#Inutile
di Gianfranco Ravasi
Tutto è inutile. Ho pregato, non ho ottenuto nulla; ho bestemmiato, non ho ottenuto nulla. Sono stato egoista, nulla è cambiato né in me né intorno a me. Ho amato, nulla è cambiato né in me né intorno a me. Ho fatto qualche poco di bene, non sono stato compensato; ho fatto del male, non sono stato punito. Tutto è ugualmente inutile.
Righe terribili, sintesi di una vita solitaria e frustrata, annotate nel Diario del 1959 di Guido Morselli, un originale scrittore i cui romanzi vennero sistematicamente respinti dai vari editori, per avere successo solo dopo la sua morte per suicidio nel 1973. Egli era vissuto in modo schivo e ritirato nella sua villa nel Varesotto, ma il travaglio della sua anima, oltre che nei romanzi, era stato espresso nei saggi, riflesso di un tormento e di una ricerca interiore. La confessione che abbiamo citato è l’approdo finale nel quale l’autore si volge indietro a guardare l’intera autobiografia ponendola all’insegna dell’inutilità.
Preghiera e bestemmia, odio e amore, egoismo e generosità: «Tutto è stato ugualmente inutile». Non è raro incontrare persone che, forse senza scavare dentro di sé come ha fatto Morselli, trascinano i loro giorni seguendo solo le farfalle dell’illusione, la chimera di un successo, il miraggio di un’apparenza per ritrovarsi alla fine senza un frutto tra le mani. Un’eco di questa esperienza è anche nella Bibbia nell’amaro ritornello dell’Ecclesiaste o Qohelet: «Vanità della vanità, tutto è vanità». Può essere talora colpa di un’inerzia interiore o di un pessimismo di fondo. Ma spesso è l’indifferenza del prossimo, è l’abbandono a creare nell’altro questo vuoto sterile.
(Fonte: “Il Sole 24 Ore” del 1 dicembre 2024)