Quella bimba aggrappata a una camera d'aria
in balia del Mediterraneo
Una bambina di 11 anni della Sierra Leone è l'unica sopravvissuta di un naufragio nel Canale di Sicilia. Partiti in 45, si è salvata aggrappandosi a una camera d’aria. Il veliero Trotamar III della Ong Compass Collective l'ha soccorsa nella notte. Ora è al sicuro, ma suo fratello è disperso
C’è qualcosa di straziante e insieme profondamente umano nel pensare a quella bambina di 11 anni, sola nell’oscurità del Canale di Sicilia, a combattere contro il mare e il destino. Le sue piccole braccia strette a una camera d’aria, unico fragile confine tra la vita e l’abisso. E poi le sue grida, quelle che hanno bucato il buio e il fragore delle onde, e che hanno trovato orecchie pronte a rispondere: quelle dei sei membri dell’equipaggio del Trotamar III, un veliero nato non per crociere di piacere, ma per salvare vite.
Aggrappata alla vita, a un giubbotto di salvataggio, forse anche ai ricordi del fratello con cui era partita, ora disperso come gli altri 44 che con lei condividevano il viaggio della speranza. Una speranza spezzata dal naufragio, dalla tempesta, dalla furia cieca del mare che non conosce compassione.
Eppure, questa storia è anche un grido di speranza. È il segno che, nonostante tutto, esistono mani che si tendono, barche che si fermano, uomini e donne che ascoltano. L’hanno accolta, avvolta in una coperta termica, le hanno donato un piccolo kit: un album da colorare, colori con cui forse potrà iniziare a ridisegnare un futuro che, per quanto incerto, le è stato restituito.
Ora quella bambina è al sicuro, ma quante altre non ce l’hanno fatta? Quante voci sono state inghiottite dal silenzio delle acque? È una domanda che brucia e che ci obbliga a non distogliere lo sguardo. Forse è proprio lei, con la sua fragile resistenza, a ricordarci che l’umanità si misura nei gesti di chi non si arrende, neanche davanti al mare più scuro.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Ludovico Racco 11/12/2024)