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giovedì 31 maggio 2012

"LA FAMIGLIA E IL LAVORO OGGI IN UNA PROSPETTIVA DI FEDE" di Dionigi Tettamanzi

"LA FAMIGLIA E IL LAVORO OGGI
 IN UNA PROSPETTIVA DI FEDE" 
del Card. Dionigi Tettamanzi

 L'intervento al Congresso internazionale teologico pastorale di Milano







Introduzione
Inizio questa relazione su “La famiglia e il lavoro oggi in una prospettiva di fede” raccogliendo l’invito della Lettera agli Ebrei: “Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento” (Eb 12,1-2). I nostri occhi, dunque, siano fissi sul volto di Cristo: sul volto di lui come “figlio del falegname” di Nazareth, di lui che – dice il Concilio Vaticano II - “ha lavorato con mani d’uomo” (Gaudium et spes, 22).

Vogliamo così riscoprire la dimensione familiare del lavoro umano, grati al Santo Padre che con questo Incontro Mondiale delle Famiglie ha posto esplicitamente alla nostra attenzione il soggetto famiglia in stretta relazione con il lavoro e la festa. E questo volutamente, in un contesto in cui non è abituale mettere a tema il rapporto tra la famiglia e il lavoro, mentre è diffusa la considerazione del rapporto tra la persona soltanto e il suo lavoro, in seguito alla cultura post-moderna con il suo accento sull’individuo, sulla persona spogliata delle sue relazioni, come se non esistessero o fossero realtà irrilevante.

L’esperienza però ci dice che tutti noi siamo frutto di molteplici relazioni, da quella che ci ha generato a quelle che ci hanno fatto crescere. Di più: il nostro relazionarci nasce dal fatto che siamo stati creati per amare, non per vivere da esseri chiusi in se stessi! Anche il nostro lavorare, allora, e il nostro riposare entrano nella dinamica di una relazionalità di amore! Anche la società e la sua crescita umana sono legate sì al lavoro, ma anzitutto all’amore e all’amore familiare, quello che unisce per sempre un uomo e una donna in modo esclusivo, fecondo, fedele, e che trova nel Signore la sua sorgente, il suo sostegno! Siamo stati creati da Dio, che è Trinità d’amore!  ...


L'Osservatore Romano pubblica l'inserto femminile «Donne, Chiesa, Mondo»

E’ la prima volta nella storia ultracentenaria del “giornale del Papa”. Si chiamerà “Donne Chiesa Mondo” e uscirà ogni ultimo giovedì del mese

Per la prima volta in una storia ultracentenaria, da oggi «L’Osservatore Romano» pubblicherà, nel numero dell’ultimo giovedì di ogni mese, un inserto femminile. Quattro pagine interamente a colori, ideate e curate con passione e gentile determinazione da alcune colleghe, per allargare lo sguardo del giornale della Santa Sede a «donne, Chiesa, mondo». Così infatti si intitola questa nuova iniziativa, aperta a una realtà fondamentale nella tradizione cristiana e che vuole idealmente allargarsi a cerchie sempre più ampie, con un respiro internazionale e anche al di là dei confini visibili del cattolicesimo mondiale. Grazie pure alla collaborazione di firme non cattoliche.
La ricerca storica sta mostrando quanto l’emancipazione e la promozione delle donne debbano al cristianesimo fin dalle sue origini, nonostante contraddizioni dovute nei secoli soprattutto ai contesti culturali e oggi a persistenti pregiudizi. E se la presenza femminile nella Chiesa è sembrata in alcuni periodi in ombra, non per questo essa è stata meno importante. 



Il terremoto in Emilia e gli "stranieri"

Accanto alla fabbrica crollata della Meta, poco oltre le strisce bianche rosse che transennano l'area coperta di macerie, decine di operai musulmani pregano in ginocchio, prostrati verso la Mecca. Poco più in là, piangono i loro colleghi anche i sikh e l'occasione del dolore aggiunge un carico simbolico a una scena che in questa parte d'Italia, in realtà, ormai è parte del paesaggio sociale. Perché il cuore della Valle Padana corrisponde esattamente al luogo più multietnico del Paese, quello dove la presenza "straniera" è tre volte superiore alla media nazionale e gli immigrati sono parte integrante (e importante) dell'economia e della società.

«Nel crollo della ditta Meta di S.Felice sul Panaro, uno degli operai rimasto vittima era Kumar, 27 anni, del Punjab. La comunità sikh si è radunata davanti ai cancelli per «aiutare e pregare». «Kumar era stato chiamato dal proprietario perché la ditta doveva andare avanti. E lui – ha detto Singh Jetrindra, rappresentante della comunità – è dovuto andare a lavorare perché non poteva perdere il posto». Kumar è morto assieme ad un altro operaio. Marocchino. Entrambi erano padri di due figli. Questi stranieri che vengono qui a rubarci la morte a noi.
Non è vero che i morti sono tutti uguali. Gli stranieri che muoiono in Italia non hanno quasi mai un cognome. Talvolta, neanche un nome. Nei lanci d’agenzia sono un pachistano, un marocchino, rumeno. Nella concitazione della cronaca non c’è tempo per mettere in fila consonanti dalla pronuncia incerta. I vivi, quelli sì che sono tutti uguali. Anche quando vengono trattati diversamente, come gli stranieri in Italia. 
Leggi tutto: Kumar, travolto dal capannone. Così ci ha rubato la morte

Tra le migliaia di sinistrati che il terremoto dell’Emilia Romagna si è lasciato dietro, ci sono anche centinaia d’immigrati. Tra questi, molti romeni rimasti senza un tetto. Gazeta Românească, il settimanale dei romeni in Italia, ha raccolto le loro testimonianze in un reportage realizzato nella provincia di Ferrara, pubblicato nel numero in edicola oggi.La situazione degli romeni è particolarmente difficile, perché non tutti hanno i documenti in regola. Quelli che non sono registrati all’anagrafe, documenta Gazeta Românească, non ottengono facilmente accesso agli aiuti della Protezione Civile. 

In Emilia il terremoto ha danneggiato gravemente migliaia di abitazioni, costringendo gli abitanti a rifugiarsi nelle tendopoli messe a disposizione dalla macchina dei soccorsi. Insieme agli italiani ci sono naturalmente anche gli immigrati, che nella maggior parte dei casi abitano strutture fatiscenti e quindi più esposte ai rischi di crollo dovuti al sisma
Guarda le foto degli immigrati nella tendopoli


A Cavezzo, provincia di Modena, il sisma ha distrutto il 70 per cento dei palazzi. Quattro le vittime. Una donna l’hanno estratta viva dalle macerie in serata. Eppure il paese parla d’altro. Della paura degli sciacalli. E di “quelli là”, gli extracomunitari. Non a caso sono stati allestiti due campi: uno per gli italiani, l’altro per gli stranieri. «E dire che lavoriamo da sempre qui, e paghiamo le tasse».

Dopo il sisma che ha colpito l’Emilia-Romagna si è mobilitata la solidarietà della società civile. Anche la comunità indiana di San Felice, nel modenese, dà il proprio contributo. Ogni giorno provvede infatti, gratuitamente e di propria spontanea volontà, a distribuire del cibo (di ottima qualità e preparato a norma di legge dalle cucine nei pressi del tempio Sikh) secondo turni ben stabiliti (in base alle varie esigenze lavorative di coloro che, privandosi del proprio tempo libero e delle proprie risorse, decidono di aiutare chi in stato di difficoltà) 

“Ieri abbiamo servito 350 pasti, stasera saranno un po’ di più. Il menù è un po’ difficile da fare, ieri sera abbiamo servito pasta con capperi e poi altre, diciamo così, specialità. Qui ci sono tantissime etnie quindi cerchiamo di garantire a tutti almeno un minimo di possibilità di mangiare”. 
Leggi tutto: L’intercultura nelle tendopoli


mercoledì 30 maggio 2012

"LA FAMIGLIA TRA OPERA DELLA CREAZIONE E FESTA DELLA SALVEZZA" - Card. Gianfranco RAVASI

"LA FAMIGLIA TRA OPERA DELLA CREAZIONE
 E FESTA DELLA SALVEZZA"
Card. Gianfranco RAVASI


L'intervento al Congresso internazionale teologico pastorale


Un grande affresco della famiglia così come la presenta la Scrittura, “tra opera della creazione e festa della salvezza”: l’ha disegnato il card. Gianfranco Ravasi, biblista di fama mondiale e presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, nell’intervento che ha aperto i lavori della prima giornata del Congresso teologico pastorale.

Impreziosita da citazioni letterarie e con diversi riferimenti all’attuale contesto socio-culturale, la riflessione ha preso le mosse da una celebre affermazione fatta dall’antropologo Claude Lévi-Strauss nel 1952: «La famiglia come unione più o meno durevole, socialmente approvata, di un uomo, una donna e i loro figli è un fenomeno universale, reperibile in ogni e qualunque tipo di società». Una centralità della famiglia che tuttora permane: secondo un recente sondaggio i cittadini europei considerano fondamentale la famiglia e, in 46 Paesi su 47, la collocano al primo posto tra le realtà sociali più importanti.

Prendendo come cifra simbolica la “casa”, Ravasi ha indicato anzitutto le fondamenta della famiglia nel rapporto di coppia, tra un uomo e donna “uguali nella loro dignità radicale ma differenti nella loro identità individuale”: un’unità d’amore che nel cristianesimo riceve “un suggello trascendente”.

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"LA FAMIGLIA TRA OPERA DELLA CREAZIONE E FESTA DELLA SALVEZZA" Card. Gianfranco RAVASI


BREVE INTERVISTA



"Lo sviluppo nasce dal lavoro per il bene comune" di mons. Bruno Forte

Etica e crescita
Lo sviluppo nasce dal lavoro per il bene comune 
di mons. Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto

Non nascondo di far fatica a comprendere la contrapposizione che qualcuno intende marcare fra una fase di rigore ed una di crescita nell'agenda dell’attuale governo del Paese: ciò che mi sembra chiaro è che nessuna crescita ci potrà essere senza mettere in ordine i conti e garantire solidamente le condizioni dello sviluppo. È un ragionamento evidente, che ogni sana conduzione familiare accetta e che anche Gesù propone come regola di prudenza e serietà nella vita: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: ‘Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro’ ” (Luca 14,28-30). Rigore e crescita sono l’uno il presupposto dell’altra, e non sarebbe in buona fede chi volesse far credere che il rigore danneggia e l’ottimismo fatuo paga. 
Detto questo, è non di meno vero che il rigore va contemperato con l’equità, e che la crescita che lo presuppone presenta essa stessa delle condizioni di possibilità, che sono anzitutto etiche e spirituali.

Leggi tutto: Lo sviluppo nasce dal lavoro per il bene comune di Bruno Forte (pdf)


"La Chiesa del Grembiule" di don Virginio Colmegna

Inutile nasconderlo: quanto sta succedendo tra le mura del Vaticano inquieta profondamente. Le notizie creano sconcerto, ma lo fanno anche le modalità con cui vengono raccontati questi episodi, con dovizie di particolari e, a volte, con una sottesa, compiaciuta ironia. Anch’io mi interrogo su quanto sta succedendo e anch’io, come tutti gli onesti che lo chiedono, vorrei che si facesse chiarezza individuando responsabilità che non possono essere solo del maggiordomo.
Ma permettetemi anche di spiegare perché questi episodi non sconvolgono in nessun modo la mia Fede, dubbiosa e interrogata da altre vicende umane che incontro ogni giorno nel dolore, nella sofferenza e nella fragilità delle persone con cui condivido un pezzo di strada. La Chiesa è lì, in questi volti, in queste storie di vita.

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I terremoti seminano morte e terrore: Dov’era Dio?.... Perché ha permesso o ha voluto la morte di tanta gente? Perché la disgrazia colpisce più spesso deboli, indifesi, e piccoli?

I nuovi devastanti terremoti di ieri in Emilia hanno seminato morte e terrore, ma non bisogna farsi vincere dalla paura.

I terremoti seminano morte e terrore: Dov’era Dio?.... Perché ha permesso o ha voluto la morte di tanta gente? Perché la disgrazia colpisce più spesso deboli, indifesi, e piccoli?»

"Di fronte al terremoto molti - credenti e non credenti - si sono chiesti: «Dov’era Dio quella notte? Perché ha permesso o ha voluto la morte di tanta gente? Perché la disgrazia colpisce più spesso deboli, indifesi, e piccoli?». È l’antica e sempre nuova domanda sul dolore, specialmente sul dolore innocente, che è risuonata anche sulle braccia della croce: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?» (Marco 15,34). La risposta è certo avvolta dal silenzio e dalla discrezione, che sempre il dolore richiede. La Parola di Dio, tuttavia, ci spinge ad andare oltre la domanda del Crocifisso, ad accompagnare ancora la sua storia verso l’ora luminosa della Pasqua. Il cristiano legge il mistero del dolore nella luce del mistero di Cristo

Dio c’era, fedele nel Suo amore per noi
Nell'ora oscura e dolorosa della croce, il Padre non ha cessato di amare suo Figlio, che moriva innocente. Nel lungo calvario della storia, il Padre non cessa di amare i suoi figli. Egli è sempre un Dio misericordioso e fedele, che ascolta il grido degli schiavi, dei deboli, dei perseguitati, dei vinti (cf. ad es. Salmo 22), che prende le difese e combatte a fianco dei più deboli (cf. la storia di Davide in 1 Samuele 17), che ama d’un amore che sopravanza l’ira quanto il cielo sopravanza la terra: «Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono» (Salmo 103,11). Di fronte alla sofferenza dell’uomo questo Dio manifesta la sua umiltà, cioè l’amore che si abbassa fino all’uomo, lo salva, lo redime, lo riabilita. Lungi dal restare impassibile davanti al dolore umano, Dio si fa uomo, assumendo su di sé la croce del mondo. La sofferenza passiva, subìta a causa della povertà della condizione umana, viene liberamente scelta dal Figlio di Dio per amore nostro e trasformata in sofferenza attiva. In comunione col dolore di tutti i crocefissi della storia, il Figlio soffre offrendo al Padre l’estremo rantolo delle possibilità umane: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Luca 23,46). Accettando l’offerta col risuscitarlo dai morti, il Padre dà valore e senso alla sofferenza dell’innocente, e in essa a ogni sofferenza umana. A partire dalla Pasqua è possibile dire che il Dio cristiano non è l’altra parte, contro cui lanciare la bestemmia del dolore umano, ma il Dio con noi, il Dio compassionevole, che soffre con noi e ci aiuta a trasformare il nostro soffrire in offerta, a dare senso nel dono dell’amore alla croce del patire.

Dio ci ha chiamato
In Gesù risorto ci è data così la promessa che l’ultima parola del nostro cammino e della storia non è il dolore e la morte, ma la gioia e la vita. In lui ci è assicurato che il dolore offerto per amore, vissuto cioè in comunione con lui crocefisso e con tutti i crocefissi nostri fratelli, e offerto in oblazione al Padre, è fonte di risurrezione. Chi unisce il proprio soffrire alla passione di Cristo, chi riconosce nella propria croce la fedeltà del Padre presente nella croce del Figlio, partecipa già, sia pure nella povertà attuale, alla nuova creazione. In lui la vita vince già la morte e il domani è già cominciato.

L’azione
Dio è presente, con una presenza di amore, anche nelle situazioni di sofferenza e di dolore. È necessario: 
- esercitarsi nella scoperta dei segni della sua presenza;
- imparare a trasformare la sofferenza e il dolore che si abbattono su ciascuno e sulla comunità in «sofferenza attiva»;
- partecipare alla sofferenza degli altri, vivendola insieme, e non aggravandola con i propri egoismi;
- vincere i limiti della attuale condizione umana offrendo il proprio dolore insieme con quello di Cristo, con fiducia di cooperare così alla nuova creazione.

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a cura della CONFERENZA EPISCOPALE ABRUZZESE-MOLISANA UFFICIO CATECHISTICO REGIONALE - DELEGAZIONE CARITAS REGIONALE CARITAS ITALIANA


martedì 29 maggio 2012

Omelia di P. Alberto Neglia

Omelia di P. Alberto Neglia
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
 Pentecoste 27.5.2012

Oggi è festa solenne della Pentecoste, è la festa della Chiesa che scaturisce dal dono dello Spirito... La Chiesa ci ha fatto ascoltare un brano del Vangelo di Giovanni... questi capitoli 15 e 16 sono molto belli perché ci riportano le ultime parole affettuose, attente del Signore Gesù prima di affrontare il mistero drammatico terribile della sua passione e della sua morte...

Per ascoltare l'omelia clicca qui


LA PREGHIERA TRA FACEBOOK, INTERNET E DIGITAL MEDIA

Don Paolo Padrini spiega come umanizzare la rete

Bisogna aver paura dell’uso di Internet? Facebook è pericoloso? Come si fa a regolare l’uso della rete da parte dei giovani? E’ diseducativo giocare con le realtà virtuali? Come fare per rendere più umani i media nel mondo di Internet?
A queste ed altre domande, cerca di rispondere don Paolo Padrini, con il libro “ Facebook, internet e i digital media: una guida per genitori ed educatori. Conoscerli, valorizzarli, umanizzarli” pubblicato dalle edizioni San Paolo.
Don Paolo Padrini è un super esperto delle tecnologie virtuali e del suo utilizzo. Curatore del blog molto frequentato Passi nel Deserto, sta studiando metodi di comunicazione che possano avvicinare la religione e la preghiera al mondo dei giovani.





lunedì 28 maggio 2012

Omelia di P. Gregorio Battaglia

Omelia di P. Gregorio Battaglia
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
Pentecoste anno B - 27.5.2012

Il tono di questa celebrazione è chiaramente invocativo, abbiamo con insistenza invocato la venuta dello Spirito Santo anche su di noi, come allora al sorgere della Chiesa lo Spirito è disceso lì nel cenacolo e ha investito i discepoli insieme a Maria, li ha rinnovati, li ha ricreati, li ha riplasmati, li ha spinti fuori ad annunziare a tutti le meraviglie del Signore, la grazia di Dio, la bontà di Dio, questo amore grande. 
Questo è il senso di questa domenica che è la domenica dello Spirito Santo...

Ascolta l'omelia


INTRIGHI VATICANI - Congiure e trame contro il Papa, per aver toccato punti nevralgici in Vaticano come la trasparenza sull'uso del denaro e la pedofilia?

INTRIGHI VATICANI - Sta accadendo qualcosa senza precedenti nella storia moderna della Chiesa.
La crisi dello IOR - le questione della pedofilia - il trasferimento del Vescovo Viganò con relative polemiche...

Congiure e trame contro il Papa, 
per aver toccato punti nevralgici in Vaticano
come la trasparenza sull'uso del denaro
 e la pedofilia?

La puntata di "Melog - Radio24" di oggi (28.05.2012) condotta da Gianluca Nicoletti ha trattato il seguente tema "Fughe di notizie, corvi, misteri, rivelazioni, trame oscure: negli ultimi tempi al Vaticano non si dormono sonni tranquilli":

Ospiti: Gianluigi Nuzzi (autore del libro "Sua Santità" - Chiarelettere), Ignazio Ingraò (vaticanista di Panorama), Carlo Marroni (vaticanista del Sole 24ore) e Marco Lillo (vaticanista del Fatto Quotidiano)




ASCOLTA:
la puntata integrale di  Melog del 28.05.2012


2 Giugno: SCRIVI ANCHE TU: Ripudiamo la guerra!

Anche tu puoi far sentire la tua contestazione alla PARATA MILITARE del 2 giugno. Anche tu scrivi al Presidente della Repubblica per chiedere di restituire al 2 Giugno la forza dirompente e smilitarizzata della nostra Repubblica, fondata sul lavoro e sul ripudio della guerra. Dal convegno di Pietralba è stata inviata questa prima lettera. Riscrivila personalmente, con il tuo gruppo e comunità, spediscila al Presidente della Repubblica e alle autorità civili della tua città, sindaco, prefetto, consiglieri, deputati, affinchè sostengano questa nostra proposta nelle sedi istituzionali. Diffondi la tua/vostra lettera ai media locali e per raccoglierle e pubblicarle tutte, inviala a info@paxchristi.it


CLICCA QUI A FIANCO per scaricare LA LETTERA:
2 Giugno_lettera da inviare (doc)

No alla parata, l'altro 2 giugno
Al posto di militari e mezzi vorrebbero veder sfilare lavoratori e famiglie. Numerose associazioni, molte delle quali di ispirazione cristiana, contestano la parata. Ecco cosa chiedono.
Leggi tutto:


domenica 27 maggio 2012

Preghiera dei Fedeli - Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME) - Pentecoste - anno B

Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)






Preghiera dei Fedeli
Pentecoste anno B
27 maggio 2012




Lectio del Vangelo della domenica a cura di fr. Egidio Palumbo

Lectio del Vangelo della domenica
a cura di fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
PENTECOSTE/B - 27.05.2012

L’evento della Pentecoste porta a compimento il mistero pasquale. Così canta il Prefazio: «Oggi hai portato a compimento il mistero pasquale e su coloro che hai reso figli di adozione in Cristo tuo Figlio hai effuso lo Spirito Santo, che agli albori della Chiesa nascente ha rivelato a tutti i popoli il mistero nascosto nei secoli, e ha riunito i linguaggi della famiglia umana nella professione dell’unica fede». 
Lo Spirito Santo è il dono di vita che riceviamo da Gesù Risorto e Signore della storia: egli, Terza Persona della Trinità, ci rende conformi al Figlio Gesù, ci aiuta ad ascoltare, comprendere, vivere e annunciare il Vangelo, ci ricolma di carismi e ministeri per l’edificazione della comunità ecclesiale e la crescita del Regno di Dio nel mondo, Regno di pace, di amore e di giustizia...

