e ne fanno il popolo della nuova alleanza, nella novità di un amore riscoperto e
accolto sempre di nuovo. Ci aiuta a comprenderlo la seconda delle letture ascoltate,
tratta dal libro dell’Apocalisse (1,5-8): dopo averci augurato la grazia e la pace che
vengono da Gesù Cristo, “il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra”, il testo - descrivendo lo splendore della liturgia celeste - ci ricorda
che “Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, ha fatto di
noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre”, invitandoci a dare “a lui la gloria e la
potenza nei secoli dei secoli”. Egli è venuto, viene e verrà a radunare tutte le tribù
della terra, chiamandole a conversione e vita nuova in Lui, “l’Alfa e l’Omèga, Colui
che è, che era e che viene, l’Onnipotente!”. Questo popolo adunato in Cristo è la
Chiesa dell’amore, la comunità dell’alleanza nuova e definitiva, che avanza
pellegrina nella storia continuamente rinnovandosi nell’ascolto della Parola del Suo
Signore, nella grazia dell’acqua che rigenera e nella forza del pane dei pellegrini, che
sempre di nuovo la nutre. Proprio così, la Chiesa è chiamata a incessante conversione
e riforma, “semper renovanda et purificanda”, popolo in cui nessuno può vivere di
rendita, pena la perdita del soffio divino che la guida, e dove tutti sono chiamati a
costante rinnovamento e continua purificazione, incamminati nel pellegrinaggio verso
la Città celeste. Proprio così, la Chiesa è figura e anticipazione della patria nel tempo
dell’esilio, e il suo impegno continuo a cogliere i segni dei tempi e a corrispondervi
nell’audacia e nella generosità del cuore la fa crescere verso il domani promesso e
sperato: come afferma il Concilio Vaticano II, “nella Chiesa, con l’assistenza dello
Spirito Santo, cresce la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse,
sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cfr.
Lc 2,19 e 51), sia con l’intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose
spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale
hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende
incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a
compimento le parole di Dio” (Costituzione sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, 8).
È infine la pagina evangelica che abbiamo ascoltato ad aiutarci a comprendere
in che senso la giovinezza della Chiesa abbia bisogno dei giovani e li coinvolga: nel
brano del Vangelo secondo Luca (4,16-21) ci è presentata la scena di Gesù che a
Nàzareth, dove era cresciuto, entra di sabato nella sinagoga e si alza a leggere. Gli
viene dato il rotolo del profeta Isaìa ed egli proclama il passo in cui è scritto: “Lo
Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha
mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la
liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno
di grazia del Signore” (Is 61,1-2). Nella sinagoga, gli occhi di tutti sono fissi su di lui,
che aggiunge: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. È
l’annuncio solenne del compiersi dell’“oggi” di Dio, dell’evento di grazia, cioè, che
viene a realizzarsi “qui ed ora” per la salvezza di ogni uomo che l’accolga con cuore
umile e grato. È l’“oggi” che fa dei nostri “oggi” tempo di salvezza e che rende
nuovo e giovane il cuore di chi apra la porta al Dio che viene. Proprio così è l’“oggi”
della sempre nuova giovinezza del mondo, e in particolare l’“oggi” di quei cuori
giovani che stanno aprendosi al futuro di Dio per loro e hanno davanti a sé la vita da
sognare e realizzare con Lui. Un “oggi” di cui i giovani sono protagonisti privilegiati,
chiamati come sono alla vita dall’amore dell’Altissimo, che ha su ciascuno di loro
disegni di pace, da attuarsi grazie alla loro collaborazione per il bene loro, della
Chiesa e dell’intera comunità umana. Dalla Sinagoga di Nazareth, in quel sabato di
quasi duemila anni fa, risuona allora la chiamata rivolta specialmente ai giovani a fare del loro presente l’“oggi” di Dio e a divenire così protagonisti della storia della
salvezza propria e altrui con fede profonda, speranza audace e carità generosa e
fedele. Preghiamo perché siamo tutti pronti a metterci in gioco nell’opera del
Redentore del mondo e perché siano tanti i giovani a rispondere alla chiamata e tanto
feconda sia la forza e la bellezza del loro sì al Signore:
Ti preghiamo, Signore della vita e della storia,
di rinnovare i nostri cuori col dono della Tua grazia:
rendici giovani della Tua eterna giovinezza,
forti e felici nel riconoscerci amati da Te,
pronti al nuovo cui ogni giorno ci chiami,
con l’immensa fiducia di chi, sapendosi amato da Te,
sa di non essere mai solo e di poter confidare
nella guida e nella forza del Tuo braccio santo.
Rendi giovane e bella la Tua Chiesa,
comunità dell’alleanza nuova con Te,
stabilita nel sangue del Tuo Figlio,
giovane Agnello immolato per noi peccatori,
sorgente di eterna giovinezza nell’acqua della vita,
nel pane dei pellegrini, nel soffio vivo e vivificante
dello Spirito sempre nuovo nell’amore.
Dona ai nostri giovani l’esperienza trasformante
di riconoscersi amati da Te, raggiunti dalla Tua grazia
nel popolo dell’alleanza nuova, per i meriti del Cristo
e i doni della nuova creazione, da Lui inaugurata
e sempre in atto di compiersi sotto l’azione del Paraclito.
E Maria, la giovane figlia di Sion, interceda per noi,
perché uniti al Figlio Suo crocifisso e risorto
possiamo essere sempre e per tutti
i testimoni dell’accoglienza, dell’accompagnamento fedele,
del discernimento sapiente e dell’integrazione amorosa
di ogni persona cui ci mandi e che ci affidi,
nella gioia di una giovinezza sempre nuova
del nostro cuore, abitato da Te. Amen. Alleluja!
di Bruno Forte, Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto