Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



domenica 31 marzo 2013

Omelia di P. Aurelio Antista (VIDEO)


VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA (ANNO C)

Omelia di  p. Aurelio Antista
Fraternità Carmelitana
di Pozzo di Pozzo di Gotto

"E' notte Santa! Questa è la notte in cui il Signore veglia. E anche noi stiamo vegliando alla Sua presenza. Questa è la notte in cui il Signore squarcia le tenebre più fitte e crea cose nuove. Crea la vittoria della vita sulla morte, la vittoria dell'amore su ogni forma di odio. Questa è la notte in cui Dio fa sorgere da morte Gesù di Nazareth e lo costituisce Signore della storia, il vivente, il datore di vita nuova ... "

GUARDA IL VIDEO



Non rassegniamoci mai! - Omelia di Papa Francesco nella Veglia Pasquale

... Cari fratelli e sorelle, nella nostra vita abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre! Il Signore è così.
Fratelli e sorelle, non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita!...
E questo è un messaggio rivolto a me, a te, cara sorella, a te caro fratello. Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo? I problemi, le preoccupazioni di tutti i giorni tendono a farci chiudere in noi stessi, nella tristezza, nell’amarezza… e lì sta la morte. Non cerchiamo lì Colui che è vivo!
Accetta allora che Gesù Risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia: Lui è la vita!...
Impariamo a fare memoria di quello che Dio ha fatto nella nostra vita! 
In questa Notte di luce, invocando l’intercessione della Vergine Maria, che custodiva ogni avvenimento nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51), chiediamo che il Signore ci renda partecipi della sua Risurrezione: ci apra alla sua novità che trasforma, alle sorprese di Dio, tanto belle; ci renda uomini e donne capaci di fare memoria di ciò che Egli opera nella nostra storia personale e in quella del mondo; ci renda capaci di sentirlo come il Vivente, vivo ed operante in mezzo a noi; ci insegni, cari fratelli e sorelle, ogni giorno a non cercare tra i morti Colui che è vivo. Amen.

Leggi il testo integrale dell'omelia di Papa Francesco nella Veglia Pasquale

GUARDA IL VIDEO

sabato 30 marzo 2013

SOLO QUANDO AVREMO TACIUTO di Don Tonino Bello


SOLO QUANDO AVREMO TACIUTO
di Don Tonino Bello

Solo quando avremo taciuto noi,
Dio potrà parlare.
Comunicherà a noi solo sulle sabbie del deserto.

Nel silenzio maturano le grandi cose della vita:
la conversione, l'amore, il sacrificio.
Quando il sole si eclissa pure per noi,
e il Cielo non risponde al nostro grido,
e la terra rimbomba cava sotto i passi,
e la paura dell'abbandono rischia di farci disperare,
restaci accanto.

In quel momento, rompi pure il silenzio: 
per dirci parole d'amore.
E sentiremo i brividi della Pasqua!



Domande su Gesù: il volto, il corpo, la passione - video da "A Sua Immagine" del 2/4/2010

Proponiamo lo speciale di "A Sua Immagine" andato in onda nel giorno della morte di Cristo il 2/4/2010.
Com'è morto esattamente? Che significato ha la sua morte? Perché è avvenuta tra sofferenze atroci? Accanto a queste domande, le domande dei telespettatori. Il Corpo, il Volto di Gesù nell'arte, le ferite dell'Uomo della Sindone, le storie di chi passato per una passione, la sua.

Domande su Gesù: il volto, il corpo, la passione



venerdì 29 marzo 2013

Omelia di P. Gregorio Battaglia (video)


Venerdì Santo
Passione del Signore
29-03-2013

Omelia di P.Gregorio Battaglia
Fraternità Carmelitana 
di Pozzo di Pozzo di Gotto 

Quello che abbiamo celebrato ieri sacramentalmente oggi lo riviviamo attraverso questo racconto della Passione del Signore; quasi la possibilità di ritornare sul luogo e di accompagnarlo, poter seguire i momenti di questa Passione e di scoprire anche dove ci porta perché il punto finale di questo racconto è l'accenno a questo giardino dove il Signore viene deposto. E la parola giardino fa richiamare in noi quell'immagine iniziale della prima pagina della Bibbia dove il Signore depone l'uomo nel giardino; ridare a questa terra l'opportunità di essere questo giardino, non luogo di morte, non un inferno, ma luogo di vita...

