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venerdì 21 aprile 2017

#iostocongabriele - Mobilitazione nonviolenta per sostenere la liberazione immediata del giornalista Gabriele Del Grande in stato di fermo in Turchia


Dopo 11 giorni di fermo in Turchia, il giornalista ha potuto incontrare il console italiano e un avvocato. Ottenuta anche l'assistenza di un medico

"L'incontro di Gabriele Del Grande con il console e l'avvocato ha già avuto luogo. Gabriele ha avuto anche l'opportunità di incontrare da solo il proprio avvocato". Lo dice il ministro degli Esteri Angelino Alfano alla Farnesina. "Ci risulta che Gabriele stia bene - prosegue il ministro - sta facendo uno sciopero della fame nutrendosi solo di liquidi.
Ha comunque l'assistenza di un medico che io ho richiesto e ottenuto dalle autorità turche". Il colloquio si è svolto nel centro di detenzione amministrativa di Mugla, sulla costa egea della Turchia, dove è trattenuto il blogger toscano, fermato il 9 aprile al confine con la Siria.

Dopo 11 giorni di fermo in Turchia, dunque, si apre uno spiraglio nella vicenda del documentarista e giornalista toscano, fermato dalle autorità turche durante un controllo al confine con la Siria e da allora senza alcun contatto con l'esterno, salvo una breve telefonata martedì alla famiglia, in cui ha anche annunciato l'avvio di uno sciopero della fame.

Al momento, la situazione di Del Grande resta incerta, senza alcuna "accusa formalizzata nei suoi confronti", come ribadito dal presidente della Commissione diritti umani, Luigi Manconi. A spingere per la sua liberazione è stato ieri anche il capo del governo, Paolo Gentiloni, spiegando di seguire il dossier con la Farnesina. "Spero che il problema sia rapidamente risolto. È solo un esempio del fatto che abbiamo bisogno di un impegno su un processo inclusivo" di tutta la popolazione turca, nel "rispetto dei diritti fondamentali", ha detto il premier da Washington.

Nelle scorse ore è intervenuta anche l'Alto rappresentante di Bruxelles per la politica estera, Federica Mogherini: "Ci siamo coordinati con le autorità italiane fin dal primo momento, come facciamo in casi simili in cui la responsabilità principale è dello stato membro. L'Ue si è attivata per sostenere l'azione dell'ambasciatore italiano ad Ankara, che oltretutto ho sentito nei giorni scorsi, per sostenere l'azione della Farnesina e del governo italiano rispetto alle autorità turche. Questo sta già accadendo in modo discreto ma, spero, produttivo".

Un nuovo appello per Del Grande è giunto anche dal presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, che avvisa: "La Turchia deve rispettare la libertà di stampa se vuol far parte dell'Unione europea". Della vicenda, continuano a occuparsi costantemente le autorità diplomatiche italiane in Turchia. Anche oggi, una delegazione consolare si è recata a Mugla, tenendo alta l'attenzione sulla vicenda e ricevendo nuove rassicurazioni sulle condizioni di salute di Del Grande.

Ma l'ansia dei familiari è forte. "Spero che l'incontro possa andare in porto, che si possa parlare con lui e che nell'arco della prossima settimana torni a casa", ha detto il padre Massimo, dicendosi "preoccupato" per lo sciopero della fame annunciato dal figlio: "Non è stato arrestato, le autorità turche lo hanno fermato. È chiuso in una cella, ogni giorno viene interrogato e gli è impedito di parlare con l'esterno. Questo ci sembra un fatto abbastanza grave". Prosegue anche la mobilitazione in tutta Italia. Iniziative di solidarietà si sono svolte anche oggi da Bolzano a Palermo, mentre sul web la catena di amici e sostenitori di Del Grande continua a promuovere la campagna per il suo rilascio con l'hastagh #iostocongabriele.
(fonte: ANSA 21/04/2017 ore 11.38)

Il giornalista italiano è imprigionato in Turchia, come sempre più spesso accade a chi tenta di fare informazione nel Paese governato da Erdogan, che calpesta i diritti e pretende di entrare in Europa. Un “fermo amministrativo” che non ha nessuna motivazione ufficiale, ma la spiegazione più plausibile è il lavoro di ricerca che Gabriele stava portando avanti ai confini tra Turchia, Siria e Irak, nelle zone dei campi profughi e dei territori di guerra.

