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sabato 14 dicembre 2024

E TANTO BASTA Che cosa dobbiamo fare? A quale gancio concreto appendere la vita? Piccole scelte possibili a tutti. - III Domenica di Avvento anno C - Commento al Vangelo a cura di P. Ermes Maria Ronchi

 
E TANTO BASTA

Che cosa dobbiamo fare?
A quale gancio concreto appendere la vita?
Piccole scelte possibili a tutti.


In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».(...). Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». (...) «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. (...)». 
Sof 3, 14-18 – Fil4, 4-7 – Lc 3, 10-18

 
E TANTO BASTA
 
Che cosa dobbiamo fare? A quale gancio concreto appendere la vita? Piccole scelte possibili a tutti.

Solo ogni tre anni, purtroppo, ritornano le parole straordinarie del piccolo e sconosciuto profeta Sofonia: Dio è felice. Felice per te.

Ogni volta la stessa emozione: esulterà di gioia per te! Esultare è il verbo della danza. Il profeta intuisce la danza dei cieli, come quella di Davide davanti all’Arca, come Miram col tamburello al mar Rosso; come Giovanni nel grembo di Elisabetta, come Maria nel Magnificat. Tutt’intorno a te, la danza di Dio. Che crea.

Ma subito dopo, il vangelo ci mette i piedi ben piantati per terra e ci riporta diritto dentro il quotidiano, con Giovanni, il ruvido profeta, prosciugato dal sole.

Va da lui tanta gente: da Gerusalemme ci volevano giorni di cammino. Cosa cercano? Le loro domande sono precise, serie: che cosa dobbiamo fare? A quale gancio concreto appendere la vita?

E le risposte sono chiare e serene; indicano piccole scelte possibili a tutti.

La prima: chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare ne dia a chi ne è privo.

L’economia dell’accumulo sostituita dall’economia del dono, lo shopping convertito in condivisione. “La conversione passa per le tasche” (Papa Francesco),

Ed entrano in scena i più amati da Luca, i poveri, quelli “che non hanno”.

Il vero problema del mondo non sono i poveri, ma i ricchi. Da loro viene il disordine: c’è abbastanza pane per tutti sulla terra, e manca per l’avidità di pochi.

A tutti il profeta ripete: hai un capitale, sono i poveri! Hai un tesoro, non sono BOT o Fondi, ma “quelli che non hanno”. Investi in relazioni, sono il tuo patrimonio.

La seconda: Non esigete nulla più di quanto vi è stato fissato.

Allora, applicherò semplicemente l’onestà. Non quella degli altri, ma la mia, l’unica in mio potere.

E a chi ha ruoli di autorità: non maltrattate e non estorcete niente a nessuno. Non approfittate della posizione per umiliare; non abusate della vostra forza per maltrattare o per far piangere.

Giovanni, mangiatore di insetti, di una ascesi quasi feroce, non chiede niente di straordinario agli altri, non dice “lascia tutto e seguimi nel deserto”, ma indica cose fattibili, a chiunque:

non tenere tutto per te; non stringere le mani ad artiglio su ciò che hai;
non rubare, non passare nel mondo da predatore e abusatore.

La conclusione è potente: Viene uno più forte di me e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Lui “voce come rombo che grida nel deserto” fa un passo di lato, indica un Gesù più forte, e non perché si impone, ma perché parla al cuore. Sussurra, e tu lo segui.

E’ il più forte perché è l’unico che “battezza nel fuoco”, uno che ha acceso milioni di vite e le ha rese felici. Questo fa di lui il più forte. E il più amato.

In questi pochi giorni che mancano al Natale, alziamo lo sguardo!

A testa alta, per vedere il sorriso e la danza di Dio.

Per saperci amati, da quel fuoco, e tanto ci basta.