Guarda il video



Celebrazioni liturgiche del Venerdì Santo con il Santo Padre Francesco


29 Marzo 2013
 Venerdì Santo

Basilica Vaticana, ore 17.00
CAPPELLA PAPALE
Celebrazione della Passione del Signore


Colosseo, ore 21.15

Omelia di P.Alberto Neglia (video)


Messa in Coena Domini 
28-3-2013
Omelia di P.Alberto Neglia 
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Pozzo di Gotto

... La vita di Gesù è stata sempre donazione, attenzione agli altri, consegna nell'amore, desiderio di dare dignità ad ogni uomo; è passato facendo del bene, ridando la vista ai ciechi, mettendo in cammino chi faceva fatica perché era zoppicante, perché era bloccato, ridando libertà, gioia, questo ha fatto Gesù durante tutta la sua vita. E adesso ci dice l'Evangelista che Gesù sa bene, è cosciente, è consapevole che la sua vita terrena sta andando a compimento e Lui vuole manifestare fino in fondo che cosa significa amare. L'amore che ha manifestato all'umanità facendosi fratello, compagno di viaggio lo vuole esprimere senza nessuna riserva, fino in fondo...

GUARDA IL VIDEO


Il Papa celebra nel carcere minorile a Casal del Marmo la Messa in Coena Domini

Il Papa si è recato nel Carcere minorile romano di Casal del Marmo, dove ha presieduto la Messa in Coena Domini, che ricorda l'istituzione dell'Eucaristia e del sacerdozio. Papa Francesco, dopo la Messa nella Cappella si è recato nella palestra dell'istituto.
Durante l’omelia, il Pontefice ha ricordato che Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Questo - ha detto il Papa - è commovente...
E questo è un simbolo, un segno. Lavare i piedi - ha aggiunto il Papa - significa dire: io sono al tuo servizio. E anche per noi, cosa significa questo? Che dobbiamo aiutarci. Aiutarci l’un l’altro: questo è ciò che Gesù ci insegna ed è quello che io faccio. E lo faccio di cuore, perché è mio dovere. Come prete e come vescovo - ha poi detto il Papa - devo essere al vostro servizio. Ma è un dovere che mi viene dal cuore: lo amo. Amo questo e amo farlo perché il Signore così mi ha insegnato. Ma anche voi, aiutateci: aiutateci sempre. E così, aiutandoci ci faremo del bene. Adesso durante la lavanda dei piedi - ha concluso il Pontefice - ciascuno di noi pensi: “Io davvero sono disposta, sono disposto a servire, ad aiutare l’altro?”. Pensiamo questo, soltanto. E pensiamo che questo segno è una carezza che fa Gesù, perché Gesù è venuto proprio per questo. E’ venuto per servire, per aiutarci... 



Il calvario dei detenuti
La Messa celebrata dal Papa a Casal del Marmo dove sono reclusi 48 minorenni, ragazze e ragazzi è  un'occasione per riflettere sulle condizioni di chi vive dietro le sbarre.


giovedì 28 marzo 2013

"Quel Papa che lava i piedi" di Enzo Bianchi

Nella liturgia cattolica – ricca di molti segni, cioè di azioni eloquenti e gravide di significato – vi è un gesto che viene compiuto solo una volta all’anno, all’inizio dei tre giorni di memoria e celebrazione della passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo: la lavanda dei piedi. Questa azione è ispirata dal quarto vangelo, quello di Giovanni che, nel racconto dell’ultima cena fatta da Gesù con i suoi discepoli a Gerusalemme nei giorni precedenti la passione, non ricorda il segno del pane spezzato e del calice di vino condiviso quali memoria anticipata della passione e morte di Gesù, ma ricorda un’altra azione: Gesù, durante quella cena d’addio si alzò da tavola, si cinse ai fianchi un asciugamano e passò a lavare i piedi ai discepoli, uno dopo l’altro...
Questo il messaggio: il vescovo di Roma lava i piedi agli ultimi, pone un segno che il suo servizio è reso a quanti sono giudicati più lontani, ai confini della convivenza umana. È l’immagine della chiesa che si piega sui bisognosi: “Ero in carcere e siete venuti a visitarmi...” (Mt 25,36). Quella di papa Francesco è un’interpretazione audace, potremmo dire innovativa, generata da una chiesa, quella sudamericana, attenta ai poveri e agli oppressi, in una società che conosce la persecuzione, la prigionia, la violenza, sovente perpetrata anche contro innocenti. E la scelta di un carcere minorile è anche un segno forte di speranza posto proprio là dove la dimensione educativa che la costituzione assegna al carcere dovrebbe essere garantita con ancor maggiore efficacia, là dove ancor più intollerabili si fanno le condizioni disumane di sovraffollamento e di mancato rispetto della dignità personale.
Molti si scandalizzeranno di questo gesto compiuto fuori dalle basiliche del papa – San Giovanni in Laterano, San Pietro – vi sarà chi lo qualificherà di populismo o demagogia... 

Leggi tutto: "Quel Papa che lava i piedi" di Enzo Bianchi


S. Messa del Crisma Omelia di Papa Francesco - Testo e video


Il Papa celebra nella basilica di San Pietro la messa del crisma, durante la quale i sacerdoti rinnovano le promesse fatte al momento della ordinazione e durante la quale vengono benedetti gli oli che durante l'anno liturgico verranno usati per i riti. Papa Francesco celebra con circa 1600 tra cardinali, vescovi e preti, diocesani e religiosi, presenti a Roma.

Con gioia celebro la prima Messa Crismale come Vescovo di Roma. Vi saluto tutti con affetto, in particolare voi, cari sacerdoti, che oggi, come me, ricordate il giorno dell’Ordinazione....
 questo io vi chiedo: siate pastori con “l’odore delle pecore”...

Leggi il testo integrale dell'omelia

Guarda il video

La prima Udienza generale di papa Francesco - testo e video

Oltre venticinquemila fedeli hanno partecipato oggi alla prima Udienza generale di papa Francesco. Il Pontefice, entrato in piazza San Pietro a bordo della jeep scoperta, è stato accolto dai fedeli festanti che lo hanno salutato con tantissime bandiere e striscioni. Francesco ha più volte salutato calorosamente i pellegrini presenti con il gesto della mano e talvolta alzando il pollice in alto. Decine di bambini sono stati baciati da Francesco, che oggi non è sceso dall'auto, ma è stato aiutato più volte dal comandante della gendarmeria vaticana, generale Domenico Giani che ha sollevato i piccoli per avvicinarli al Pontefice. Dopo il bagno di folla, la prima catechesi. (fonte: Avvenire)

Fratelli e sorelle, buongiorno!
Sono lieto di accogliervi in questa mia prima Udienza generale. Con grande riconoscenza e venerazione raccolgo il “testimone” dalle mani del mio amato predecessore Benedetto XVI. Dopo la Pasqua riprenderemo le catechesi dell’Anno della fede. Oggi vorrei soffermarmi un po’ sulla Settimana Santa. Con la Domenica delle Palme abbiamo iniziato questa Settimana – centro di tutto l’Anno Liturgico – in cui accompagniamo Gesù nella sua Passione, Morte e Risurrezione.
Ma che cosa può voler dire vivere la Settimana Santa per noi? Che cosa significa seguire Gesù nel suo cammino sul Calvario verso la Croce e la Risurrezione?
Leggi il testo integrale dell'Udienza Generale



mercoledì 27 marzo 2013

"Giuda... il venir meno nella sequela" di Antonio Savone


Giuda... 
il venir meno nella sequela 

di Antonio Savone


Meditazione tenuta il 23 gennaio 2012 ai seminaristi nel Seminario di Albenga (SV) 

Introduzione 
La figura, il gesto e il dramma di Giuda hanno interessato e interrogato intere generazioni di credenti e non credenti. La sua vicenda resterà sempre un mistero impenetrabile e drammatico nello stesso tempo. 
Noi vogliamo accostare questa figura per cercare di rileggere che cosa può far sì che la nostra sequela venga meno. 
A ben guardare nel nostro cuore, dobbiamo riconoscere con umiltà, che in ognuno di noi c’è un poco Giuda: c’è il desiderio di Dio e c’è il legame con il mondo, c’è l’anelito alla bellezza e c’è un quotidiano cedimento alla mediocrità che ci infanga, c’è la percezione del profumo dell’amore e c’è l’olezzo dell’egoismo istintivo, c’è l’anelito al bene e c’è l’esperienza insistente del male. 
Potremmo sottoscrivere a buon diritto le parole di Paolo ai Romani: “Acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?” (Rm 7,22-24). 
Ma Paolo aggiunge subito: “Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo di Gesù Cristo” (Rm 7,25). 
Mai dimenticare questa confessione di fede espressa quasi con un grido! Mai lasciare spazio alla desolazione, alla rassegnazione e tantomeno alla disperazione! 
Quando Giuda si accostò al Signore per consegnarlo con un bacio ai suoi nemici, Gesù lo chiamò ancora una volta: Amico (Mt 26,50). E per gli amici Gesù era pronto a dare la propria vita, non solo quella nel tempo, ma la vita eterna (Gv 17,2). L’avrebbe data anche a Giuda se non avesse perso la fiducia in lui. 
La Chiesa sente di poter dire se questo o quello è in Paradiso, ma sente con altrettanta sicurezza che non può dire chi sia all’inferno. 
Giuda, nella sua sventurata esperienza, può esserci maestro, può insegnarci cosa evitare, su quali rischi vigilare, su quali sentieri rimanere e faticosamente perseverare...



Dal Getsemani alla tomba vuota … sui luoghi della Salvezza (video)


Dal Getsemani alla tomba vuota … 
sui luoghi della Salvezza

Una lettura “viva” dei luoghi santi … il Getsemani, il Cenacolo, il Calvario e il Sepolcro.
Il biblista Scott Hahn ci aiuta a comprendere i misteri della Salvezza



martedì 26 marzo 2013

Conformi a Cristo povero per una Chiesa povera - Meditazione per la Settimana Santa a cura di fr. Egidio Palumbo



Meditazione per la Settimana Santa
a cura di fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)



PASSIONE E RESURREZIONE / C
Conformi a Cristo povero per una Chiesa povera

1. La preghiera di Colletta della Messa della Domenica di Passione (o delle Palme) così si rivolge a Dio: «Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa’ che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione». E la seconda lettura (Fil 2,6-11) – un inno della chiesa primitiva al Cristo umile – così canta nei primi due versetti: «Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini». 

È significativo che la Grande Settimana o Settimana Santa – la Settimana che ci fa rivivere il Mistero Pasquale, mistero centrale della vita cristiana – si apre con la contemplazione del Cristo umile e povero, ingiustamente condannato, ma che Dio ha innalzato come Risorto. Gesù appartiene a quella grande schiera di umili e di poveri della storia che sono perseguitati e patiscono l’ingiustizia. 

Dalla Domenica di Passione fino alla Domenica di Resurrezione, tutta la Grande Settimana è attraversata dal filo d’oro (non certo l’unico) della povertà di Cristo e, di riflesso, della povertà della sua Chiesa. Seguiamone l’intreccio.

Omelia di P. Aurelio Antista (video)


 DOMENICA DELLE PALME (ANNO C)

Omelia di P. Aurelio Antista 
Fraternità Carmelitana
 di Pozzo di Pozzo di Gotto


" Il racconto della passione del Signore... racconto fatto di parole pesate, meditate, prima di essere scritte perchè contengono il messaggio della salvezza di tutti noi.
In questa parola passione noi riassumiamo tutte le sofferenze e le umiliazioni subite da Gesù... ma c'è anche un'altro significato della parola "passione", il suo amore appassionato, smisurato, che lo porta a consegnarsi per le sofferenze di tutti...

GUARDA IL VIDEO

lunedì 25 marzo 2013

Buon compleanno LIBERA


LIBERA COMPIE 18 ANNI: CONTINUIAMO A CAMMINARE INSIEME

Libera compie oggi diciott'anni. Diciott'anni, che nella vita di una persona segnano il passaggio alla maggiore età, il riconoscimento del diritto di voto, la partecipazione alla vita pubblica e democratica con tutti i suoi doveri e le sue responsabilità.
Nel nostro piccolo, però, ci sembra di poter dire che responsabile Libera ha cercato di esserlo sin dalla nascita, sin dal primo giorno, nella consapevolezza che responsabili non si può mai smettere di esserlo, perchè la responsabilità - il legame che ci lega gli uni agli altri, diversi come persone e uguali come cittadini - è il sale stesso della vita.
E' questa responsabilità ad aver reso possibili progetti ritenuti da molti irrealizzabili. E' questa responsabilità ad aver permesso a un numero crescente di persone, associazioni, gruppi di sentirsi corresponsabili, coinvolti in un impegno mai solo "contro" la peste mafiosa e i suoi tanti agenti, ma profondamente "per": per la giustizia sociale, per la ricerca di verità, per la tutela dei diritti, per una politica trasparente, per una legalità fondata sull'uguaglianza, per una cittadinanza all'altezza dello spirito e delle speranze della Costituzione.
Auguri allora per i tuoi diciott'anni, Libera, nella consapevolezza che il migliore modo di celebrarli è di continuare con maggior forza in un cammino che ha avuto sempre la "sana follia" di anteporre al "realismo del meno" il desiderio del più.
Continuiamo a camminare nella speranza insieme.
Luigi Ciotti

18 anni di memoria e di impegno, di crescita collettiva, di unione di singoli, sigle, scuole, università. 18 anni di vicinanza ai familiari delle vittime e alle vittime, ai testimoni di giustizia, a chi quotidianamente facendo il proprio mestiere si oppone alle mafie e alle logiche mafiose, che si annidano in tutte le professioni e ad ogni latitudine. Ci sono tre donne che è importante ricordare in una giornata così. Sono tre madri...


