“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”. Nella storia della chiesa ci si è più sovente soffermati sulla seconda parte della frase, riportata dall’evangelista Matteo, traendone conseguenze decisive sull’esercizio del ministero di presidenza all’interno delle singole comunità cristiane e della chiesa universale. Ma può essere altrettanto fecondo sostare sulla prima parte della frase e chiederci chi era quel pescatore di Galilea cui Gesù si rivolse con un assertivo “Tu sei Pietro”. Sì, perché costui in realtà si chiamava Simone, figlio di Giona (bar Ionas, secondo l’uso del tempo di identificare le persone con il patronimico), e diventa Pietro solo dopo la vocazione da parte di Gesù che, secondo la tradizione veterotestamentaria, gli cambia il nome per indicare la nuova missione cui è destinato.
Gli scritti del Nuovo Testamento non ci danno una biografia di Simon Pietro, ma ce lo consegnano sotto diverse angolature: come figura storica, uno dei dodici discepoli che “stavano con Gesù”, come ministro con una funzione precisa nella prima comunità postpasquale, come figura vivente cui riferirsi per la guida del gregge del Signore nella cammino storico della chiesa.
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I commentatori più arditi hanno accennato al “percorso” della fede, alla bellezza come pungolo - per credenti e non - a mettersi davanti agli interrogativi ultimi, per il resto sul web rimbalzano dispacci con l’elenco di (illustri) nomi degli artisti chiamati a raccolta nella mostra “Il cammino di Pietro”, che questo pomeriggio 6 febbraio viene inaugurata dal Segretario di Stato vaticano e sarà allestita fino all’1 maggio a Castel Sant’Angelo, in occasione dell’Anno della fede. E se la presentazione alla stampa è stata sotto tono, non mancano spunti interessanti. Don Alessio è un giovane vice parroco di un piccolo paese della Carnia, amante ed esperto di arte. Con i suoi ragazzi e parrocchiani inizia ad allestire mostre, finché l’eco arriva a Roma. Al Vaticano l’onore di saperlo valorizzare: in pochi mesi ha costruito un percorso originale – sarebbe riduttivo definirlo una mostra, ben dice il titolo che si tratta di un cammino – con 37 opere da nove paesi europei, tra cui due prime assolute: “L’angelo libera Pietro dal carcere” di Luca Giordano e “Le lacrime di Pietro” del Guercino, mai esposti finora fuori dalla loro sede (il primo a Londra, il secondo a Bologna)...
La mostra “Il Cammino di Pietro”, una delle iniziative in calendario per l’Anno della Fede, propone, fino al 1 maggio 2013, capolavori provenienti dalle più prestigiose sedi museali europee. Federico Chiapolino per Radio Vaticana, ha chiesto al curatore, don Alessio Geretti, su quali criteri si è basato per proporre un tema così impegnativo.