Ci sono beni di cui dobbiamo godere tutti, nei "deserti" di ieri e di oggi
La giusta legge del pane
di Luigino Bruni
Mosè insegnò la benedizione da elevare dopo aver consumato la manna: ‘Benedetto sii tu, Signore nostro Dio, sovrano del mondo, che nella tua magnanimità provvedi al mondo intero, che nella tua grazia concedi pietoso il cibo a ogni creatura, perché eterno è il tuo favore. Grazie alla tua generosità il cibo non ci è mai mancato e mai ci mancherà’ (Louis Ginzberg, Le leggende degli ebrei, IV).
"La gratuità più grande è quella che scende dal cielo ogni mattina insieme alla rugiada. Il mondo è immerso nella gratuità. E’ più vera e presente della cattiveria che pur non manca. Abita in mezzo a noi, la possiamo trovare negli alberi, dentro le nostre famiglie, nei cespugli, sotto i nostri capannoni e negli uffici, nei mercati, nelle piazze, negli ospedali, nelle scuole, in fondo al cuore della nostra gente. È qui, nello stupore della ferialità, dove c’è la gratuità che ci salva. L’attraversamento dei nostri deserti sarebbe molto più sopportabile se solo sapessimo riconoscere, con l’aiuto degli occhi dei profeti, la provvidenza che ci avvolge, ci può nutrire, ci nutre.
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Chi ha conosciuto la vera fame e la vera sete ha potuto raggiungere dimensioni della condizione umana che gli hanno donato, nella tragedia, parole più grandi che hanno arricchito il suo repertorio antropologico e spirituale. Sa parlare meglio dell’uomo sazio, sa pregare e cantare di più. È anche questo uno dei paradossi della terra: la sofferenza ci dischiude nuovi orizzonti dell’umano, ma non dobbiamo darci pace fino a quando tutte le sofferenze eliminabili non saranno cancellate dalle nostre società. Resteranno sempre quelle ineliminabili, per le quali ci manca oggi una cultura per trasformarle in canti e salmi, per trasformarne almeno qualcuna.
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La legge della manna ci ricorda che non tutti i beni sono beni economici, e che i beni economici non diventano ‘mali’ solo se altri beni restano non-economici.
Molti beni sono anche merci, ed è bene che lo siano. Ci sono però beni che smettono di essere beni (cose buone) se diventano merci. L’amicizia non è un business, la preghiera non è magia, una persona non è una risorsa umana, se e fino a quando restano faccende di gratuità. E la manna-gratuità ha la sua legge intrinseca e fortissima: non si lascia usare a scopo di lucro, e imputridisce nelle mani di chi vorrebbe abusarne. È così che si è salvata anche sotto i peggiori imperi, che resiste in tutti i luoghi dell’umano, che continua a sfamare i poveri della terra: “Gli Israeliti mangiarono la manna per quarant'anni, fino al loro arrivo in una terra abitata: mangiarono la manna finché non furono arrivati ai confini della terra di Canaan” (16,35).
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