URGENZA IMMIGRAZIONE: Serve una programmazione politica e sociale

IMMIGRAZIONE

Avrebbe dovuto essere al centro della campagna elettorale e lo è stato solo in minima parte, ma ora, in questa confusa fase di trattative, ha la possibilità di tornare a vedersi riconosciuta l’importanza che merita. Sto parlando del tema dell’immigrazione, dei milioni di persone (e non semplicemente numeri) che, per il nostro paese, rappresentano una risorsa. E non un problema.
Se ci limitiamo a contare i cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia, questi rappresentano più del dieci per cento dell’occupazione nazionale. Solo nel campo dell’assistenza famigliare operano più di 750mila persone, l’85 per cento degli occupati dell’intero settore: è un contributo cruciale in un paese in cui ogni anno 90mila persone diventano non autosufficienti, spesso e volentieri, a carico della famiglia. E questo è solo un esempio. Ci sono poi gli infermieri, i muratori, chi lavora nelle cooperative che forniscono servizi di pulizie o di consegna merci...
Leggi tutto: Urgenza immigrazione di don Virginio Colmegna

Una volta terminata l’Emergenza Nord Africa, dove andranno i profughi espulsi in questi giorni dai centri di accoglienza? 

Serve "una programmazione politica e sociale che non porti il nostro Paese a ripetere l'estemporaneità e l'emergenzialità con cui si è affrontato il dramma dei rifugiati del Nord-Africa, dopo le 'primavere' arabe.
E'' quanto e' emerso da una riunione della Commissione episcopale per le migrazioni (Cemi) e della Fondazione Migrantes. Ne da' notizia Migrantes.
Le due organizzazioni, si legge in una nota, mostrano preoccupazione per i ripetuti casi di morte di giovani immigrati in Italia che vivono in condizioni drammatiche, in abitazioni di fortuna, senza i requisiti di sicurezza. La perdita del lavoro o il precariato, il rientro della famiglia in patria costringono molti immigrati, uomini e donne, a vivere in solitudine senza una fissa dimora o in condizioni precarie.


domenica 24 marzo 2013

Piazza San Pietro XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù: Omelia e Angelus di Papa Francesco - testo e video


XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù 
24/03/2013 

Omelia di Papa Francesco 


Gioia”, “Croce”, “giovani”: sono le tre le parole chiave della Domenica delle Palme e della Passione del Signore che stamattina Papa Francesco ci ha consegnato nella messa che ha presieduto sul sagrato della basilica di San Pietro, dopo aver benedetto i rami di ulivo e aver partecipato alla processione in piazza, dall’obelisco al sagrato. Nell’omelia il Santo Padre, ricordando che da 28 anni la Domenica delle Palme è la Giornata della Gioventù, ha dato appuntamento ai giovani a Rio de Janeiro per la Gmg.

Leggi il testo integrale dell'Omelia


OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO


1. Gesù entra in Gerusalemme. La folla dei discepoli lo accompagna in festa, i mantelli sono stesi davanti a Lui, si parla di prodigi che ha compiuto, un grido di lode si leva: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli» (Lc 19,38).

Folla, festa, lode, benedizione, pace: è un clima di gioia quello che si respira. Gesù ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non conta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio e si è chinato per guarire il corpo e l’anima.

Questo è Gesù. Questo è il suo cuore che guarda tutti noi, che guarda le nostre malattie, i nostri peccati. E’ grande l’amore di Gesù. E così entra in Gerusalemme con questo amore, e guarda tutti noi. E’ una scena bella: piena di luce - la luce dell’amore di Gesù, quello del suo cuore - di gioia, di festa.

