Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



martedì 3 ottobre 2023

LAMPEDUSA - QUELLA TRAGEDIA CHE NON CI HA INSEGNATO NIENTE - A dieci anni dall'eccidio

LAMPEDUSA

QUELLA TRAGEDIA CHE 
NON CI HA INSEGNATO NIENTE

Il 3 ottobre 2013 a largo di Lampedusa morirono 368 persone, i superstiti furono 155. A intervenire per primo nei soccorsi fu Vito Fiorino con la Gamar e altri pescatori di Lampedusa. Erano passati appena pochi mesi dalla visita di Papa Francesco sull’isola. Quello che fu uno dei più gravi naufragi dell’immigrazione avveniva a poche centinaia di metri dalla costa


«Adamo dove sei, dov’è tuo fratello?, sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi», a Lampedusa non erano trascorsi neanche tre mesi dalla storica visita di Papa Francesco sull’isola dove il Pontefice aveva parlato al mondo intero di quella «globalizzazione dell’indifferenza» davanti al dramma delle morti nel Mediterraneo Centrale. Era il mattino del 3 ottobre 2013, le parole di Papa Francesco riecheggiano a poche centinaia di metri dall’isola dei conigli di Lampedusa. Un barcone sovraccarico va in fiamme e si ribalta. «Gridavamo aiuto ma nessuno ci ascoltava, abbiamo acceso le luci ma nessuno ci vedeva, ad un certo punto il capitano ha acceso un lenzuolo e l’ha agitato. Entrava acqua, il barcone è affondato», fu il racconto dei superstiti davanti alle autorità di quel tempo, l’allora presidente del Consiglio Enrico Letta, l’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano, l’ex presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso. Morirono in 368 in quella che fu una delle stragi con il più alto numero di vittime nel Mediterraneo centrale.

I superstiti furono 155, 47 di questi furono salvati da Vito Fiorino e da i suoi amici che la sera prima stavano trascorrendo una serata in barca. «Alessandro mi diceva che sentiva vusciare, che in dialetto siciliano significa il verso dei gabbiani. Era la prima volta che rimanevo a dormire in barca. Ci siamo subito spostati e siamo andati incontro a quelle voci. Non erano i gabbiani. Erano mani intrise di olio che si alzavano dall’acqua in cerca disperata di aiuto, uomini, donne e bambini che gridavano help, help». La Gamar di Vito Fiorino con gli amici Grazia, Linda, Rosaria, Carmine, Marcello e Alessandro ne portò in salvo 47, di cui una donna. Nel frattempo arrivarono gli altri pescatori, l’imbarcazione Nica di Costantino Baratta e Onder Vecchi: «Li sollevavamo dall’acqua come fossero sacchi di patate», ricorda Baratta. Altri 18 e due cadaveri arrivano invece al molo nella barca di Domenico e Raffaele Colapinto. Il resto dei superstiti, in totale con i salvataggi dei pescatori furono 155, vennero soccorsi da due motovedette della guardia costiera.

Solomon, Ambasager, Amanuel, Rezene, Alex, Aregai, Russom, sono alcuni dei ragazzi eritrei salvati da Vito Fiorino, oggi alcuni di loro si trovano a Lampedusa dove ogni anno per il 3 ottobre partecipano a un momento di preghiera e di commemorazione: «mi chiamano father, papà», dice commosso Vito dalla sua gelateria O’Scia in via Roma.

Da quel 3 ottobre 2013 a Lampedusa poco sembra essere cambiato. Secondo le ultime stime di Save The Children sono oltre 28 mila i migranti morti o dispersi nel Mediterraneo centrale da quella data, 1.143 il numero dei minori, di cui più di cento, il 4 percento del totale soltanto nel 2023.

Le bare allineate nell’hangar dell’aeroporto o quelle bianche arrivate questo inverno al molo Favaloro raccontano di un dramma umano ancora aperto. E i familiari dei morti nel Mediterraneo centrale continuano a piangere i loro cari inginocchiati sulle banchine del molo.

«Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie?», diceva da Lampedusa nel 2013 Papa Francesco.

Nelle scorse settimane in meno di 48 ore il numero dei migranti sbarcati, oltre sette mila, ha superato quello degli abitanti. Tra i vivi anche i corpi di due neonati. Il 3 ottobre 2013 è una tragedia che non ci ha insegnato niente, è un grido di dolore che si rinnova e diventa memoria.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Alessandro Puglia 02/10/2023)


**********

A dieci anni dall'eccidio
Scritto da Tonio Dell'Olio 
e pubblicato in Mosaico dei Giorni il 03/10/2023


Per i 10 anni dalla strage in mare, madre di tutte gli eccidi del Mediterraneo, non si riesce a trovare le parole.

Ma non le avevamo nemmeno 10 anni fa. Erano solo grumi gelidi intorcigliati nella gola e nella pancia che diventavano lacrime solo se avevano il calore necessario a scongelarsi. Alla fine riuscirono persino a contarli. 368. Ma il numero non ha respiro e nemmeno uno sguardo. Il mattino dopo, per la prima volta, un Papa di nome Francesco visitava la tomba del suo santo. Del nostro santo. Del santo di quei morti. Solo tre mesi prima aveva scelto di andare a Lampedusa come prima uscita oltre le mura. Ma anche oggi forse è meglio il silenzio. Non è assenza di denuncia e di indignazione ma rispetto e riflessione. Oggi come allora un silenzio per non rischiare di far male con un dire inutile che galleggia appena mentre affondano la pietà, la solidarietà, l'umanità. Meglio il silenzio figlio del pudore.

**********
Vedi anche il post precedente:



S. TERESA DI LISIEUX - IMPORTANZA DI UN ANNIVERSARIO - Teresa del Bambino Gesù, santa “moderna” e oggi figura di riferimento anche per l’Unesco

S. TERESA DI LISIEUX
IMPORTANZA DI UN ANNIVERSARIO

Nella ricorrenza dei 150 anni dalla nascita di S. Teresa di Gesù Bambino (1873-2023) e dei 100 anni dalla sua Beatificazione (1923-2023), e inoltre a motivo del riconoscimento da parte dell'UNESCO della nostra sorella nel Carmelo annoverata nel biennio 2022-2023 tra le donne che con la loro vita, le loro azioni e i loro scritti hanno promosso i valori della pace, la Chiesa Cattolica ha indetto per il 2023 l'anno Giubilare di S. Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo.

Per vivere questo evento come occasione di grazia, la fraternità dei Carmelitani di Barcellona P.G. (ME) ha voluto dedicare gli ormai tradizionali “Mercoledì della Spiritualità” (ottobre-novembre) del 2023 all’esperienza spirituale di Teresa di Lisieux, con l’intento di accostarsi ai suoi Scritti e cogliere l’originalità e l’attualità del suo cammino di fede.