Leggi tutto: PENTECOSTE

 

sabato 26 maggio 2012

Dopo le ultime notizie dal Vaticano:come si è potuti arrivare fino a questo punto?

Sulle ultime notizie dal Vaticano. Ma anche su uno sguardo che forse - alla vigilia dell'Incontro mondiale di Milano - potrebbe aiutarci davvero ad andare oltre 

Si fa davvero molta fatica a scrivere qualcosa sulle notizie che arrivano in questi giorni dal Vaticano. La tristezza prevale su qualsiasi riflessione. E non consola un granché pensare che nella sua storia la Chiesa di Gesù abbia superato ben altro. Il che - ovviamente - è vero. Però bisognerebbe ricordare che lo ha superato non per inerzia, ma solo perché ha saputo sempre rimettersi in ascolto dell'unico Maestro.
La domanda che penso tutti abbiamo nel cuore è: come si è potuti arrivare fino a questo punto? Io credo che per rispondere sia necessario partire da lontano. Non fermarsi agli ultimi episodi, quelli più clamorosi. Sono profondamente convinto, ad esempio, che il seme sia stato gettato ben prima dell'inizio del Pontificato di Benedetto XVI. Penso vada ricercato nelle liste degli amici e dei nemici che da troppo tempo circolano nella Chiesa. E' un clima che abbiamo respirato in tanti in questi anni. Un clima fatto di detto e non detto, di retropensieri, di persone che - anche in buona fede - hanno pensato di farsi interpreti da sole del bene della Chiesa. Un clima nel quale qualsiasi cosa dici, fai o scrivi viene passata ai raggi x per capire con quale banda stai. E credo che un esame di coscienza specifico in questo momento spetti anche a noi che raccontiamo la Chiesa: quante volte abbiamo deciso che cosa era una notizia e che cosa non lo era misurando la Chiesa solo con questo metro?
Ma queste sono mie considerazioni generali, che hanno inevitabilmente il sapore della predica. C'è, però, un aspetto che mi colpisce in maniera particolare nel risvolto che la cronaca dai Sacri Palazzi ha preso in queste ultime ore: il fatto che nell'occhio del ciclone vi sia una persona che appartiene a quella che viene chiamata "la famiglia del Papa".

Leggi tutto: La famiglia divisa del Papa di Giorgio Bernardelli



I nove fedelissimi che hanno accesso alle stanze private di Sua Santità

Durante la lunga convalescenza post-attentato di Giovanni Paolo II era diventato un luogo inaccessibile, riservato alla strettissima «cerchia polacca»: il braccio destro don Stanislao, l’amica di gioventù Wanda Poltawska, le suore connazionali.
Oggi l’appartamento pontificio è soprattutto il «pensatoio» dove il Papa teologo e pastore elabora il Magistero.
Leggi tutto: La “famiglia” che vive con Benedetto XVI di Giacomo Galeazzi

Parla il padre spirituale di Paolo Gabriele, l'aiutante di camera arrestato: “È innamorato della Chiesa e vuol bene al Papa”

L’anziano sacerdote che vive in Vaticano al telefono ha la voce rotta dal pianto. Chiede l’anonimato, per raccontare ciò che sa di Paolo Gabriele, 46 anni, sposato con tre figli, l’aiutante di camera di Benedetto XVI arrestato perché trovato «in possesso illecito di documenti riservati». Ha paura, il monsignore, come tanti in queste ore dietro le mura, ancora attoniti e increduli per quanto è accaduto.


