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venerdì 29 novembre 2024

La preghiera del profeta Elia nei tempi di aridità spirituale (1Re 18,42-46; Gc 5,13-18) - Roberto Toni (VIDEO INTEGRALE)

La preghiera del profeta Elia
 nei tempi di aridità spirituale 
(1Re 18,42-46; Gc 5,13-18)
Roberto Toni
(VIDEO INTEGRALE) 

6 novembre 2024 - Terzo dei
Mercoledì della Spiritualità 2024
promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G. (ME)

“La preghiera apre la porta alla speranza”


1. La speranza umiliata

     Inizierei il presente tentativo di contributo al percorso di questi mercoledì sul tema “la preghiera apre la porta alla speranza” con una considerazione previa che sintetizzerei come l’umiliazione della speranza.

     Per i credenti la speranza è virtù teologale, per l’umanesimo laico è motore di ricerca, forse per la filosofia potrebbe essere accostabile come sottofondo comune ai trascendentali, al vero, al bello e al buono. Ma la speranza è anche derisa dalla disillusione e dal cinismo, data l’ambiguità di cui è stata rivestita nella storia. Manipolata nei sistemi di potere, essa è stata identificata in uomini, pensieri e costruzioni spesso totalizzanti, rivelatisi poi disastrosi per tutti coloro che vi avevano aderito. E più ampia è stata l’adesione, più coinvolgente l’investimento di energie ed attese, più la delusione è divenuta traumatica con il risultato di un rifiuto verso l’attesa di un cambiamento o anche solo di una svolta ai livelli più svariati. Gli esempi li abbiamo nelle ideologie socio-politiche, ma anche in quella che è (o che è stata) la vera e propria fede nel progresso.

    Basti pensare al calo lento ma inesorabile della partecipazione al voto elettorale. Fino alla posizione nichilistica di chi nega la speranza in quanto “non senso”, vedendola come un “sentimento” deresponsabilizzante, magari nella ricerca di sostituirvi un realismo della volontà che non lasci più spazio all’illusione, marcando così una pretesa definitiva età adulta per individui e società.

    Come se avessimo già vissuto e visto tutto. Come se nulla potesse più sorprendere o assumere i caratteri di una novità inedita tale da risvegliare e convogliare le energie necessarie per un di più di vita. È la drammatica sensazione di stanchezza che serpeggia nella cultura e nella politica, come anche a tutti i livelli del vivere civile e, non ultimo, anche nel panorama ecclesiale. Emerge così il tragico contraltare della speranza: la paura, l’angoscia, la fragorosa ma più frequentemente sottile e silenziosa disperazione.
...

5. La dignità della speranza, guarita grazie alla preghiera del giusto

   Se Dio fa fare esperienza della sua libertà che svincola e rilancia, la speranza che viene da lui assume i caratteri del dono imprevisto, libero, incondizionato. Si tratta di un dono calato nella storia, ma che non è prigioniero delle ambiguità della storia, quelle appunto che banalizzano la speranza.

   Sulla propria pelle, Elia elabora una purificazione della speranza agganciata esclusivamente alla libertà della parola, della voce di Dio. Ed è per questo che Elia diventa l’annunciatore dei tempi nuovi, il precursore del Messia (Ml 3,23-24); figura amata e attesa nella fede vissuta del popolo ebraico fino ad oggi.

    L’apostolo Giacomo, esortando i cristiani a riguardo della fede nella guarigione, esemplifica in Elia che «molto potente è la preghiera fervorosa del giusto» (Gc 5,16); l’uomo giusto è colui che lascia Dio essere Dio, che sa attendere la sua voce, che resta in ascolto sapendo di vivere nel mistero della presenza del Dio della speranza certa.

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