È significativo, infatti, che ella da Pio X sia stata riconosciuta, a sedici anni dalla morte (1913), «la più grande santa dei tempi moderni», da Pio XI nel 1925 proclamata patrona delle Missioni assieme a S. Francesco Saverio e da Giovanni Paolo II nel 1997 proclamata Dottore della Chiesa.
(fonte: fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto)

Vedi anche il post con il calendario degli incontri


N.B.: Tutti gli incontri saranno di presenza nella sala del convento ed anche on line
dalle ore 20.00 alle ore 21.00

Ecco il link per seguire la DIRETTA streaming


*************

Teresa del Bambino Gesù, santa “moderna” 
e oggi figura di riferimento anche per l’Unesco


Suscita stupore che la giovane francese, santa e Dottore della Chiesa, sia stata optata tra le personalità significative che l’Unesco, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, intende mettere in luce nel 2022-2023. Grato stupore, di cui però è necessario cogliere la ragione profonda perché non si tratta solo di superare una certa stucchevole visione di Teresa e delle sue rose, intrisa di superficialità ma di scendere nel profondo e comprendere l’impronta scientifica che lasciò impressa nella storia della spiritualità e della stessa teologia.
...


*************

Leggi anche l'articolo da Avvenire
L'anno giubilare di Teresa di Lisieux, santa che unisce Francia e Italia


3 ottobre Giornata nazionale delle vittime dell’immigrazione - OIM, UNHCR e UNICEF commemorano il 10° anniversario del tragico naufragio al largo di Lampedusa

OIM, UNHCR e UNICEF commemorano il 10° anniversario del tragico naufragio al largo di Lampedusa 
rinnovano l'appello per rafforzare il sistema di pattugliamento e soccorso nel Mediterraneo Centrale


  • Dal 2013 ad oggi oltre 28.000 migranti e rifugiati hanno perso la vita nel Mediterraneo, oltre 22.300 dei quali lungo la rotta del Mediterraneo centrale.
  • Solo nel 2023, sono più di 2.300 le persone morte o disperse nel Mediterraneo; di queste, già oltre 2000 - l'88% - sulla rotta del Mediterraneo centrale.

L'OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, l'UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e l'UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia, commemorano la Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, istituita per legge nel 2016 per onorare i 368 rifugiati e migranti morti nel tragico naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013 e tutti coloro che hanno perso la vita nel tentativo di trovare sicurezza e protezione in Europa. Pochi giorni dopo quel drammatico incidente, l’11 ottobre, un altro tragico episodio provocò quasi 300 vittime, tra cui molti bambini.

All’epoca, l’appello della comunità internazionale fu quello di impegnarsi a fondo per evitare il ripetersi delle tragedie di questo tipo. Eppure, nel corso degli ultimi dieci anni, il Mediterraneo centrale è stato teatro di continui naufragi e incidenti che hanno causato in totale almeno 22.300 morti. Solo nel 2023, sono già oltre 2.000 i morti e dispersi lungo la rotta, Sebbene la maggior parte di essi non sia stata identificata, secondo le recenti stime diffuse dall'UNICEF sarebbero almeno 289 i minori, 11 ogni settimana.

Quest’anno ricorre il decimo anniversario del tragico naufragio del 3 ottobre. In queste giornate, le tre organizzazioni sono presenti a Lampedusa per partecipare alle cerimonie di commemorazione organizzate dal “Comitato 3 ottobre”, a cui partecipano le organizzazioni della società civile, rappresentanti delle istituzioni governative locali, nazionali ed europee, nonché giovani studenti provenienti da tutta Europa.

A distanza di dieci anni, i migranti e rifugiati che attraversano il Mediterraneo non hanno ancora altra scelta se non quella di affidarsi a trafficanti senza scrupoli che li mettono in mare su barche sovraffollate e inadatte alla navigazione, talvolta in condizioni metereologiche proibitive. Tentano la traversata persone in fuga da povertà, cambiamenti climatici o per scappare da guerre, persecuzioni e contesti pericolosi, siano essi nei loro paesi di origine, in quelli di transito o di prima destinazione, quali Libia e Tunisia. Si tratta di persone che cercano sicurezza, protezione e migliori opportunità per sé e per le loro famiglie.

A seguito della tragedia del 3 ottobre 2013, furono avviate operazioni di salvataggio coordinate fra le autorità italiane ed europee per prevenire ulteriori tragedie in mare. Tuttavia, negli ultimi anni, anche in seguito alla fine di tali operazioni congiunte, e nonostante gli sforzi della Guardia Costiera e delle altre autorità competenti, il meccanismo di soccorso in mare nel Mediterraneo centrale è diventato insufficiente. Il salvataggio di vite umane deve essere una priorità assoluta e l'OIM, l'UNHCR e l'UNICEF sollecitano maggiori risorse europee a supporto di un'operazione di ricerca e salvataggio dedicata, proattiva e coordinata. In questo contesto appare essenziale il sostegno fornito dalle organizzazioni non governative al fine di prevenire naufragi e perdite di vite umane.

Al contempo è fondamentale affrontare le cause profonde che spingono le persone a rischiare la loro vita e quella dei loro figli - adottando un approccio che preveda interventi simultanei per sostenere i Paesi che si trovano lungo le rotte principali per garantire l'accesso alla protezione in tutte le fasi del viaggio - ma anche promuovere l’apertura di canali sicuri e regolari per fornire una risposta efficace e a lungo termine a una crisi umanitaria che in dieci anni non è mai stata risolta.

In questo specifico momento occorre considerare che il flusso migratorio attuale, pur non rappresentando una crisi numerica a livello nazionale ed europeo, quest’anno coinvolge in modo importante l’isola di Lampedusa, dove si sono concentrati circa il 70% degli sbarchi del 2023 e dove si sono quindi create enormi difficoltà operative e logistiche. Risulta necessario quindi garantire trasferimenti tempestivi verso strutture adeguate, soprattutto per i minori, ragazze, donne e altre categorie con vulnerabilità specifiche.

La migrazione rappresenta uno degli eventi geopolitici più rilevanti del nostro secolo e richiede di essere affrontato con politiche lungimiranti che guardino al lungo termine, al fine di consentire a tutti gli Stati di trarre benefici da un fenomeno che rappresenta una risorsa per l’Europa così come per i paesi di origine dei migranti. La cooperazione e la solidarietà tra Stati rimane fondamentale per affrontare questa complessa sfida umanitaria e politica.

L'OIM, l'UNHCR e l'UNICEF continuano a collaborare con determinazione e impegno, insieme alla comunità internazionale, per cercare soluzioni sostenibili alla crisi umanitaria nel Mediterraneo. Il nostro comune obiettivo è quello di salvare vite umane e garantire i diritti fondamentali delle persone.

Lampedusa 2 ottobre 2023 

Per info:

Contatti:

OIM, Flavio Di Giacomo - Portavoce, 3470898996 fdgiacomo@iom.int
UNHCR Ufficio Stampa Federico Fossi 3490843461 fossi@unhcr.org
UNICEF Ufficio Stampa press@unicef.it Chiara Saturnino 3297219567

CHI SIAMO

OIM
L'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) fa parte del Sistema delle Nazioni Unite ed è la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio, fondata nel 1951 al fine di promuovere una migrazione umana e ordinata che possa portare benefici a tutti. Attualmente ha 175 stati membri ed è presente in oltre 100 paesi. L'Italia è uno dei paesi fondatori dell'Organizzazione.

UNHCR
L'UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, guida l'azione internazionale per proteggere le persone costrette a fuggire a causa di conflitti e persecuzioni. Forniamo assistenza salvavita come alloggi, cibo e acqua, aiutiamo a salvaguardare i diritti umani fondamentali e sviluppiamo soluzioni che garantiscano alle persone un luogo sicuro da chiamare casa, dove possono costruire un futuro migliore.