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«Gabriele è un ragazzo molto generoso e proiettato verso il prossimo,- ci dice Massimo Del Grande, il padre-, ha sempre dato voce a chi non aveva la possibilità di far sentire la propria. Oggi dobbiamo essere, tutti noi, la sua voce». E’ un uomo di grande stazza, Massimo, ma ciò nonostante non riesce a contenere tutta l’ondata di amicizia ed affetto che la vicenda di Gabriele sta scatenando: «Sono stanco e provato, tantissime telefonate, non credevo che Gabriele avesse così tanti amici; molti giornalisti mi chiamano dall’estero, dai vari paesi dell’Unione Europea, si stanno dando da fare per organizzare alcune iniziative a favore della liberazione di mio figlio. Oggi e nei prossimi giorni ci saranno manifestazioni in tante piazze d’Italia e in varie località europee, tutto questo è molto bello…vorrei ringraziare tutti, se potessi abbraccerei ognuno singolarmente».

Un “fermo amministrativo” che non ha nessuna motivazione ufficiale, per ora solo deduzioni ed ipotesi. La motivazione più plausibile è relativa al grosso lavoro di ricerca che il giornalista e scrittore italiano stava portando avanti ai confini tra la Turchia, Siria e Irak, nelle zone dei campi profughi e dei territori di guerra. Gabriele ha una compagna, Alexandra, dalla loro unione sono nati due splendidi figli, una bambina di 4 anni e un maschietto di 3, che sono il coronamento di una bella storia affettiva, fatta anche di grande impegno sociale e culturale. «Gabriele è molto scrupoloso e spinto da grande entusiasmo per una professione che ama con tutto se stesso - ci racconta Alexandra D’Onofrio, la sua compagna -, in continua ricerca degli aspetti più in ombra delle storie. Il sequestro di tutti gli strumenti professionali in suo possesso, è già una chiara risposta ai nostri punti interrogativi».

E’ purtroppo una consuetudine che quello che sta subendo Gabriele è prassi che si ripete spesso per i giornalisti in Turchia che lavorano senza tutele dei loro diritti di uomini e di professionisti. La Farnesina si è immediatamente attivata a favore di Gabriele e il ministro Angelino Alfano ha mobilitato il corpo diplomatico italiano in Turchia. Dopo le prime difficoltà, è stato ottenuto un incontro per il 21 Aprile alle 9.00. Una delegazione italiana, con il console Luigi Iannuzzi e l’avvocato turco, incontrerà Gabriele nel centro di detenzione di Mugla». C’è grande speranza di riuscire a far chiarezza attorno a tutta la vicenda, magari procedendo a grandi passi verso la liberazione definitiva di Gabriele.

«E’ un uomo che non si abbatte mai, anzi, - aggiunge Alexandra -, nell’unica telefonata in cui ci siamo sentiti dopo il suo fermo, ha voluto dare un segno pacifico di protesta iniziando lo sciopero della fame contro la soppressione della libertà di informazione». Molte persone hanno aderito a questa pacifica forma di sensibilizzazione e i messaggi di solidarietà si stanno moltiplicando esponenzialmente via web in tutta Europa. Ringrazio tutti coloro che hanno aderito allo sciopero della fame e coloro che hanno riempito o riempiranno le piazze d’Italia e d’Europa per Gabriele. Spero che tutto quello che stiamo facendo ridoni la libertà a Gabriele nel più breve tempo possibile».



Alexandra D'Onofrio in un video ha annunciato l'organizzazione di una staffetta di digiuno che continuerà fino a che Gabriele Del Grande verrà rilasciato, è aperta a tutti ed è un modo nonviolento per sostenere la richiesta che venga rimesso immediatamente in libertà.
Per sapere come partecipare il riferimento – come spiega Alexandra nel video – è la pagina facebook Io sto con la sposa. Scrivendo sulla pagina è possibile segnalare la propria partecipazione al digiuno ma anche accordarsi per organizzare mobilitazioni nelle varie città.

Guarda il video