Un fatto di cronaca "triste" che ha causato la "fuga di oltre 600 famiglie cristiane nel timore di nuove violenze". Così Paul Bhatti, consigliere speciale del Primo Ministro per l'Armonia nazionale, commenta ad AsiaNews l'arresto di una bambina di 11 anni affetta da sindrome di down, che rischia fino all'ergastolo per un presunto caso di blasfemia... Il politico cattolico non risparmia al contempo critiche contro attivisti e organizzazioni per i diritti umani, che hanno voluto "speculare" sul dramma per un tornaconto personale, manipolando in alcuni casi la realtà. Critiche giungono anche dal vescovo di Islamabad-Rawalpindi mons. Rufin Anthony, secondo cui "molti navigatori e iscritti ai social network" non comprendono "la portata" dei loro commenti e "l'impatto" che possono avere su una vicenda di cronaca.
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Ieri, a quarantott’ore dall’arresto di Rimsha Masih, la ragazzina cristiana accusata di aver bruciato pagine del Corano, arrestata per blasfemia e quindi passibile di pena di morte, il presidente del Pakistan Asif Ali Zardari ha chiesto di essere informato sul caso, da lui stesso definito "grave". Nel frattempo, i contorni della vicenda si sono fatti un poco più chiari: Rimsha non ha 11 anni come si pensava ma "addirittura" 13; non è affetta da sindrome di Down ma da una forte disabilità mentale; e l’arresto magari le procurerà la pena capitale ma nel frattempo l’ha con ogni probabilità salvata dal linciaggio da parte di una folla inferocita di musulmani, che non avevano visto nulla ma erano più che disposti a regolare i conti, tanti contro una bambina disabile sola, sul posto. In più, non è chiaro a nessuno se Rimsha abbia dato fuoco a quelle carte (che altri, peraltro, avevano già gettato tra i rifiuti) o se si sia fatta incuriosire dalle fiamme. In ogni caso, non si trattava di pagine del Corano ma di una sorta di antologia del testo sacro dell’islam.
Se non ci fossero tanti, troppi precedenti (compreso quello di Asia Bibi, che ha appena completato il terzo anno di prigionia), non riusciremmo a credere che di fronte a un’aberrazione di questo genere il presidente Zardari, invece di intervenire senza esitare, chieda notizie, magari agli stessi funzionari ai quali la solita denuncia senza prove è bastata per sbattere in galera una bambina disabile. Se crede, signor Presidente, oltre a quelle appena riportate, possiamo darle noi altre notizie...
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