UNICEF
L’UNICEF, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, promuove i diritti e il benessere di bambini e adolescenti senza alcuna esclusione. Lavora in 190 paesi e territori per trasformare questo impegno in azioni concrete per tutti i bambini e gli adolescenti, in particolare per i più vulnerabili e gli esclusi, sempre e ovunque nel mondo. Dalla fine del 2016 l’UNICEF è operativo in Italia con un programma di risposta a favore dei minorenni migranti e rifugiati.


Don Luigi Ciotti: "Il problema è che oggi in Italia a fare la differenza è l'indifferenza!..."

Don Luigi Ciotti: "Il problema è che oggi in Italia a fare la differenza è l'indifferenza!..."


Don Luigi Ciotti intervistato da Diego Bianchi a Propaganda Live venerdì 29 settembre

Problema migranti

"... Il problema dei migranti, che ci poniamo spesso, sono delle deportazioni indotte. Hanno il diritto, come ci ricorda Papa Francesco, di restare nella loro terra, se ci sono le condizioni ... l'Africa sarebbe ricca se noi non gli portassimo via i suoi patrimoni, adesso però li respingiamo sempre e questo credo che sia una grande vergogna e questo è mortificante... 
Da 40 anni il gruppo in cui io vivo è in Africa, in Costa d'Avorio, che viene considerato Paese sicuro, ma guarda caso ho visto bambini morire di fame, di sete, perché non hanno l'accesso ai farmaci, che qui sarebbero facili da trovare... c'è la disperazione e noi li chiamiamo Paesi sicuri, andiamo a offrirgli quattro soldi perché si riprendano i migranti. È questo il modo di affrontare i problemi dell'umanità? Grida vendetta vedere tutto questo ... non fa onore al nostro Paese. 

Fa onore sentire che vogliono lottare contro i mandanti dei grandi traffici, su questo siamo d'accordo tutti, ma creiamo i flussi regolari perché le persone che sono nel bisogno possano essere accolte, accompagnate, rispettate, riconosciute. È stata la storia anche di milioni di italiani ... 

È mortificante vedere che si mandino le navi, le ong nel porto più lontano; lo si fa sulla pelle della disperazione e della sofferenza della gente, e di fronte a questo non si può stare zitti! Non dobbiamo stare zitti nessuno perché la malattia più terribile è sempre delegare qualcuno che dica delle cose, dobbiamo sentire il dovere di parlare e fare emergere questa ingiustizia; abbiamo questa responsabilità...

Il prezzo della libertà da un cpr è più o meno di 5000 euro... prezzo fissato dal Governo.
... Usiamo la nostra testa, la nostra intelligenza rischiamo di avere nel nostro Paese una cosa che non va bene, perché rischiamo che emerga sempre di più la politica della forza e non la forza della politica ...

Sui ragazzi minori che non riescono a dimostrare l'età... la maggior parte non riesce perché in alcuni Paesi non hanno neanche il registro delle nascite... I ragazzi cercano di diminuire l'età, ma le ragazze di aumentarla, perché qualcuno gli ordina di fare questo ... è il circuito della prostituzione.

Il problema sono anche gli italiani, ci vuole una rivoluzione delle coscienze che parte da qua (dal cuore) perché non è possibile accettare queste modalità questi linguaggi e queste politiche.

 Problema mafia

"... Non possiamo dimenticarci che l'ultima mafia è sempre la penultima perché possono scomparire alcuni personaggi, ma l'ultima mafia è sempre la penultima, perché nel codice genetico dei mafiosi c'è sempre un imperativo: il rigenerarsi; è la storia che ci ha consegnato questo.

E noi non possiamo continuare a tagliare la mala erba solo in superfice, quello che viene fatto da 150 anni, dobbiamo estirpare il male alla radice... è veramente una grande sfida culturale, educativa, sociale. Lotta alla mafia vuol dire casa, lavoro, cultura, scuola, sanità che funziona, vuol dire le politiche sociali. Continuiamo solo a rincorrere i sintomi, ma dobbiamo estirpare il male alla radice, non dimenticandoci che oggi le mafie restano uguali sempre alla loro sostanza, ma hanno cambiato la modalità, strategie, usando anche le nuove tecnologie, hanno aperto fronti diversi e quindi ci vuole ancora uno scatto in più, ma la risposta oggi deve essere una risposta collettiva, ci vuole anche qui una rivolta delle coscienze... 

Non possiamo da 150 anni continuare a parlare di mafia, se solo affidiamo questo compito, e lo dico con rispetto e gratitudine, a chi dà una risposta giudiziaria e fa quelle inchieste, e non affrontiamo l'altro nodo... L'Italia è all'ultimo posto in Europa per la povertà educativa. ... 

Il problema è che oggi in Italia a fare la differenza è l'indifferenza!...".


Guarda il video




lunedì 2 ottobre 2023

Tonio Dell'Olio Giornata internazionale della nonviolenza


Tonio Dell'Olio
Giornata internazionale della nonviolenza

Pubblicato in Mosaico dei Giorni il 02/10/ 2023

Per favore scrivetelo tutto attaccato: nonviolenza. Datele dignità di soggetto e non di semplice negazione come fosse solo l'altra faccia della medaglia della violenza.

Oggi che è la Giornata internazionale della nonviolenza decisa dall'Assemblea generale delle Nazioni unite nel 2007 – forse perché una Giornata non si nega a nessuno – impariamo almeno a comprendere la nonviolenza come scelta e stile di vita che mette in campo atteggiamenti e strumenti che indicano un'altra strada per la soluzione dei conflitti. Non è solo il sogno di un'altra storia possibile ma piuttosto il cantiere di un mondo nuovo che si costruisce passo dopo passo tanto nelle relazioni quotidiane che nella dimensione internazionale e planetaria. Che la scelta nonviolenta è vitale anche per il nostro stare dentro il creato e nella costruzione di un'economia che non uccida ma contribuisca a salvare vite umane. Nonviolenza che è tutt'altro che un'utopia dal momento che ha visto mille e mille situazioni storiche in cui ha generato frutti di liberazione. La scelta di questa data ricorda la nascita del Mahatma Gandhi (2 ottobre 1869) e la teorizzazione di quel che andava scrivendo nella vita degli abitanti dell'India.


Il Papa risponde ai Dubia di cinque cardinali

Il Papa risponde ai Dubia di cinque cardinali

I cardinali Brandmüller, Burke, Sandoval Íñiguez, Sarah e Zen Ze-kiun hanno presentato al Papa 5 domande con la richiesta di un chiarimento su alcune questioni relative alla interpretazione della Divina Rivelazione, sulla benedizione delle unioni con persone dello stesso sesso, sulla sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa, sulla ordinazione sacerdotale delle donne e sul pentimento come condizione necessaria per l'assoluzione sacramentale

Pubblicate sul sito del Dicastero per la Dottrina della Fede le risposte di Papa Francesco alle domande dei cardinali Brandmüller, Burke, Sandoval Íñiguez, Sarah e Zen Ze-kiun (VATICAN MEDIA Divisione Foto)

Papa Francesco ha risposto a 5 Dubia che gli avevano fatto pervenire nel luglio scorso i cardinali Walter Brandmüller e Raymond Leo Burke con l’appoggio di altri tre cardinali, Juan Sandoval Íñiguez, Robert Sarah e Joseph Zen Ze-kiun. Le domande dei porporati, in italiano, e le risposte del Papa, in spagnolo, sono state pubblicate oggi sul sito del Dicastero per la Dottrina della Fede (ndr in spagnolo). Di seguito il testo con una nostra traduzione in italiano delle risposte del Papa:


1) Dubium circa l'affermazione che si debba reinterpretare la Divina Rivelazione in base ai cambiamenti culturali e antropologici in voga.