"Chi ospita l'altro fa un dono anche a sé" di Enzo Bianchi

“Non dimenticate l’ospitalità: alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”.
Questa esortazione della Lettera agli Ebrei ci ricorda che l’accoglienza autentica crea un dialogo fecondo di cambiamenti e di arricchimenti per l’ospite come per l’ospitante: dal dialogo non si esce come vi si era entrati, e la sfida del dialogo richiede la disponibilità a intraprendere questo cammino. Nel dialogo emergono visioni inedite dell’altro, si fa strada la fine del pregiudizio, la scoperta di ciò che si ha in comune e anche di ciò che manca a ognuno degli interlocutori. Lì avviene la contaminazione lo spostamento dei confini: quell’altro che io situavo in una dimensione remota, si rivela molto più vicino e simile a me di quanto pensassi. Il confine resta, ma non è più luogo di conflitti o di malintesi, bensì di pacificazione e di incontro. L’ospitalità, che ha richiesto che si varcasse la soglia di una casa, ora si approfondisce e diviene incontro tra umani...


Leggi tutto: "Chi ospita l'altro fa un dono anche a sé" di Enzo Bianchi


venerdì 25 maggio 2012

La santa indignazione e le vicende dello IOR, degli abusi sui minori...

La «santa indignazione» di Roberto Beretta
Si diceva proprio così, una volta. Com'è allora che, da «santa» che era, oggi l'indignazione è stata degradata a moralismo ipocrita e falso?

"La «santa indignazione». Si diceva così, una volta, nei più pii e ortodossi ambienti cristiani, raccomandando di usarla per reagire agli attacchi mossi contro la Chiesa, alla pornografia e al mercimonio del sesso, alle offese al Papa, più semplicemente e più genericamente contro "il peccato". E com'è allora che, da «santa» che era e raccomandata dai santi, oggi l'indignazione (oltre ad essere diventata un pretesto per la satira televisiva di Vauro) è stata degradata a moralismo ipocrita e falso?
«Quanno ce vo', ce vo'», dicevano una volta (e forse ancora dicono) a Roma; solo che ormai «nun ce vo'» più, «nun ce vo'» mai... Gli indignati che scendono in piazza fanno solo demagogia; quelli che votano Grillo per protesta sono per definizione l'«antipolitica»; le inchieste tv di denuncia vengono tacciate di ideologia; la rabbia della gente è sempre populismo; e anche nella Chiesa - ­ un ambiente invero nel quale il dissenso non è mai stato ben sopportato... ­- chi prende le distanze dal clericalismo oppure osa chiedere conto dell'8 per mille viene gentilmente accompagnato alla porta (è proprio così, purtroppo: un sacco di credenti preferirebbero che un fratello nella fede diventi ex, piuttosto che abbia la possilità di criticare «dall'interno»)...


 LE VICENDE DELLO IOR

 "Il Vaticano licenzia Ettore Gotti Tedeschi, il presidente dell'Istituto Opere Religiose, lo Ior... La nota della sala stampa vaticana sottolinea che non si è trattato di dimissioni spontanee: "Il Consiglio di Sovrintendenza dello Ior ha adottato una mozione di sfiducia del presidente Gotti Tedeschi". Le colpe del banchiere...non sono esplicitate nel comunicato ufficiale. Ma chi frequenta il Vaticano ne ha una lunga lista, così lunga che la cacciata di Gotti era attesa da mesi." 
Giacomo Galeazzi:  Vatileaks secondo Bagnasco
IL FATTO QUOTIDIANO: Ior, Gotti Tedeschi dopo la sfiducia: “Non parlo per non turbare il papa”

Vedi i nostri post già pubblicati:

VATICANO, FINANZA E SCANDALI? La puntata "Congiura in Vaticano" , le reazioni ufficiali, e i commenti.../1



VATICANO, FINANZA E SCANDALI? La puntata "Congiura in Vaticano" , le reazioni ufficiali, e i commenti.../2



VATICANO, FINANZA E SCANDALI? La puntata "Congiura in Vaticano" , le reazioni ufficiali, e i commenti.../3


L’articolo di Angela Camuso «Riciclaggio, quattro preti indagati. I silenzi del Vaticano sui controlli», la trasmissione «Gli intoccabili» de La 7 e le dichiarazioni della Sala Stampa della Santa Sede




ABUSI SUI MINORI
 "I vescovi non sono obbligati a denunciare all'autorità giudiziaria i preti pedofili. Una prassi già consolidata, ma che da ieri è scritta nero su bianco nelle «Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti dei minori da parte dei chierici», richieste un anno fa dalla Congregazione per la dottrina della fede...

