di Enzo Bianchi
È ormai vicinissima la celebrazione del sinodo dei vescovi che dovrà riflettere e anche prendere decisioni riguardo all’azione pastorale della chiesa verso la realtà della famiglia, come è vissuta oggi nella chiesa e nel mondo. Papa Francesco non solo ha voluto un iter di preparazione realmente “sinodale”, ma ha cercato e cerca di garantire ai padri sinodali la libertà di esprimersi, chiedendo un ascolto reciproco rispettoso, senza condanne né impazienze. Il suo atteggiamento riecheggia quello di Benedetto XV, che nella sua prima enciclica, Ad beatissimi apostolorum (1° novembre 1914), volendo chiudere una stagione ecclesiale di intransigenza, integralismo e impedimento della libertà di espressione e di opinione pubblica nella chiesa, scriveva: “Nelle discussioni si rifugga da ogni eccesso di parole, perché ne possono derivare gravi offese alla carità; ognuno liberamente difenda la sua opinione, ma lo faccia con rispetto, né creda di poter accusare altri di fede sospetta o di mancata disciplina per la semplice ragione che la pensa diversamente da lui”.
Dunque, proprio in nome di questa libertà di espressione, credo si possano porre alcune osservazioni di critica costruttiva sull’Instrumentum laboris che segnerà il dibattito sinodale. Innanzitutto, sarebbe auspicabile una maggior vigilanza riguardo a espressioni e parole che paiono ormai attestate senza un’adeguata. Confesso che l’espressione ricorrente “vangelo della famiglia” mi appare non coerente con una lettura evangelica. Questo genitivo applicato al Vangelo rischia di depotenziare il Vangelo stesso. Nel Nuovo Testamento si parla solo di “Vangelo della pace” (Ef 6,15), di “Vangelo della salvezza” (cf. Ef 1,13), espressioni che attestano la buona notizia che porta shalom e salvezza, in verità sinonimi nel linguaggio biblico. Cosa significa invece questa espressione enfatica? Che c’è una buona notizia-vangelo da parte di Gesù sulla realtà della famiglia? Che la famiglia è buona notizia? Il Vangelo in verità è solo Gesù Cristo e Gesù Cristo è il Vangelo. La famiglia è una realtà relativa che sta nello spazio della sequela, è una realtà umana che non è Vangelo ma, anzi, deve essere evangelizzata. In essa, infatti, coesistono grandezza e miseria, amore e contraddizione all’amore, fedeltà e infedeltà, peccato e grazia.
La vigilanza sulle parole ci spinge a un altro rilievo critico, riguardante l’espressione “matrimonio naturale” (cf. §§ 39-40) o “famiglia solo secondo natura”. Si tratta di un modo di esprimersi
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