Dopo le affermazioni di alcuni vescovi, che non sono state né corrette né ritrattate, si chiede se nella Chiesa la Divina Rivelazione debba essere reinterpretata secondo i cambiamenti culturali del nostro tempo e secondo la nuova visione antropologica che questi cambiamenti promuovono; oppure se la Divina Rivelazione sia vincolante per sempre, immutabile e quindi da non contraddire, secondo il dettato del Concilio Vaticano II, che a Dio che rivela è dovuta "l'obbedienza della fede"(Dei Verbum 5); che quanto è rivelato per la salvezza di tutti deve rimanere "per sempre integro" e vivo, e venire "trasmesso a tutte le generazioni" (7) e che il progresso della comprensione non implica alcun mutamento della verità delle cose e delle parole, perché la fede è stata "trasmessa una volta per sempre" (8), e il Magistero non è superiore alla parola di Dio, ma insegna solo ciò che è stato trasmesso (10).

Risposte di Papa Francesco

Cari fratelli,
benché non sempre mi sembri prudente rispondere alle domande rivoltemi direttamente, e sarebbe impossibile rispondere a tutte, in questo caso ho ritenuto opportuno farlo data la vicinanza del Sinodo.

Risposta alla prima domanda

a) La risposta dipende dal significato che attribuite alla parola "reinterpretare". Se è intesa come "interpretare meglio", l'espressione è valida. In questo senso, il Concilio Vaticano II affermò che è necessario che, con il lavoro degli esegeti - e aggiungo, dei teologi - "maturi il giudizio della Chiesa" (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica Dei Verbum, 12).

b) Pertanto, se è vero che la divina Rivelazione è immutabile e sempre vincolante, la Chiesa deve essere umile e riconoscere di non esaurire mai la sua insondabile ricchezza e di avere bisogno di crescere nella sua comprensione.

c) Di conseguenza, cresce anche nella comprensione di ciò che essa stessa ha affermato nel suo Magistero.

d) I cambiamenti culturali e le nuove sfide della storia non modificano la Rivelazione, ma possono stimolarci a esprimere meglio alcuni aspetti della sua traboccante ricchezza che offre sempre di più.

e) È inevitabile che ciò possa portare a una migliore espressione di alcune affermazioni passate del Magistero, ed è infatti successo così lungo la storia.

f) D'altra parte, è vero che il Magistero non è superiore alla Parola di Dio, ma è anche vero che sia i testi delle Scritture che le testimonianze della Tradizione necessitano di un'interpretazione che permetta di distinguere la loro sostanza perenne dai condizionamenti culturali. Questo è evidente, ad esempio, nei testi biblici (come Esodo 21, 20-21) e in alcuni interventi magisteriali che tolleravano la schiavitù (Cfr. Niccolò V, Bolla Dum Diversas, 1452). Non è un argomento secondario dato il suo intimo legame con la verità perenne della dignità inalienabile della persona umana. Questi testi hanno bisogno di un'interpretazione. Lo stesso vale per alcune considerazioni del Nuovo Testamento sulle donne (1 Corinzi 11, 3-10; 1 Timoteo 2, 11-14) e per altri testi delle Scritture e testimonianze della Tradizione che oggi non possono essere ripetuti così come sono.

g) È importante sottolineare che ciò che non può cambiare è ciò che è stato rivelato "per la salvezza di tutti" (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica Dei Verbum, 7). Perciò la Chiesa deve discernere costantemente ciò che è essenziale per la salvezza e ciò che è secondario o è meno direttamente connesso a questo obiettivo. Mi interessa ricordare ciò che San Tommaso d’Aquino affermava: "quanto più si scende ai particolari, tanto più aumenta l'indeterminatezza" (Summa Theologiae 1-1 1, q. 94, art. 4).

h) Infine, una sola formulazione di una verità non potrà mai essere adeguatamente compresa se viene presentata solitaria, isolata dal ricco e armonioso contesto dell'intera Rivelazione. La "gerarchia delle verità" implica anche collocare ciascuna di esse in adeguata connessione con le verità più centrali e con l'insieme dell'insegnamento della Chiesa. Ciò può infine portare a diversi modi di esporre la stessa dottrina, anche se “a quanti sognano una dottrina monolitica difesa da tutti senza sfumature, ciò può sembrare un’imperfetta dispersione. Ma la realtà è che tale varietà aiuta a manifestare e a sviluppare meglio i diversi aspetti dell’inesauribile ricchezza del Vangelo (Evangelii gaudium, 40). Ogni corrente teologica ha i suoi rischi, ma anche le sue opportunità.


2) Dubium circa l'affermazione che la diffusa pratica della benedizione delle unioni con persone dello stesso sesso, concorderebbe con la Rivelazione e il Magistero (CCC 2357).

Secondo la Divina Rivelazione, attestata nella Sacra Scrittura, che la Chiesa "per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone" (Dei Verbum 10): "In principio" Dio creò l'uomo a sua immagine, maschio e femmina li creò e li benedisse, perché fossero fecondi (cfr Gen l, 27-28), per cui l'Apostolo Paolo insegna che negare la differenza sessuale è la conseguenza della negazione del Creatore (Rom l, 24-32). Si chiede: può la Chiesa derogare a questo "principio", considerandolo, in contrasto con quanto insegnato da Veritatis splendor 103, come un semplice ideale, e accettando come "bene possibile" situazioni oggettivamente peccaminose, come le unioni con persone dello stesso sesso, senza venir meno alla dottrina rivelata?

Risposta di Papa Francesco alla seconda domanda

a) La Chiesa ha una concezione molto chiara del matrimonio: un'unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna, naturalmente aperta a generare figli. Solo a questa unione si può chiamare "matrimonio". Altre forme di unione lo realizzano solo "in modo parziale e analogico" (Amoris laetitia 292), per cui non possono essere chiamate strettamente "matrimonio".

b) Non è solo una questione di nomi, ma la realtà che chiamiamo matrimonio ha una costituzione essenziale unica che richiede un nome esclusivo, non applicabile ad altre realtà. Senza dubbio è molto di più di un mero "ideale".

c) Per questa ragione, la Chiesa evita qualsiasi tipo di rito o sacramentale che possa contraddire questa convinzione e far intendere che si riconosca come matrimonio qualcosa che non lo è.

d) Tuttavia, nel rapporto con le persone, non si deve perdere la carità pastorale, che deve permeare tutte le nostre decisioni e atteggiamenti. La difesa della verità oggettiva non è l'unica espressione di questa carità, che è anche fatta di gentilezza, pazienza, comprensione, tenerezza e incoraggiamento. Pertanto, non possiamo essere giudici che solo negano, respingono, escludono.

e) Pertanto, la prudenza pastorale deve discernere adeguatamente se ci sono forme di benedizione, richieste da una o più persone, che non trasmettano un concetto errato del matrimonio. Perché quando si chiede una benedizione, si sta esprimendo una richiesta di aiuto a Dio, una supplica per poter vivere meglio, una fiducia in un Padre che può aiutarci a vivere meglio.

