Pubblico delle grandi occasione nella sala grande della Cavallerizza reale per Enzo Bianchi, teologo e priore della comunità di Bose. È un fenomeno poco conosciuto in occidente quello dei pazzi per Cristo; un fenomeno antico, presente soprattutto nelle chiese cristiane orientali.
Eppure è possibile scorgere dei segni di follia anche nei santi occidentali. San Francesco compì dei gesti che portarono chi lo vide a dargli del pazzo. La rinuncia dei beni e il suo spogliarsi davanti ad un pubblico erano delle azioni eversive che veicolavano in maniera potente l’annuncio cristiano. “A volte è necessario compiere questo tipo di gesti per far sì che il messaggio evangelico sia eloquente”.
Paolo annunciò il cristianesimo in termini ancora oggi scandalosi. Nella lettera ai Corinzi si legge “l’annuncio di Cristo è scandaloso per gli ebrei e follia per i pagani”. “Senza essere peccatore, Dio fece di Gesù peccato” agli occhi degli ebrei. Gesù è morto fuori dalla città santa vicino ad uno dei luoghi impuri per eccellenza, un cimitero pagano. Subì il martirio della croce nudo, perché per gli ebrei la nudità rappresentava la vergogna. Ma l’amore richiede sempre un sacrificio; quando si fa dono di se stessi bisogna essere pronti a sacrificarsi.
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Nella storia del monachesimo, alcuni uomini e donne hanno caratterizzato il loro stile di vita ascetica attraverso forme di abdicazione alla normalità, di follia agli occhi dei loro contemporanei: non per protagonismo eccentrico, ma per opporre la stoltezza della croce a quanti di questa croce hanno fatto un labaro, un’insegna trionfante, un emblema dell’imperium ecclesiale sul mondo. A volte, in una chiesa fatta di sapienti, di intellettuali, di arconti, di istituzioni ordinate e allineate non è stato possibile testimoniare la “follia della croce” di cui parla l’apostolo Paolo se non assumendo la forma della pazzia, dell’eccesso, della non-normalità. Questi testimoni amavano definirsi “semplici, idioti, pazzi” e sceglievano di confondere “ciò che è” attraverso la debolezza di “ciò che non è” (cf.Prima Lettera ai Corinti 1,28) in nome di un amore folle per il Crocifisso, il Disprezzato, l’Alienato fino alla morte e alla morte di croce. Il corpo di questi uomini e queste donne, “fratello asino”, rivestendo la forma della follia è divenuto segno efficace di quella stoltezza di Dio che confonde la sapienza umana: a volte si è spogliato nudo, altre volte ha mostrato un eccesso di stravaganza oppure si è mescolato ai trasgressori dell’ordine costituito, si è reso familiare alle bestie, ha assunto la forma del peccatore, preferendo dimorare nei postriboli piuttosto che tra le colonne delle chiese affollate di cristiani ipocriti e formalisti...
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