All’inizio della Messa l’abbiamo ripetuta anche noi. Abbiamo agitato le nostre palme. Anche noi abbiamo accolto Gesù; anche noi abbiamo espresso la gioia di accompagnarlo, di saperlo vicino, presente in noi e in mezzo a noi, come un amico, come un fratello, anche come re, cioè come faro luminoso della nostra vita. Gesù è Dio, ma si è abbassato a camminare con noi. E’ il nostro amico, il nostro fratello. Qui ci illumina nel cammino. E così oggi lo abbiamo accolto. E questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia! Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! E in questo momento viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo! Seguiamo Gesù! Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù

2. Seconda parola. Perché Gesù entra in Gerusalemme, o forse meglio: come entra Gesù in Gerusalemme? La folla lo acclama come Re. E Lui non si oppone, non la fa tacere (cfr Lc 19,39-40). Ma che tipo di Re è Gesù? Guardiamolo: cavalca un puledro, non ha una corte che lo segue, non è circondato da un esercito simbolo di forza. Chi lo accoglie è gente umile, semplice, che ha il senso di guardare in Gesù qualcosa di più; ha quel senso della fede, che dice: Questo è il Salvatore. Gesù non entra nella Città Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia Isaia nella Prima Lettura (cfr Is 50,6); entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire il Calvario carico di un legno. E allora ecco la seconda parola: Croce. Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed è proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce! Penso a quello che Benedetto XVI diceva ai Cardinali: Voi siete principi, ma di un Re crocifisso. Quello è il trono di Gesù. Gesù prende su di sé... Perché la Croce? Perché Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio. Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, che poi nessuno può portare con sé, deve lasciarlo. Mia nonna diceva a noi bambini: il sudario non ha tasche. Amore al denaro, potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato! E anche - ciascuno di noi lo sa e lo conosce - i nostri peccati personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e verso l’intera creazione. E Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione. Questo è il bene che Gesù fa a tutti noi sul trono della Croce. La croce di Cristo abbracciata con amore mai porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quello che ha fatto Lui quel giorno della sua morte.

3. Oggi in questa Piazza ci sono tanti giovani: da 28 anni la Domenica delle Palme è la Giornata della Gioventù! Ecco la terza parola: giovani! Cari giovani, vi ho visto nella processione, quando entravate; vi immagino a fare festa intorno a Gesù, agitando i rami d’ulivo; vi immagino mentre gridate il suo nome ed esprimete la vostra gioia di essere con Lui! Voi avete una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore non invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete bene che il Re che seguiamo e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete vergogna della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé, nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio Lui ha vinto il male. Voi portate la Croce pellegrina attraverso tutti i continenti, per le strade del mondo! La portate rispondendo all’invito di Gesù «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (cfr Mt 28,19), che è il tema della Giornata della Gioventù di quest’anno. La portate per dire a tutti che sulla croce Gesù ha abbattuto il muro dell’inimicizia, che separa gli uomini e i popoli, e ha portato la riconciliazione e la pace. Cari amici, anch’io mi metto in cammino con voi, da oggi, sulle orme del beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Ormai siamo vicini alla prossima tappa di questo grande pellegrinaggio della Croce. Guardo con gioia al prossimo luglio, a Rio de Janeiro! Vi do appuntamento in quella grande città del Brasile! Preparatevi bene, soprattutto spiritualmente nelle vostre comunità, perché quell’Incontro sia un segno di fede per il mondo intero. I giovani devono dire al mondo: è buono seguire Gesù; è buono andare con Gesù; è buono il messaggio di Gesù; è buono uscire da se stessi, alle periferie del mondo e dell’esistenza per portare Gesù! Tre parole: gioia, croce, giovani.

Chiediamo l’intercessione della Vergine Maria. Lei ci insegna la gioia dell’incontro con Cristo, l’amore con cui lo dobbiamo guardare sotto la croce, l’entusiasmo del cuore giovane con cui lo dobbiamo seguire in questa Settimana Santa e in tutta la nostra vita. Così sia.

Guarda il video dell'Omelia

Angelus
Cari fratelli e sorelle,
al termine di questa celebrazione, invochiamo l’intercessione della Vergine Maria affinché ci accompagni nella Settimana Santa. Lei, che seguì con fede il suo Figlio fino al Calvario, ci aiuti a camminare dietro a Lui, portando con serenità e amore la sua Croce, per giungere alla gioia della Pasqua. La Vergine Addolorata sostenga specialmente chi sta vivendo situazioni più difficili. Un ricordo va alle persone affette da tubercolosi, poiché oggi ricorre la Giornata mondiale contro questa malattia. A Maria affido in particolare voi, carissimi giovani, e il vostro itinerario verso Rio de Janeiro.
A luglio a Rio! Preparatevi spiritualmente il cuore.
Buon cammino a tutti!
Bonne route à tous !
I wish you all much joy on your journey.
Alles Gute für euren Weg auf Ostern hin und nach Rio!
¡Buen camino para todos!
Um bom caminho a todos!
Dóbrey drógui!

