Genealogia di Gesù, figlio di Abramo
e Nuova Umanità
di fr. Egidio Palumbo
(VIDEO INTEGRALE)
I MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA – 2015
della Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G. (ME)
AFFIDATI AD UNA PROMESSA
Il cammino umano e di fede dei Patriarchi
11 MARZO 2015
Vogliamo fissare lo sguardo su Gesù, come ci invita Eb 12,2, vedendolo in relazione con i numerosi testimoni della storia della salvezza che lo hanno preceduto. In questo ci aiutano due pagine evangeliche che tracciano, con prospettive diverse e complementari, la genealogia di Gesù: Mt 1,1-17 e Lc 3,23-38.
1. Il dono del Messia atteso e inatteso che realizza le promesse
a) La genealogia che traccia l’evangelista Matteo apre il suo vangelo. In 1,1 così scrive: «Libro della genesi di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo». È un’affermazione programmatica di tutto il vangelo. Matteo ci vuole parlare dell’inizio di un “nuovo mondo”, di una nuova storia che sta nascendo con il Messia/Cristo Gesù. E questo “inizio” avviene per il fatto che la vita di Gesù si innesta completamente in tutti coloro – famosi e sconosciuti – che l’hanno preceduto e in un certo modo li porta “dentro di sé”. Anche se la lunga storia che lo precede alterna periodi d’oro a periodi burrascosi, anni felici ad anni tristi, vicende esemplari a vicende drammatiche e piene di intrighi, Gesù non disprezza nulla e nessuno, ma ricapitola tutto in sé, accoglie e assume tutti e ciascuno nella sua persona umano-divina per far rinascere dal di dentro della storia una storia nuova, per rinnovare dal di dentro la vita del popolo di Dio.
Gesù, infatti, è figlio di Abramo, ovvero, come ogni ebreo è erede delle promesse che Dio ha fatto ai padri: la promessa di una discendenza benedetta e di una terra, suo dono, in cui abitare; e nello stesso tempo, in quanto figlio di Abramo, Gesù stesso è il dono inatteso, sorprendente di Dio.
Ma Gesù è anche figlio di Davide, ovvero è il Messia Re promesso da Dio al re Davide (2Sam 7,1-17) e perciò è il Messia atteso; tuttavia anche se viene da Israele – Giuseppe, lo sposo di Maria, è della discendenza di Davide e Maria di Nazareth è ebrea – anche per Israele Gesù Messia è un dono di Dio (2Sam 7,11-14), un dono anch’esso nuovo e sorprendente, come lo testimonia l’annuncio della sua nascita di Figlio di Dio secondo lo Spirito (Mt 1,18-25).
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Gesù è il Nuovo Adamo, l’Uomo Nuovo (nel senso collettivo di umanità, non di genere) che libera questa nostra umanità generata dal peccato di idolatria dell’antico progenitore. L’idolatria nasce da una nostra relazione adulterata con Dio (porsi al posto di Dio, presunzione di diventare come dei “padri eterni” in questo mondo) e da una visione narcisistica ed eccentrica di noi stessi (crearsi un dio a misura dei propri bisogni e desideri, un dio a nostra immagine e somiglianza, ovvero un idolatrare noi stessi, magari facendolo passare come una rivendicazione della propria dignità… ).
Gesù, invece, non è né un eccentrico, né un narciso. Immergendosi nella storia complessa, e a volte dolente, burrascosa, tumultuosa (come le onde del mare) e fallimentare di questa umanità, ne assume tutto il peso e la responsabilità, ponendosi – in obbedienza alla volontà del Padre e per amore dei falliti – “sotto” e all’ultimo posto come Figlio di Dio e come Servo, al fine di rinnovare dal di dentro l’umanità e aprire in questo mondo, spesso senza speranza, nuovi orizzonti e nuovi cammini. «Chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27).
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