f) D'altra parte, sebbene ci siano situazioni che dal punto di vista oggettivo non sono moralmente accettabili, la stessa carità pastorale ci impone di non trattare semplicemente come "peccatori" altre persone la cui colpa o responsabilità può essere attenuata da vari fattori che influenzano l'imputabilità soggettiva (Cfr. san Giovanni Paolo II, Reconciliatio et Paenitentia, 17).

g) Le decisioni che, in determinate circostanze, possono far parte della prudenza pastorale, non devono necessariamente diventare una norma. Cioè, non è opportuno che una Diocesi, una Conferenza Episcopale o qualsiasi altra struttura ecclesiale abiliti costantemente e ufficialmente procedure o riti per ogni tipo di questione, poiché tutto “ciò che fa parte di un discernimento pratico davanti ad una situazione particolare non può essere elevato al livello di una norma”, perché questo “darebbe luogo a una casuistica insopportabile” (Amoris laetitia 304). Il Diritto Canonico non deve né può coprire tutto, e nemmeno le Conferenze Episcopali con i loro documenti e protocolli variati dovrebbero pretenderlo, poiché la vita della Chiesa scorre attraverso molti canali oltre a quelli normativi.


3) Dubium circa l'affermazione che la sinodalità è "dimensione costitutiva della Chiesa" (Cost.Ap. Episcopalis Communio 6), sì che la Chiesa sarebbe per sua natura sinodale.

Dato che il Sinodo dei vescovi non rappresenta il collegio episcopale, ma è un mero organo consultivo del Papa, in quanto i vescovi, come testimoni della fede, non possono delegare la loro confessione della verità, si chiede se la sinodalità può essere criterio regolativo supremo del governo permanente della Chiesa senza stravolgere il suo assetto costitutivo voluto dal suo Fondatore, per cui la suprema e piena autorità della Chiesa viene esercitata, sia dal Papa in forza del suo ufficio, sia dal collegio dei vescovi insieme col suo capo il Romano Pontefice (Lumen gentium 22).

Risposta di Papa Francesco alla terza domanda

a) Sebbene riconosciate che l'autorità suprema e piena della Chiesa sia esercitata sia dal Papa a motivo del suo ufficio, sia dal collegio dei vescovi insieme al loro Capo, il Romano Pontefice (Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 22), con queste domande stesse manifestate il vostro bisogno di partecipare, di esprimere liberamente il vostro parere e di collaborare, chiedendo così una forma di "sinodalità" nell'esercizio del mio ministero.

b) La Chiesa è un "mistero di comunione missionaria", ma questa comunione non è solo affettiva o eterea, bensì implica necessariamente una partecipazione reale: non solo la gerarchia, ma tutto il Popolo di Dio in modi diversi e a diversi livelli può far sentire la propria voce e sentirsi parte del cammino della Chiesa. In questo senso possiamo dire che la sinodalità, come stile e dinamismo, è una dimensione essenziale della vita della Chiesa. Su questo punto ha detto cose molto belle san Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte.

c) Altra cosa è sacralizzare o imporre una determinata metodologia sinodale che piace a un gruppo, trasformarla in norma e percorso obbligatorio per tutti, perché ciò porterebbe solo a "congelare" il cammino sinodale ignorando le diverse caratteristiche delle diverse Chiese particolari e la variegata ricchezza della Chiesa universale.


4) Dubium circa il sostegno di pastori e teologi alla teoria che "la teologia della Chiesa è cambiata" e quindi che l'ordinazione sacerdotale possa essere conferita alle donne.

In seguito alle affermazioni di alcuni prelati, che non sono state né corrette né ritrattate, secondo cui col Vaticano II sarebbe cambiata la teologia della Chiesa e il significato della Messa, si chiede se è ancora valido il dettato del Concilio Vaticano II, che "il sacerdozio comune dei fedeli e quello ministeriale differiscono essenzialmente e non solo di grado" (Lumen Gentium IO) e che i presbiteri in virtù del "sacro potere dell'ordine per offrire il sacrificio e perdonare i peccati" (Presbyterorum Ordinis 2), agiscono in nome e nella persona di Cristo mediatore, per mezzo del quale è reso perfetto il sacrificio spirituale dei fedeli? Si chiede, inoltre, se è ancora valido l'insegnamento della lettera apostolica di san Giovanni Paolo II Ordinatio Sacerdotalis, che insegna come verità da tenere in modo definitivo l'impossibilità di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne, per cui questo insegnamento non è più soggetto a cambiamento né alla libera discussione dei pastori o dei teologi.

Risposta di Papa Francesco alla quarta domanda

a) "Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale differiscono essenzialmente" (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, 10). Non è opportuno sostenere una differenza di grado che implichi considerare il sacerdozio comune dei fedeli come qualcosa di "seconda categoria" o di minor valore ("un grado più basso"). Entrambe le forme di sacerdozio si illuminano e si sostengono reciprocamente.

b) Quando san Giovanni Paolo II insegnò che bisogna affermare "in modo definitivo" l'impossibilità di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne, in nessun modo stava denigrando le donne e conferendo un potere supremo agli uomini. San Giovanni Paolo II affermò anche altre cose. Ad esempio, che quando parliamo della potestà sacerdotale “siamo nell'ambito della funzione, non della dignità e della santità”. (san Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 51). Sono parole che non abbiamo accolto a sufficienza. Affermò anche chiaramente che sebbene solo il sacerdote presieda l'Eucaristia, i compiti "non danno luogo alla superiorità di alcuni sugli altri" (san Giovanni Paolo II, Christifideles laici, nota 190; Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Inter Insigniores, VI). Affermò anche che se la funzione sacerdotale è "gerarchica", non deve essere intesa come una forma di dominio, ma “è totalmente ordinata alla santità delle membra di Cristo” (san Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, 27). Se questo non viene compreso e non si traggono le conseguenze pratiche di queste distinzioni, sarà difficile accettare che il sacerdozio sia riservato solo agli uomini e non potremo riconoscere i diritti delle donne o la necessità che esse partecipino, in vari modi, alla guida della Chiesa.

c) D'altra parte, per essere rigorosi, riconosciamo che non è stata ancora sviluppata esaustivamente una dottrina chiara e autorevole sulla natura esatta di una "dichiarazione definitiva". Non è una definizione dogmatica, eppure deve essere accettata da tutti. Nessuno può contraddirla pubblicamente e tuttavia può essere oggetto di studio, come nel caso della validità delle ordinazioni nella Comunione anglicana.


5) Dubium circa l'affermazione "il perdono è un diritto umano" e l'insistere del Santo Padre sul dovere di assolvere tutti e sempre, per cui il pentimento non sarebbe condizione necessaria per l'assoluzione sacramentale.

Si chiede se sia ancora vigente l'insegnamento del Concilio di Trento, secondo cui, per la validità della confessione sacramentale è necessaria la contrizione del penitente, che consiste nel detestare il peccato commesso con il proposito di non peccare più (Sessione XIV, Capitolo IV: DH 1676), cosicché il sacerdote deve rimandare l’assoluzione quando sia chiaro che questa condizione non è adempiuta.