Angelus Domini…

Guarda il video dell'Angelus


In memoria di monsignor Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador assassinato il 24 marzo del 1980

«Romero continua ad essere presente nello spirito, nell'impegno, nella coscienza dei popoli di tutta l'America e della Chiesa». Così il premio Nobel per la Pace Adolfo Perez Esquivel, ha ricordato monsignor Oscar Romero, l'arcivescovo di San Salvador, impegnato contro la dittatura nel suo Paese e ucciso il 24 marzo del 1980. A margine di un incontro organizzato in memoria di Romero ai Musei Capitolini di Roma, il premio Nobel ha raccontato: «io conoscevo Romero, era un vescovo semplice, nell'umiltà si vedeva la grande umanità. Due giorni prima che lo uccidessero avevo parlato telefonicamente con lui perché sarei dovuto andare in Salvador per incontrarlo, proprio il giorno in cui venne assassinato». Romero, aggiunge Perez Esquivel, «mi disse che mi stava aspettando». «Romero non è solo un martire, ma un profeta», conclude il premio Nobel per la Pace ricordando che proprio giovedì scorso nell'incontro con Papa Francesco avevano parlato di lui. (Giacomo Galeazzi)



IN MEMORIA DEL VESCOVO ROMERO
« In memoria del vescovo Romero
In nome di Dio vi prego, vi scongiuro,
vi ordino: non uccidete!
Soldati, gettate le armi...
Chi ti ricorda ancora,
fratello Romero?
Ucciso infinite volte
dal loro piombo e dal nostro silenzio.
Ucciso per tutti gli uccisi;
neppure uomo,
sacerdozio che tutte le vittime
riassumi e consacri.
Ucciso perché fatto popolo:
ucciso perché facevi
cascare le braccia
ai poveri armati,
più poveri degli stessi uccisi:
per questo ancora e sempre ucciso.
Romero, tu sarai sempre ucciso,
e mai ci sarà un Etiope
che supplichi qualcuno
ad avere pietà.
Non ci sarà un potente, mai,
che abbia pietà
di queste turbe, Signore?
nessuno che non venga ucciso?
Sarà sempre così, Signore? »
(David Maria Turoldo)

Quest’anno il 24 marzo, anniversario dell’uccisione di monsignor Oscar Arnulfo Romero, arriva durante l’inizio di pontificato del primo Papa latinoamericano. Che è poi anche il primo Papa gesuita. E il "martirio" di Romero richiama quello dei padri gesuiti trucidati all’Università Cattolica del Salvador. La loro storia, finita tragicamente documenta come l’autenticità della testimonianza del Vangelo si misuri dall’amare senza limiti e dal dare la vita. Come Gesù sulla croce. 

Le manifestazioni promosse dalla Caritas in collaborazione con il Comitato romano “Oscar Romero” nel 33/mo anniversario del tragico assassinio del vescovo martire del Salvador


Guarda anche il nostro precedente post:


sabato 23 marzo 2013

Gesù davanti al Sinedrio

Gesù davanti al Sinedrio
puntata di "Uomini e Profeti"


Dopo l’arresto di Gesù dovuto a una serie di circostanze (la preoccupazione delle autorità religiose, il “tradimento-consegna” di Giuda, i sospetti delle autorità politiche), Gesù, secondo i racconti evangelici, viene accompagnato in primo luogo davanti al Sinedrio. Lì, secondo i vangeli, viene formulata la condanna di Gesù, che poi sarà messo a morte dai romani. E lì nasce l’accusa al popolo ebraico, tutto intero, e nei secoli, di essere “deicida”. Ma, oltre alla assurdità di condannare un popolo intero per azioni commesse da singoli in un determinato periodo storico, altre cose non tornano. Che il sinedrio si riunisse di notte, ad esempio, e che in un giorno festivo venisse emessa una condanna…
Gabriella Caramore, ne ha parlato con Gaetano Lettieri, storico del cristianesimo, e con rav Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma.

Ascolta o scarica l'audio:


Lo storico incontro tra i due Pontefici Francesco e Benedetto XVI (foto e video)

Per la prima volta nella storia faccia a faccia tra due Pontefici a Castel Gandolfo.

Papa Francesco sta incontrando a Castel Gandolfo Benedetto XVI. Questa la cronaca del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente a Castel Gandolfo da Sergio Centofanti:
R. – L’elicottero è atterrato a Castel Gandolfo, all’eliporto, verso le 12.15 e la macchina con il Papa emerito si è avvicinata al luogo dell’atterraggio dell’elicottero. Il Santo Padre è sceso: era accompagnato dal Sostituto, mons. Becciu, da mons. Sapienza e da mons. Alfred Xuereb. Appena il Papa è sceso, il Papa emerito si è avvicinato a lui e c’è stato un bellissimo abbraccio tra i due...


