Altri pensieri
Mercoledì santo
di don Antonio Savone
Is 50,4-9
Sal 68
Mt 26,14-25
Nel cuore della cena l’annuncio del tradimento. Ci sorprende da una parte e ci consola dall’altra il fatto di sapere che Gesù quella sera si consegnava ad un gruppo di discepoli con le loro riconosciute debolezze e con i loro confessati tradimenti. Si consegnava pur sapendo che quelle mani non erano certo affidabili. Chi di noi lo avrebbe fatto? Noi non ci consegneremmo. Se non abbiamo la garanzia della affidabilità piuttosto non ci esponiamo. Sta qui la vera esposizione dell’Eucaristia. Noi ne abbiamo inventato un’altra tra ceri e fiori sull’altare, ma la vera esposizione è l’esporsi, il suo porsi fuori consegnandosi. Lui, il Signore, ridotto a una cosa. C’è da domandarsi se anche noi non perpetuiamo questa manipolazione del sacramento là dove viviamo dei riti ma non degli incontri.
Come si risponde a un Dio che si espone? Non certo con la diffidenza, non con la paura di rischiare o con la cautela.
Giuda non concorda con Gesù nel modo di vedere le cose e soprattutto nell’intervento da intraprendere. Il suo modo di intendere il Cristo era tanto distante da quel povero Cristo incamminato verso una croce.
Giuda, in questa vigilia del Triduo Santo, è per noi sprone a verificare le nostre aspettative nel permanere alla sequela del Signore Gesù. Quante volte non concordiamo con il suo Vangelo! Quante volte vediamo scombussolati i nostri piani! Talvolta percepiamo il Signore quasi come un fastidio, un intralcio dal momento che non è catalogabile nei nostri schemi e progetti. Giuda voleva che il Cristo fosse “suo”. In fondo si perpetua continuamente lasciare il vero Dio a discorrere sul monte con Mosè e così costruircene uno a valle a nostra misura. E non poche volte troviamo anche qualche Aronne disposto ad aiutarci in una simile impresa.
Quest’oggi ci chiediamo: io chi seguo?
...
È vero: ci vuole coraggio per scegliere il Signore ma ce ne vuole almeno altrettanto per discostarci da lui. E così ci barcameniamo. E come Giuda finiamo per servirci persino dei gesti di amicizia senza caricarli più del loro significato. Giuda pone gesti di amicizia (mangia il boccone offerto dal Signore) ma si pone fuori da quell’amicizia.
Quale significato io do ai gesti di comunione che pongo in atto?
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