Risposta di Papa Francesco alla quinta domanda

a) Il pentimento è necessario per la validità dell'assoluzione sacramentale e implica l'intenzione di non peccare. Ma qui non c’è matematica e devo ricordare ancora una volta che il confessionale non è una dogana. Non siamo padroni, ma umili amministratori dei Sacramenti che nutrono i fedeli, perché questi doni del Signore, più che reliquie da custodire, sono aiuti dello Spirito Santo per la vita delle persone.

b) Ci sono molti modi di esprimere il pentimento. Spesso, nelle persone che hanno l'autostima molto ferita, dichiararsi colpevoli è una tortura crudele, ma il solo atto di avvicinarsi alla confessione è un'espressione simbolica di pentimento e di ricerca dell'aiuto divino.

c) Voglio anche ricordare che "a volte ci costa molto dare spazio nella pastorale all'amore incondizionato di Dio" (Amoris laetitia 311), ma si deve imparare. Seguendo san Giovanni Paolo II, sostengo che non dobbiamo richiedere ai fedeli propositi di correzione troppo precisi e sicuri, che alla fine finiscono per essere astratti o addirittura narcisisti, ma anche la prevedibilità di una nuova caduta "non pregiudica l'autenticità del proposito" (san Giovanni Paolo II, Lettera al Card. William W. Baum e ai partecipanti al corso annuale della Penitenzieria Apostolica, 22 marzo 1996, 5).

d) Infine, deve essere chiaro che tutte le condizioni che di solito si pongono nella confessione generalmente non sono applicabili quando la persona si trova in una situazione di agonia o con le sue capacità mentali e psichiche molto limitate.
(fonte: Vatican News 02/10/2023)


AUGURI A TUTTI I NONNI - Perché festeggiarli e quando nel mondo?

AUGURI A TUTTI I NONNI

I Paesi del mondo hanno scelto date diverse per celebrare le figure dei nonni: in Italia, la giornata a loro dedicata è il 2 Ottobre di ogni anno


Perché festeggiare i nonni

La Festa dei Nonni è celebrata in tutto il mondo per vari motivi. Innanzitutto, questa giornata offre l'opportunità di onorare e riconoscere il contributo significativo dei nonni nella vita dei loro nipoti. I nonni sono spesso una fonte di saggezza, affetto e stabilità nella vita dei bambini, e la Festa dei Nonni è un modo per ringraziarli per il loro amore incondizionato.

Inoltre, questa festa promuove il legame familiare e l'importanza delle relazioni intergenerazionali. Le tradizioni, i racconti e i valori trasmessi dai nonni hanno un impatto duraturo sulla crescita e lo sviluppo dei nipoti, contribuendo alla formazione di esseri umani responsabili e rispettosi.


Perché la festa dei nonni in Italia si celebra il 2 Ottobre?

La Festa dei nonni è stata istituita in Italia con la legge n. 159 del 31 luglio 2005 "per celebrare l'importanza del ruolo svolto dai nonni all'interno delle famiglie e della società in generale". Si festeggia il 2 ottobre.

La scelta della data di oggi per istituire una giornata nazionale come omaggio a tutti i nonni, non appare affatto casuale ma si carica invece di valenze metaforiche: il 2 Ottobre coincide infatti anche con la festa cattolica degli Angeli custodi, proprio per ribadire il legame simbolico fra le figure amorevoli e premurose dei nonni che vigilano sempre per il bene dei propri nipoti e, in generale, di tutta la famiglia.

Quando viene celebrata la festa dei nonni negli altri Paesi del mondo?

La proposta di istituire una giornata dei nonni risale al 1978 in Usa quando, sotto la presidenza di Jimmy Carter, venne ufficialmente riconosciuta con il nome di “National Grandparents Day”. L’idea di omaggiare l’importanza dei due capisaldi anziani della famiglia venne infatti suggerita da Marian McQuade, una casalinga del West Virginia che, madre di 15 figli, era diventata nonna per ben 40 volte. Questa nonna americana, dal 1970 si impegnò per vedere riconosciuti i meriti dei nonni, spesso trascurati, attraverso l’istituzione di una giornata che simbolicamente voleva ufficializzarne l’importanza a livello nazionale. Grazie all’operosa determinazione di questa nonna casalinga, dagli anni ’70 fino ai giorni nostri, la festa dei nonni in America si celebra ogni anno durante la prima domenica di settembre dopo il Labor Day che solitamente è il primo lunedì di settembre.

In Francia invece i nonni vengono festeggiati separatamente in base al genere: la festa della Nonna, istituita nel 1987, ricorre la prima domenica di marzo mentre la giornata dedicata al Nonno si festeggia la prima domenica di ottobre.

Nel Regno Unito la giornata dei nonni è stata introdotta negli anni Novanta e dal 2008 viene celebrata con regolarità la prima domenica di ottobre di ogni anno.

Giornata svizzera dei nonni dal 2016 viene celebrata a livello nazionale e annualmente, sempre la seconda domenica di marzo.

In Germania si festeggia la seconda domenica di ottobre dal 2010.

In Spagna e in Portogallo è una festa estiva, che ricorre il 26 luglio di ogni anno. E' la festa di San Giacomo e Sant'Anna, nonni di Gesù. 

Il 26 luglio  festeggiano anche altri paesi latinoamericani: Argentina, Nicaragua, Panama, Paraguay. 
In Messico però si festeggia il 28 agosto.

In Estonia la festa è stata introdotta nel 2010, viene celebrata la seconda domenica di settembre.

In Canada invece la festa dei nonni è stata introdotta nel 1995 ed è stata scelta la data del 25 ottobre per celebrarla.

A Singapore si festeggia dal 1999 la quarta domenica di novembre.

In Australia si festeggia il 30 ottobre con il nome di Grandparents Day.

In India il Grandparents' Day si festeggia la prima domenica dopo il Labor Day. 


Nella Chiesa cattolica è una festività relativamente recente che mira a celebrare i nonni in tutto il mondo; è stata istituita infatti da Papa Francesco la Giornata Mondiale dei Nonni e degli anziani ad annunciarlo è stato lui stesso all’Angelus di domenica 31 gennaio 2021. Questa giornata viene celebrata la terza domenica di luglio, in onore dei nonni di Gesù, San Gioacchino e Santa Anna. 

La Giornata Mondiale dei Nonni ha lo scopo di promuovere l'importanza dei nonni nella famiglia e nella società vuole essere un'occasione per i nipoti di mostrare affetto e riconoscenza ai loro nonni. 
È un giorno dedicato all'amore intergenerazionale e all'importanza della trasmissione di valori e tradizioni da una generazione all'altra. "È importante che i nonni incontrino i nipoti e che i nipoti si incontrino con i nonni, perché – come dice il profeta Gioele – i nonni davanti ai nipoti sogneranno, avranno illusioni [grandi desideri], e i giovani, prendendo forza dai nonni, andranno avanti, profetizzeranno."



«Fratelli e sorelle, peccatori sì – lo siamo tutti –, corrotti no! ... Maria, specchio di santità, ci aiuti a essere cristiani sinceri.» Papa Francesco Angelus 01/10/2023 (testo e video)

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 1° ottobre 2023



Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi il Vangelo parla di due figli, ai quali il padre chiede di andare a lavorare nella vigna (cfr Mt 21,28-32). Uno di loro risponde subito “sì”, ma poi non ci va. L’altro invece, dice di no, ma poi si pente e va.