... i due protagonisti dello storico incontro sono saliti nell’appartamento e si sono recati subito alla cappella per un momento di preghiera. Nella cappella, il Papa emerito ha offerto il posto d’onore a Papa Francesco, ma questi ha detto: “Siamo fratelli”, e ha voluto che si inginocchiassero insieme allo stesso banco...


... Dopo un breve momento di preghiera, si sono portati alla Biblioteca privata dove, verso le 12.30, è incominciato l’incontro riservato. E’ la Biblioteca in cui normalmente il Papa riceve gli ospiti importanti a Castel Gandolfo. Papa Francesco ha portato una bella icona in dono al Papa emerito e poi è incominciato il colloquio che è finito alle 13.15, è durato quindi circa 45 minuti...











Incontro tra Papa Francesco e Benedetto XVI

Bergoglio e Ratzinger, dopo l'incontro privato, hanno pranzato insieme nella sala del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. Con Papa Francesco e il Pontefice emerito Benedetto XVI erano presenti anche monsignor Georg Gaenswein, segretario particolare del Pontefice e don Alfred Xuereb, suo assistente personale. Dopo il pranzo Papa Francesco è rientrato in Vaticano.


XVIII GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL'IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME DELLE MAFIE

Il 16 marzo 2013 a Firenze si è svolta la XVIII giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie indetta da Libera e da Avviso Pubblico. Oltre 150.000 persone hanno invaso pacificamente la capitale toscana con fiori di carta colorati, bandiere, striscioni che legavano la memoria all'impegno.
Firenze: semi di giustizia, sorrisi di responsabilità

E allora dovevate esserci. Se siete tra quelli che dicono che non si sa più in che cosa credere, dovevate esserci, a Firenze. Venerdì pomeriggio nella sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, tra gli affreschi di Leonardo e Michelangelo. O ieri mattina nelle vie che dalla Fortezza da Basso portano allo stadio di Campo di Marte. Dovevate guardare con occhi vergini i tremori, le emozioni, i sorrisi, gli applausi, le indignazioni, le speranze, i brani di storia italiana. La mafia, certo. Ma anche la strage del treno di Viareggio, anche la Moby Prince, e l'Aquila, e l'amianto, e la Thyssen Krupp, e perfino le pallottole vaganti che uccidono nella notte di capodanno lasciando nella disperazione una giovane mamma. Perché Libera è diventata il vero luogo del paese in cui i deboli e le vittime cercano giustizia e provano a sconfiggere le proprie solitudini.

Siamo tanti sotto questo sole di marzo che scalda gli ultimi giorni d'inverno di Firenze durante la diciottesima Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Oltre 150 mila, venuti da tutta Italia, di ogni età e orientamento, in una parola "trasversali", «per unire - come dice don Luigi Ciotti - quello che le mafie e il potere vogliono dividere». Questo fiume coloratissimo di partecipazione attiva scorre vivo sotto le finestre dei fiorentini. Una breve sosta spontanea proprio davanti alla casa dove visse i suoi ultimi giorni don Lorenzo Milani. A vederci, il prete degli ultimi, sorriderebbe, anzi di certo sorride da lassù, e accarezza con uno sguardo di gentilezza e comprensione i familiari delle vittime delle mafie, alla testa dei 150 mila con il loro «dolore che si fa impegno graffiante»...

Centocinquantamila: un fiume di persone ha invaso pacificamente Firenze, raccogliendo l'invito dell'associazione Libera in memoria delle vittime di mafia. Sono arrivati da tutta Italia, con centinaia di autobus e anche con un treno speciale per dire no alla criminalita', per unirsi all'impegno dell'associazione guidata da don Luigi Ciotti che da' voce alle richieste 'troppo spesso' inascoltate dei tanti familiari delle vittime.
"Non uccidiamoli con le ricorrenze rituali, celebrative. Possiamo invece tenere in vita il loro ricordo facendo memoria delle loro storie di lotta alla mafia e facendo diventare impegno quotidiano tutti i giorni i valori da loro professati". Don Ciotti ha quindi invitato i giovani "a ribellarsi" contro la mafia che a suo parere "va chiamata e definita come una peste". "Cari giovani chiamate sempre la mafia con questo nome, quello di peste".
L'intervento di don Ciotti