Sandro Magister: Abusi sui minori. I vescovi italiani li contrasteranno così
Luca Kocci: Abusi sessuali sui minori, il Vaticano non collabora


Uomini e profeti - Leggere la Bibbia - Convertitevi, e credete nell’evangelo [Marco 1,14-45 ] con Enzo Bianchi


Uomini e profeti
Leggere la Bibbia


Convertitevi, e credete nell’evangelo [Marco 1,14-45 ]
con Enzo Bianchi domenica 13 maggio 2012


Nella seconda parte del capitolo primo del Vangelo di Marco, dopo il battesimo e le tentazioni nel deserto, inizia l’attività pubblica di Gesù: con la predicazione in Galilea, con la chiamata dei primi quattro discepoli, e con alcune guarigioni a Cafarnao, in sinagoga e in giorno di sabato. Ne Vangelo di Marco sono molto numerose le guarigioni di Gesù, a indicare la potenza dei suoi gesti, ma anche la potenza di resurrezione della Parola di Dio predicata alle genti. A Cafarnao, dove Gesù ha casa, guarisce un indemoniato abitato da uno spirito immondo, la suocera di Pietro afflitta da febbre, e più tardi un lebbroso, l’ultimo degli intoccabili. Ma nel frattempo accade che la folla, smaniosa di eventi straordinari e desiderosa di guarigione, lo assedia dentro casa. Mentre Gesù ha bisogno anche di preghiera, e di dedicarsi alla predicazione non solo nel suo villaggio, ma, per il momento, in tutta la Galilea. Qui si verifica la prima incomprensione da parte dei discepoli, che, sedotti dall’entusiasmo delle folle, vorrebbe che Gesù acconsentisse a continuare i prodigi… Enzo Bianchi legge per noi questi versetti, sottolineando il bisogno insaziabile delle folle di eventi e fatti straordinari.
Per “Letteratura” proponiamo oggi un racconto di Jorge Luis Borges, in cui si narra, in maniera paradossale, come il racconto della croce possa scatenare l’ottusa violenza dei carnefici.

 Ascolta


"SALVIAMO LO STATO SOCIALE - Nessuno dev’essere lasciato indietro." Appello di don Vinicio Albanesi, don Luigi Ciotti, don Antonio Mazzi, don Armando Zappolini.Firma e commenta

SALVIAMO LO STATO SOCIALE
Nessuno dev’essere lasciato indietro




Salviamo lo Stato sociale". Famiglia Cristiana pubblica un appello di don Vinicio Albanesi (Comunità di Capodarco), don Luigi Ciotti (Gruppo Abele, Libera), don Antonio Mazzi (Fondazione Exodus), don Armando Zappolini (presidente del Cnca, il Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza) affinché il governo Monti fermi i tagli e "salvi lo Stato sociale".

Salvare lo stato sociale significa contribuire a sostenere l’Italia con risorse da valorizzare,senza lasciare che naufraghino. Nel nostro Paese, purtroppo, negli ultimi anni, il welfare è stato eroso da progressivi quanto sanguinosi tagli. Chiediamo che il necessario rigore per risanare il Paese coinvolga tutti, nessuno escluso, gravando equamente sulle spalle di ciascuno, secondo i pesiche ciascuno può portare. A chi più ha, più deve venire chiesto. Nessuno dev’essere lasciato indietro.Abbattimento di insensati quanto onerosi privilegi, lotta all’evasione fiscale, contrasto ai fenomeni di corruzione, drastica riduzione delle spese militari: i soldi vanno presi là dove ci sono. È intollerabile che non si possa finanziare il Fondo per la non autosufficienza e si continuino a riempire gli arsenali. È solo un esempio, tra tanti possibili. Non è soltanto una questione etica, di giustizia o di tenuta della coesione sociale. È un problema che va dritto al cuore del patto che fonda il nostro sistema.Democrazia, infatti, significa anche che ciascuno possa costruire autonomamente il proprio progetto di vita, partendo da opportunità che vanno garantite nel campo educativo.
Un corretto sistema di protezione sociale aiuta i cittadini a realizzarsi consentendo di affrontare le difficoltà individuali (handicap,malattie, infortuni) e gli effetti dei cambiamenti sociali ed economici che possono incidere pesantemente sulla vita delle persone. Il modello sociale europeo è nato proprio dal riconoscimento che, abbandonando gli individui a sé stessi, perderemmo o non valorizzeremmo molte energie, creatività, aspirazioni: creare le condizioni per sviluppare queste risorse è diventato il compito di una responsabilità pubblica,  collettiva, ancorata alla tutela dei diritti di cittadinanza.
Questo chiediamo. Sappiamo di non essere soli a farlo.

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