Che dire di questi due comportamenti? Viene subito da pensare che andare a lavorare nella vigna richiede sacrificio e che sacrificarsi costa, non viene spontaneo, pur nella bellezza di sapersi figli ed eredi. Ma il problema qui non è tanto legato alla resistenza ad andare a lavorare nella vigna, ma alla sincerità o meno di fronte al padre e di fronte a se stessi. Se infatti nessuno dei due figli si comporta in modo impeccabile, uno mente, mentre l’altro sbaglia, ma resta sincero.

Guardiamo al figlio che dice “sì”, ma poi non va. Egli non vuole fare la volontà del padre, ma non vuole nemmeno mettersi a discuterne e parlarci. Così si nasconde dietro a un “sì”, dietro a un finto assenso, che nasconde la sua pigrizia e per il momento gli salva la faccia, è un ipocrita. Se la cava senza conflitti, però raggira e delude suo padre, mancandogli di rispetto in un modo peggiore di quanto non avrebbe fatto con uno schietto “no”. Il problema di un uomo che si comporta così è che non è solo un peccatore, ma un corrotto, perché mente senza problemi per coprire e camuffare la sua disubbidienza, senza accettare alcun dialogo o confronto onesto.

L’altro figlio, quello che dice “no” ma poi va, è invece sincero. Non è perfetto, ma sincero. Certo, ci sarebbe piaciuto vederlo dire subito “sì”. Non è così ma, per lo meno, manifesta in modo schietto e in un certo senso coraggioso la sua riluttanza. Si assume, cioè, la responsabilità del suo comportamento e agisce alla luce del sole. Poi, con questa onestà di fondo, finisce col mettersi in discussione, arrivando a capire di avere sbagliato e tornando sui suoi passi. È, potremmo dire, un peccatore, ma non un corrotto. Sentite bene questo: questo è un peccatore, ma non è un corrotto. E per il peccatore c’è sempre speranza di redenzione; per il corrotto, invece, è molto più difficile. Infatti i suoi falsi “sì”, le sue parvenze eleganti ma ipocrite e le sue finzioni diventate abitudini sono come uno spesso “muro di gomma”, dietro al quale si ripara dai richiami della coscienza. E questi ipocriti fanno tanto male! Fratelli e sorelle, peccatori sì – lo siamo tutti –, corrotti no! Peccatori sì, corrotti no!

Guardiamo ora a noi stessi e, alla luce di tutto questo, poniamoci qualche interrogativo. Di fronte alla fatica di vivere una vita onesta e generosa, di impegnarmi secondo la volontà del Padre, sono disposto a dire “sì” ogni giorno, anche se costa? E quando non ce la faccio, sono sincero nel confrontarmi con Dio sulle mie difficoltà, le mie cadute, le mie fragilità? E quando dico “no”, poi torno indietro? Parliamo con il Signore di questo. Quando sbaglio, sono disposto a pentirmi e a tornare sui miei passi? Oppure faccio finta di niente e vivo indossando una maschera, preoccupandomi solo di apparire bravo e per bene? In definitiva, sono un peccatore, come tutti, oppure c’è in me qualcosa di corrotto? Non dimenticatevi: peccatori sì, corrotti no.

Maria, specchio di santità, ci aiuti a essere cristiani sinceri.

___________________

Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle!

Ieri, a Piacenza, è stato proclamato beato don Giuseppe Beotti, ucciso in odio alla fede nel 1944. Pastore secondo il cuore di Cristo, non esitò ad offrire la propria vita per proteggere il gregge a lui affidato. Un applauso al nuovo beato!

Seguo in questi giorni la drammatica situazione degli sfollati del Nagorno-Karabakh. Rinnovo il mio appello al dialogo tra l’Azerbaigian e l’Armenia, auspicando che i colloqui tra le parti, con il sostegno della Comunità internazionale, favoriscano un accordo duraturo che ponga fine alla crisi umanitaria. Assicuro la mia preghiera per le vittime dell’esplosione di un deposito di carburante avvenuta nei pressi della città di Stepanakert.

Oggi inizia il mese di ottobre, il mese del Rosario e delle missioni. Esorto tutti a sperimentare la bellezza della preghiera del Rosario, contemplando con Maria i misteri di Cristo e invocando la sua intercessione per le necessità della Chiesa e del mondo. Preghiamo per la pace, nella martoriata Ucraina e in tutte le terre ferite dalla guerra. Preghiamo per l’evangelizzazione dei popoli. E preghiamo anche per il Sinodo dei Vescovi, che in questo mese vivrà la prima Assemblea sul tema della sinodalità della Chiesa.

Oggi si festeggia Santa Teresa del Bambino Gesù, Santa Teresina, la santa della fiducia. Il prossimo 15 ottobre si pubblicherà una Esortazione apostolica sul suo messaggio. Preghiamo Santa Teresina e la Madonna. Ci aiuti Santa Teresina ad avere fiducia e a lavorare per le missioni.

Saluto tutti voi, romani e pellegrini d’Italia e di tanti Paesi. In particolare saluto il gruppo del Santuario della Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane in Roma, i fedeli di una parrocchia di Catania, i cresimandi di Porto Sant’Elpidio, gli scout di Afragola e le confraternite di Arcieri Storici e di Cavalieri di San Sebastiano. Un pensiero e un incoraggiamento rivolgo all’Associazione Nazionale Donne Operate al Seno.

Oggi qui accanto a me, potete vedere, ci sono cinque bambini, in rappresentanza dei cinque continenti. Insieme con loro desidero annunciare che nel pomeriggio del 6 novembre, nell’Aula Paolo VI, incontrerò bambini di tutto il mondo. L’evento, patrocinato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, avrà come tema “Impariamo dai bambini e dalle bambine”. Si tratta di un incontro per manifestare il sogno di tutti: tornare ad avere sentimenti puri come i bambini, perché a chi è come un bambino appartiene il Regno di Dio. I bambini ci insegnano la limpidezza delle relazioni e l’accoglienza spontanea di chi è forestiero e il rispetto per tutto il creato. Cari bambini, vi aspetto tutti per imparare anch’io da voi.


A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

Guarda il video



domenica 1 ottobre 2023

Teresa di Lisieux: una rosa consumata dall’amore di Dio per arrivare a tutti

Cristiana Dobner

Teresa di Lisieux: una rosa consumata dall’amore di Dio per arrivare a tutti

Scrive padre Eugenio Maria, carmelitano: “Ad ogni svolta della storia, lo Spirito Santo pone una guida, ad ogni civiltà che inizia, dà un maestro incaricato di dispensare la sua luce. Alle soglie di questo mondo nuovo che s’annuncia, Dio ha posto Teresa di Gesù Bambino”. Nella nostra svolta Francesco scriverà e ci spiegherà perché oggi dobbiamo guardare a lei per passare da un regime di giustizia ad un desiderio ardente di assoluto e integro Amore

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

“Che cosa dirà mai la reverenda madre priora di questa ragazzetta?”. Era l’interrogativo di due consorelle carmelitane il 30 settembre 1887, una volta dato l’annuncio della morte di Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo.
Ora le due carmelitane saranno ridenti e stupefatte nel girotondo dei beati, la “ragazzetta” è niente meno che Dottore della Chiesa e figlia di santi.
Ragazzetta, in apparenza, quando entrò nel Carmelo di Lisieux a soli 15 anni. Donna forte, in realtà, dopo quella che chiamava la sua conversione nella Notte di Natale in cui gettò alle spalle la sua sensibilità ferita a quattro anni dalla morte della madre, dall’altro sgomento patito quando Paolina, la sorella che di lei si era presa cura, entrò nel Carmelo.

