Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mc 10,35-45
Come nei due precedenti annunci della passione, morte e resurrezione (8,31-38 ; 9,30-32), anche nel terzo (10,32-34) il Vangelo di Marco mostra ancora l'incomprensione dei discepoli, la loro ottusa testardaggine nel non accogliere la proposta del loro Maestro. Più Gesù annuncia una messianicità fatta di amore disinteressato, di servizio, di dono di sé, più scopriamo i discepoli immersi in accese dispute sul potere, sui loro progetti di primeggiare; questa volta nel tentativo maldestro di due di loro,
Giacomo e Giovanni, di piegare Gesù ai loro desideri, per esaudire la loro brama di potere. Essi non si accostano al Signore per andargli "dietro" ma, come Pietro, gli si mettono davanti quasi a volerlo sostituire nella guida della comunità. Anche stavolta però Gesù stronca sul nascere ogni tentativo in questo senso. Il cammino del Signore verso Gerusalemme avverrà chiaramente sotto il segno del servizio e della consegna di sé fino alla morte. Avere parte con Lui allora, "bere il calice che egli beve o ricevere il battesimo con cui è battezzato" significa partecipare del suo stesso destino, nel servizio, fino alla morte. Significa essere immersi negli abissi della sofferenza e della morte "intimamente innestati in lui, a somiglianza della sua morte"(Rm 6,5), seguirlo totalmente fino al Golgotha.
Per ogni discepolo non esiste altra via alla gloria che seguire il Maestro fino alla croce, per amore. Nella Chiesa perciò le gerarchie dei valori, i criteri che dominano il mondo sono rovesciati, dando il primato assoluto non al potere ma al servizio nell'amore gratuito. Come per Gesù, così anche per i discepoli.