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martedì 31 dicembre 2024

MAURILIO ASSENZA: «Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode» (Sal 127,1). Preghiera e politica oggi. (VIDEO INTEGRALE)

«Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode» (Sal 127,1).
Preghiera e politica oggi.
Maurilio Assenza

(VIDEO INTEGRALE)


20 novembre 2024 - Quinto e ultimo dei
Mercoledì della Spiritualità 2024
promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G. (ME)


“La preghiera apre
la porta alla speranza”



1. Una dialettica aperta e complessa, da non semplificare ….

    Durante un convegno diocesano, mons. Giovanni Nervo, a chi chiedeva cosa fare nei rapporti con i politici, rispose: «Pregare per loro, pregare per noi!» Non era una battuta. Spiegò che la comunità cristiana e la politica hanno un rapporto dialettico, che nella preghiera trova il suo vertice. Anche nella Scrittura si trova l’invito a «pregare per coloro che ci governano» e, però, leggendo e rileggendo la Bibbia trovi precise distanze da ogni forma di idolatria, a iniziare dal potere politico esercitato in modo prepotente, che permettono di pensare la preghiera come un luogo in cui continuamente imparare a «dare a Dio quel che è di Dio» – il primato, l’adorazione, la fiducia massima, che apre a una speranza sicura radicata in un Dio affidabile nell’amore – e «a Cesare quel che è di Cesare» – un rapporto fatto di diritti e doveri e di rispetto delle leggi. Che permettono di cercare una giustizia legata alla valenza contestuale e contingente delle leggi, ma anche - grazie a quella comprensione delle Scritture in cui ci aiuta il magistero dei profeti - alla possibilità/necessità di miglioramento, in tensione verso la misura più alta della “giustizia di Dio” che può prevedere anche una motivata e coerente obiezione di coscienza.
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5. Se i poveri sono luogo teologico

     Parola, eucaristia, poveri, fraternità sono le “cose essenziali della fede”, e quindi c’è da verificare anche questa valenza nel rapporto tra preghiera e politica. I poveri sono, come la Scrittura ci dice e l’assistenzialismo nega, un luogo teologico che impegna alla prossimità, entro cui la politica - intesa come servizio per il bene comune a partire dagli ultimi - diventa la «forma più alta di carità».

      Scrive ancora Mons. Crociata nella sua lettera pastorale sulla preghiera:

«Il credente discepolo di Gesù è uno che sente e coltiva una passione per il bene e la vita dell’umanità intera, a cominciare dai più vicini e, tra di essi, da quelli che si trovano in difficoltà, che fanno più fatica, che patiscono le ingiustizie degli uomini e le ingiurie delle malattie e delle avversità. Per questo quando egli prega, non si rende o, se lo è stato, non rimane avulso dai drammi dell’umanità vicina e lontana, e nemmeno dai suoi progetti e dalle sue speranze. Porta tutto dentro la sua preghiera, perché se crede davvero, sa che i drammi, le fatiche, le speranze del mondo intero toccano e trovano posto innanzitutto nel cuore di Dio. Il credente questo lo sa e non si sogna di chiudersi al cuore di Dio, perché sarebbe un affronto e un tradimento, ma con la preghiera lo fa suo e implora quel bene che il Padre vuole per tutti i suoi figli, nessuno escluso, arrivando a trasformare la sua preghiera in molla per agire, nei modi e nei tempi che sono consoni a ciascuno. La preghiera è luce e guida anche nell’esercizio della responsabilità civica e nell’impegno sociale e politico per il bene comune».

Non ci può essere evasione dalla storia, e quindi dalla politica, come scriveva La Pira:
«Non basta (come fa la stragrande maggioranza) dire: Signore Signore! Non basta essere iscritti all’Azione Cattolica (per fare i candidati) o alla d. c. (per fare i deputati e cercare favori); no: la politica è l’attività “religiosa” più alta, dopo quella dell’unione intima con Dio: perché è la guida dei popoli! Il mandato di Gesù a Pietro (pasci i miei agnelli) è anche, in certo modo, diretto ai capi politici: essi pure sono chiamati a “pascere” il popolo cristiano, che è popolo di Dio: mihi fecisti. (…) Una responsabilità immensa, un severissimo e durissimo servizio che si assume: non negotium sed ministerium».

Soprattutto, nella frequenza dei poveri attraverso relazioni che ne riconoscono la valenza teologica (la preferenza per loro rivela l’agire di Dio, da che parte sta Dio), noi impariamo le giuste distanze dei potenti e non dimentichiamo quella tensione escatologica che è essenziale al cristianesimo.
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Intervento integrale


Guarda i post degli incontri già pubblicati:
- il primo dei Mercoledì - Viviamo oggi in un mondo chiuso alla speranza? - Felice Scalia (VIDEO)

- il secondo dei Mercoledì - Nella notte della storia la preghiera apre alla speranza. A confronto con i testimoni della fede. - Alberto Neglia (VIDEO)

- il terzo dei Mercoledì - La preghiera del profeta Elia nei tempi di aridità spirituale (1Re 18,42-46; Gc 5,13-18) - Roberto Toni (VIDEO)


- il quarto dei Mercoledì - L’eucaristia nel naufragio della vita. L’esperienza dell’apostolo Paolo (At 27,35) - Gregorio Battaglia (VIDEO)