L’eucaristia nel naufragio della vita.
L’esperienza dell’apostolo Paolo
(At 27,35)
Gregorio Battaglia
(VIDEO INTEGRALE)
13 novembre 2024 - Quarto dei
Mercoledì della Spiritualità 2024
promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G. (ME)
“La preghiera apre
la porta alla speranza”
L’azione di grazie di Paolo nel naufragio del mondo
Una lettura di Atti 27
L’incontro con il Signore risorto sulla strada di Damasco ha avuto l’effetto di ribaltare completamente la vita di Paolo. Egli non ha soltanto smesso di perseguitare i cristiani o per dirla con il linguaggio degli Atti degli Apostoli, ‘quelli della via’, ma ha iniziato a guardare il mondo, le persone, gli eventi della storia sotto la luce del Signore Risorto. Nonostante avversità e prove della vita Paolo è, sì, l’uomo della preghiera, ma soprattutto l’uomo del rendimento di grazie, l’uomo “eucaristico”.
Questa sua attitudine al rendimento di grazie è ben riscontrabile in quasi tutte le sue lettere, che si aprono sempre con un esplicito riferimento al suo fare “eucarestia”, perché quella comunità a cui lui sta rivolgendo il suo scritto è opera di Dio, è frutto di quella Parola, che una volta annunziata si sviluppa e cresce. Paolo è ben consapevole che l’esistenza di una comunità di discepoli del Signore non è ascrivibile soltanto alla fatica apostolica, ma è principalmente opera dello Spirito del Signore che precede e predispone i cuori all’accoglienza della Parola.
E’ quanto mai significativo il modo con cui Paolo apre la lettera rivolta alla comunità di Filippi: “Rendo grazie(faccio eucarestia)al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo dal primo giorno fino al presente. Sono convinto che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1,3-6). Paolo riconosce che il Vangelo è giunto a Filippi prima del suo arrivo, dato che nel racconto degli Atti viene detto che mentre egli è in preghiera durante la notte, riceve una visione dove un Macedone lo supplica dicendo: “Vieni in Macedonia e aiutaci(At 16,9). Paolo non ha difficoltà ad ammettere che l’opera della evangelizzazione è innanzitutto opera del Signore, che agisce con il suo Spirito nelle profondità del cuore umano, predisponendolo all’accoglienza della parola degli apostoli.
Il senso dell’azione di grazie in Paolo
Nella preghiera di rendimento di grazie Paolo intende riconoscere che la diffusione del Vangelo in mezzo ai popoli, che non condividono la fede ebraica, è opera del Signore, grazie al dinamismo sprigionato dall’evento della sua resurrezione. Il mondo è abbracciato dalla sua luce e la sua Signoria non conosce confini. Se il seme del Vangelo trova un terreno disponibile, tutto questo è certamente opera di Dio.
Questo sguardo contemplativo, che cerca di cogliere la presenza attiva di Dio nella storia umana, offre a Paolo la possibilità di affrontare le contraddizioni e le chiusure degli uomini con la ferma convinzione che il vero protagonista è Lui. La fede nella resurrezione del Signore diventa la chiave interpretativa della storia, che gli permette di vedere una luce oltre il buio degli eventi presenti. Tutto, anche il negativo, rientra nel modo provvidenziale di come Dio conduce la storia umana verso il porto della salvezza. Si può ben dire che l’ascolto orante della Scrittura e la memoria della passione gloriosa del Signore con la luce della sua resurrezione costituiscono gli assi portanti, che gli consentono di affrontare le contraddizioni della storia con lo sguardo rivolto a Colui che deve venire per instaurare il suo Regno.
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Incontro integrale
Guarda i post degli incontri già pubblicati:
- il primo dei Mercoledì - Viviamo oggi in un mondo chiuso alla speranza? - Felice Scalia (VIDEO)
- il secondo dei Mercoledì - Nella notte della storia la preghiera apre alla speranza. A confronto con i testimoni della fede. - Alberto Neglia (VIDEO)