Zuppi: «Un’alleanza tra generazioni
per superare paure e fragilità»
Il presidente della Cei riflette sull’insegnamento lasciato dalla pandemia: solo la solidarietà tra giovani e anziani può affrontare le sfide del nostro tempo, dalla solitudine alla crisi del futuro. «È nell’ascolto e nel dialogo che si costruisce la speranza di una società più unita». Pubblichiamo la prefazione al saggio di Vannino Chiti e Valerio Martinelli "Due generazioni, una rivoluzione", edito da Rubbettino
Esce in libreria per Rubbettino “Due generazioni, una rivoluzione”, di Vannino Chiti e Valerio Martinelli, un’opera che propone una riflessione approfondita e costruttiva sulle grandi sfide del nostro tempo, viste attraverso il dialogo tra due generazioni diverse ma complementari. Gli autori, guidati dalle domande di Chiara Pazzaglia, costruiscono un ricco confronto su temi cruciali con uno sguardo attento alla società ma anche alla dimensione spirituale. Il testo è arricchito dalla prefazione del Cardinale Matteo Maria Zuppi e dalla postfazione di Romano Prodi.
Pubblichiamo la prefazione del presidente della Cei.
Papa Francesco ha ripetuto spesso che la cosa peggiore dopo una pandemia è restare quelli di sempre, non fare tesoro della sofferenza vissuta per cambiare, per migliorare, rafforzare la consapevolezza che solo insieme c’è salvezza. Quando l’uomo imparerà? La tragica esperienza del Covid ha rivelato la fragilità della nostra condizione e ci ha insegnato che il nostro futuro si gioca tutto sul dialogo tra le generazioni e sulla solidarietà, l’unica che può permettere di affrontare le pandemie. E il male stesso è sempre pandemia.
Il primo aspetto è quello, molto concreto e vasto, del ruolo degli anziani nella società e nella Chiesa. Ritengo sia decisivo permettere agli anziani un coinvolgimento attivo nella vita sociale. Il primo problema di questa generazione è la lotta contro la solitudine e il senso di inutilità, l’idea di essere “scarto”, nonostante tutto quello che si è potuto dare nella vita. Anche da questa condizione non se ne esce da soli. La solitudine è come una pandemia invisibile che avvolge la vita di tante persone, spegne l’esistenza perché non siamo un’isola e solo nella relazione la persona trova sé stessa. La vecchiaia, ma non solo, è accompagnata da tanta solitudine che rende la condizione di fragilità insostenibile.
Dall’altra parte, ai giovani serve riscoprire il gusto di una vita senza paura, non perché senza consapevolezza ma con il vero antidoto alla paura: la speranza, la passione, il gusto del futuro, il desiderio di costruirlo e la consapevolezza di poterlo fare, per non arrendersi ai primi inevitabili ostacoli o cercare tante sicurezze da essere sempre insicuri. In queste due semplici indicazioni è racchiuso il senso di questo volume: tutti gli argomenti su cui si confrontano le voci delle due generazioni, dal lavoro al welfare, dall’Europa alla pace, dalla partecipazione al multiculturalismo, partono dal presupposto che solo aiutandosi e sostenendosi, scoprendosi complementari e non escludenti, giovani e anziani possono superare solitudini e paure.
Sappiamo bene che la denatalità è uno dei mali del nostro tempo: anche questa è frutto della paura del futuro, minacciosa proiezione del presente che fa rinchiudere nel consumo dell’oggi e, nonostante tante certezze impensabili nelle generazioni precedenti, queste non appaiono mai sufficienti. Senza passione e speranza restiamo prigionieri delle nostre paure. Occorre conciliare il lavoro con la famiglia, la giusta rivendicazione di un ruolo sociale unito a quello familiare. C’è davvero ancora molto da fare su questo che mi appare uno dei problemi principali da risolvere, senza dimenticare il precariato e la casa.
Serve allora un’alleanza che metta da parte, come già diceva papa Giovanni XXIII, ciò che ci divide e ci faccia scegliere ciò che ci unisce. Serve un sistema Paese che dia sicurezze, che punti sul benessere e sulla stabilità economica e lavorativa, senza dubbio. Ma serve anche, forse soprattutto, una riscoperta del gusto di una vita senza paura. È nella famiglia, come dice Papa Francesco, che si costruisce la speranza e la vita si mostra nella sua piena forza: è questa il migliore esempio di come si costruisca la storia, di generazione in generazione. E la famiglia è il primo laboratorio dove impariamo a pensarci insieme.
La conversazione che queste pagine ci affidano è frutto di due persone che si offrono l’un l’altro, senza fretta e senza concessioni all’epidermico o al sensazionale. Ho apprezzato il tentativo di Vannino Chiti e Valerio Martinelli, guidati dalle precise domande di Chiara Pazzaglia, di operare un confronto intergenerazionale su temi importanti. Ho notato che, quasi sempre, c’è piena convergenza di opinione. Ecco l’utilità del dialogo: ascoltarsi, confrontarsi, anche discutere, per far risaltare ciò che unisce più di ciò che divide, per pensarsi insieme. L’augurio è che, oltre le pagine del libro, questa capacità di ascolto e confronto tra generazioni possa essere di ispirazione e di stimolo a tanti, anche nella quotidianità.
Sono molti gli argomenti trattati, spaziando sui temi di maggiore passione sociale, in particolare il tema della transizione digitale ed ecologica, della partecipazione e, soprattutto, della pace, rappresentano davvero le sfide più importanti del nostro tempo. Attrezzarsi per affrontarle significa proprio farlo in una piena alleanza tra i più e i meno giovani, ognuno sostenendo l’altro con l’esempio della memoria passata e la fiducia nel futuro comune, che sia davvero di pace.
Come hanno scritto i nostri autori «È quel tutti insieme di Don Milani che ci piace: la sfida vera della nostra collettività è riscoprire la coesione come comunità di uomini e donne, il gioco di squadra, anche fra generazioni diverse che condividono un Cammino comune». La spiritualità si sottende a tutto ed è la passione che può generare il nuovo anche da quello che è vecchio.
(fonte: Famiglia Cristiana 06/12/2024)