Sarajevo 10 dicembre 1992,
gli eserciti di domani…
Scritto da Renato Sacco
Pubblicato su Mosaico di Pace il 10 Dicembre 2024
@Osservatorio Balcani
“Sono felice che l'idea della marcia di pace a Sarajevo si realizzi… Non porteremo con noi nessun'arma se non quella della nostra caparbia, indistruttibile, santissima convinzione che la pace difficilmente può nascere come esito dell'azione di eserciti agguerriti...”
Così scriveva d. Tonino Bello, poche settimane prima della marcia dei 500 a Sarajevo, dal 7 al 13 dicembre 1992. Avevamo scelto di andare, disarmati, a Sarajevo sotto assedio da nove mesi, per celebrare con quelle persone la giornata del 10 dicembre: Dichiarazione universale dei Diritti umani (1948).
Quanti diritti calpestati e violati anche oggi. Addirittura parlare di diritti umani in alcuni casi viene mal tollerato. ‘Ci sono cose più importanti dei diritti umani…’
“Questa è la realizzazione di un sogno, di una grande utopia che abbiamo portato tutti quanti nel cuore probabilmente sospettando la sua non realizzazione”, dirà poi don Tonino a Sarajevo, la mattina del 12 dicembre 1992 nel cinema Radnik “…io vorrei che tutti quanti, tornando nelle nostre comunità, potessimo stimolare le nostre comunità, noi credenti soprattutto, stimolare i nostri Vescovi ad essere più audaci, a puntare di più sulla Parola del Vangelo. Perché, vedete, questa esperienza è stata una specie di ONU rovesciata: non l'ONU dei potenti è arrivata qui a Sarajevo ma l'ONU della base, dei poveri. …Allora io penso che queste forme di utopia, di sogno dobbiamo promuoverle, altrimenti le nostre comunità che cosa sono? Sono soltanto le notaie dello status quo e non le sentinelle profetiche che annunciano cieli nuovi, terra nuova, aria nuova, mondi nuovi, tempi nuovi… Quanta fatica si fa in Italia…, ma abbiamo fatto fatica anche qui, anche con i rappresentanti religiosi… perché è difficile questa idea della difesa nonviolenta… Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati!”.
Ecco, ricordare quell’esperienza a Sarajevo serve per guardare avanti.
Non tanto per chiedersi cosa direbbe oggi don Tonino Bello o don Luigi Bettazzi, anche lui tra i 500.
Ricordare quell’esperienza è occasione per ribadire oggi che la scelta delle armi non porta alla pace. Quante persone, alcune orgogliose giustamente della loro scelta di obiezione di coscienza al servizio militare, rivendicano ancora oggi – dopo oltre due anni e mezzo - l’importanza fondamentale di inviare armi al governo dell’Ucraina, dopo averne vendute in quantità esagerate a tutti coloro che nel mondo stanno facendo guerre.
Le armi hanno il loro fascino e se si parla di difesa il pensiero va subito alle armi.
Sì, è davvero faticoso oggi mettere sul tavolo una riflessione la nonviolenza (ti accusano di volere solo agitare margherite..). E infatti nelle scuole ci vanno i militari per educare alla guerra.
È davvero faticoso parlare di convivialità delle differenze… (ti accusano di volere fare entrare in Italia tutta l’Africa.. e il Governo ha progettato la deportazione in Albania) “A vedere quella gente di estrazione etnica così diversa, seduta alla stessa mensa, ho pensato a quella definizione di pace che riporto spesso nelle mie conversazioni: convivialità delle differenze.” Scrive don Tonino di ritorno da Sarajevo.
È davvero faticoso, anche nella chiesa, poter parlare di difesa nonviolenta… E ricordare quelle parole di don Tonino così profeticamente attuali “Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati!”.