Teresa viveva un rapporto diretto, semplice e lineare con Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo e già anche lei guardava al Carmelo come il luogo in cui spendere la sua vita nella lode di Dio e per la salvezza di tutti, perché grande è il Signore, Colui che è misericorde.

Scoprire però sulla propria pelle che significhi distacco, fu esperienza dura per la bambina che si ammalò e fu guarita dal sorriso della Madre di Dio.
Un percorso arduo, pur nella felicità di una famiglia che viveva le gioie di un ambiente che non disdegnava né le vacanze né gli abiti belli ma in cui tutto e tutti sempre erano rivolti a Lui, a Dio. Semplicemente ma arditamente e costantemente.
Non era disinvolta Teresa e neppure legava molto con le compagne di classe, era ancora debole, divenne però rocciosa quando si affidò tutta e integralmente a Colui che dava senso alla sua vita e le fece scoprire che cosa il Signore, come missione, le aveva affidato nel suo pellegrinaggio, per il suo bene e per quello di tutti.

La diffusione dei suoi scritti conobbe una diffusione tale da far impallidire i più quotati best-seller odierni. I duemila esemplari, dati alle stampe un anno dopo la morte, si esaurirono rapidamente entro l’anno.

Già nel 1915 si contano ormai 211.000 copie di “Storia di un’anima”. E la sola scorsa alla bibliografia generale dedicata a Teresa rende consapevoli delle numerose edizioni e traduzioni che, anche al giorno d’oggi, continuano ad essere stampate.
Già nel 1930 si creò un Movimento per promuovere il Dottorato ed “epurare la devozione a Santa Teresa di Gesù Bambino da una lamentevole leggerezza e banalità che le danno purtroppo le persone mondane e superficiali, diminuendo così l’onore della Santa e della sua solida pietà. […] perché pare essere nei disegni provvidenziali che Dio abbia reso popolare questa dottrina insieme così grave e amabile per la santificazione del più grande numero possibile di anime”.
Pio IX disse al vescovo di Baieux: “Dite e fate dire che si è resa un po’ troppo insipida la spiritualità di Teresa. Com’è maschia e virile, invece! Santa Teresa di Gesù Bambino, di cui tutta la dottrina predica la rinuncia, è un grand’uomo”.
Oggi quel virile per noi donne… stona ma capiamo che cosa volle dire allora!

Certo è la santa delle rose, che getta a chi l’invoca una rosa per assicurare la sua presenza e il suo aiuto. Teresa però si considerava una rosa che l’Amore di Dio avrebbe consumato, sfogliandola, per arrivare a tutti: “Attirandomi, attira le anime che amo”. Questa semplice parola: “Attirami” è sufficiente. Signore, lo comprendo, quando un’anima si è lasciata catturare dall’odore inebriante dei tuoi profumi, non potrebbe correre da sola, tutte le anime che ama sono attirate sulla sua scia. Lo si fa senza costrizione, senza sforzo, è una conseguenza naturale della sua attrazione verso di te. Come un torrente che si getta con impeto nell’oceano e travolge tutto quanto incontra sul suo passaggio, così, o mio Gesù, l’anima che si tuffa nell’oceano senza rive del tuo amore attira con sé tutti i tesori che possiede…

Scrive padre Eugenio Maria, carmelitano: “Ad ogni svolta della storia, lo Spirito Santo pone una guida, ad ogni civiltà che inizia, dà un maestro incaricato di dispensare la sua luce. Alle soglie di questo mondo nuovo che s’annuncia, Dio ha posto Teresa di Gesù Bambino”.
Nella nostra svolta Francesco scriverà e ci spiegherà perché oggi dobbiamo guardare a lei per passare da un regime di giustizia ad un desiderio ardente di assoluto e integro Amore.
(fonte: Sir 26/08/2023)

************

Vedi anche il post (all'interno i link a quelli precedenti):



Si ricorda anche che i mercoledì della spiritualità promossi dalla Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) si svolgeranno dal 4 ottobre al 29 novembre (di presenza nella sala del convento e on line)


Preghiera dei Fedeli - Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME) - XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Preghiera dei Fedeli


 XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

1 Ottobre 2023 

Per chi presiede

Fratelli e sorelle, la Parola che oggi il Signore ci ha rivolta ci spinge ad un profondo discernimento sulla nostra vita di discepoli del Signore e sulla nostra condizione di figli del Padre, che sta nei cieli. Al Signore eleviamo le nostre preghiere ed insieme diciamo:

R/  Convertici a Te, o Signore

  

Lettore


- Abbi pietà, Signore, della tua Chiesa per le sue incoerenze, per le sue contraddizioni, per i suoi tradimenti. La presenza del tuo Santo Spirito la rinnovi e le dia quel coraggio necessario per rinnovarsi, per avere più forza nel testimoniare la verità della tua Parola e del tuo Vangelo. Preghiamo.


- Ti affidiamo, Signore, il prossimo inizio dei lavori della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi. Questa sinergia di pastori e di fedeli laici possa costituire un primo modello per uscire da una chiesa gerarchica e maschilista verso una Chiesa di comunione, dove poter sperimentare una fraternità ed una sororità reale. Preghiamo.

- Sono tanti, Signore, i popoli che non sanno cosa sia una vera pace. In modo particolare vorremmo ricordarci del popolo Ucraìno, così provato dal prolungarsi di una guerra irrazionale. Non vogliamo dimenticare il popolo palestinese, i popoli dei due Sudan, quello del Myanmar (ex Birmania) ed il dramma degli Armeni. Volgi su tutti loro il tuo sguardo e accresci in loro la speranza di un futuro diverso. Preghiamo.

- Nella memoria liturgica di Santa Teresa di Lisieux ti preghiamo, Signore, di donarci la sua stessa intelligenza spirituale ed il suo amore per Te, perché come lei impariamo a confidare in Te, e a fare della nostra vita un dono gratuito e un canto di amore in risposta al tuo amore folle per tutta l’umanità. Preghiamo.

- Guarda e custodisci, o Signore, quanti sono impegnati nel lavoro anche in giorno festivo. Sii vicino a tutte le persone malate e al personale sanitario che li assiste. Risveglia in tutti noi un maggiore impegno per il servizio verso i malati ed i poveri. Preghiamo.

- Davanti a te, Signore, umile nostro Servo, ci ricordiamo dei nostri parenti e amici defunti [pausa di silenzio]; ci ricordiamo anche dei migranti morti sulle rotte balcaniche, delle vittime della mafia, del caporalato e dell’usura. Accogli tutti nella Gerusalemme celeste, che non ha né mura, né fili spinati, né barriere. Preghiamo.


Per chi presiede

Ricordati, Signore Gesù, della tua fedeltà e della tua misericordia. Ascolta ed esaudisci le nostre preghiere, perché possiamo essere come tu ci vuoi, seguendo la via tracciata dal tuo Vangelo. Te lo chiediamo perché sei nostro Signore e Fratello, nei secoli dei secoli.  AMEN.