VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ PAPA FRANCESCO
AD AJACCIO
IN OCCASIONE DEL CONGRESSO
“LA RELIGIOSITÉ POPULAIRE EN MÉDITERRANÉE”
Domenica, 15 dicembre 2024
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AJACCIO - ROMA
15:30 Santa Messa nella “Place d’Austerlitz” (“U Casone”)
17:30 Incontro con il Presidente della Repubblica presso l’Aeroporto Internazionale di Ajaccio
18:00 Cerimonia di congedo
18:15 Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale di Ajaccio per Roma
19:05 Arrivo all'Aeroporto Internazionale di Roma/Fiumicino
18:15 Partenza in aereo dall’Aeroporto Internazionale di Ajaccio per Roma
19:05 Arrivo all'Aeroporto Internazionale di Roma/Fiumicino
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SANTA MESSA
“Place d’Austerlitz” (“U Casone”) - Ajaccio
Domenica, 15 dicembre 2024
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Il Papa: la guerra toglie il sorriso ai bambini,
Gesù è segno di pace
La Messa nella Place d’Austerlitz segna la conclusione del 47.mo viaggio apostolico in Corsica. Francesco nell’omelia ricorda che una società che non dona non è gioiosa ma vittima del consumismo. L’annuncio della nascita di Gesù è un segno di pace per un mondo ferito dai conflitti
Lo sventolio di bandierine bianche, tanti bimbi portati al Papa per essere benedetti, anche un fagottino avvolto in una coperta verde acqua, rosari che vengono donati ai più piccoli per ricordare questa giornata di Francesco in Corsica. Sono alcuni dei momenti del passaggio della papamobile, con canti in lingua corsa intervallati dalle acclamazioni a “Papa Francescu”, verso la Place d’Austerlitz, conosciuta anche come “Place du Casone” o “Grotta di Napoleone” che, secondo quanto si narra, qui da bambino sognava in grande. Il palco è dominato dal bianco e dall’azzurro, con una grande croce ad ancora che guarda i circa 15mila fedeli, ed è sovrastato dalla scritta “Apace”, parola quanto mai urgente e attuale.
La speranza di pace è Gesù, dice il Papa nell’omelia in italiano, una speranza che non delude perché il Signore abita sempre in mezzo a noi e da questa certezza che si trova quella forza inesauribile per cercare la giustizia e la pace. Nel cuore di Francesco c’è il dolore per chi vive la guerra e che non si cancella nemmeno sul volto dei bambini.
Fratelli e sorelle, purtroppo sappiamo bene che non mancano tra le nazioni grandi motivi di dolore: miseria, guerre, corruzione, violenze. Vi dico una cosa: delle volte vengono nelle udienze bambini ucraini che per la guerra sono stati portati qui. Sapete una cosa? Questi bambini non sorridono! Hanno dimenticato il sorriso. Per favore, pensiamo a questi bambini nelle terre di guerre, il dolore … Tanti bambini.
La grazia dei bambini
Poco prima di ricordare le sofferenze dei piccoli ucraini, Francesco aveva espresso la sua sorpresa e la gioia di vedere così tanti bambini in Corsica, da qui l’esortazione a fare figli perché “saranno la vostra gioia, la vostra consolazione nel futuro”.
Anche complimenti! Mai ho visto tanti bambini come qui! Ma è una grazia di Dio. E soltanto ho visto due cagnolini. Mai ho visto tanti bambini. Soltanto a Timor-Leste erano tanti così, ma le altre città non tanti così. Questa è la vostra gioia e la vostra gloria.
I bambini che hanno atteso il Papa per la Messa
I nonni, la saggezza di un popolo
Bambini e nonni sono da sempre nei pensieri del Papa. Anche ad Ajaccio, alla folla di pellegrini che lo ascoltano invita in questo tempo di Avvento a chiedersi come si relazionano agli anziani, ai nonni.
“Come io mi comporto davanti agli anziani? Vado a cercarli? Perdo il tempo con loro? Li ascolto? O no, sono noiosi, con le storie loro … Li abbandono?” Prendete cura dei vecchi che sono la saggezza di un popolo.
Il palco allestito per la celebrazione della Messa
Preparare il cuore
“Che cosa dobbiamo fare?”. Il Papa richiama la domanda che la gente rivolgeva a Giovanni il Battista e che “forse oggi, prima di andare a letto, ognuno di noi può dire come preghiera: ‘Signore, cosa devo fare per preparare il cuore al Natale?”. Il Papa esorta dunque a chiedere con coraggio, con sincerità e senza paura, cosa fare “per preparare un cuore umile e fiducioso al Signore che viene”.
Il meglio che noi possiamo fare per essere salvati e cercati da Gesù, è dirci la verità su noi stessi: “Signore, sono peccatore”. Tutti noi lo siamo, qui. Tutti. “Signore, sono peccatore”. E così ci avviciniamo a Gesù con la verità, non con il maquillage di una giustizia non vera.
Le mani chiuse
Attesa sospettosa e attesa gioiosa: Francesco si sofferma su entrambi gli atteggiamenti spirituali per attendere il Messia. Il primo è segnato dalla “sfiducia” e dall’ “ansietà” che chiamano tristezza, pensieri egocentrici, dubbi sul futuro, angoscia che rovina sempre. “I cristiani – aggiunge – non devono vivere con l’angoscia”.
Quanto sono diffusi questi mali spirituali, oggi, specialmente là dove dilaga il consumismo! Una società così che vive di consumismo, invecchia insoddisfatta, perché non sa donare: chi vive per se stesso non sarà mai felice. Chi vive così…e non ha le mani per dare, per condividere, mai sarà felice. E questo è un male che tutti noi possiamo avere, tutti i cristiani, anche noi, i preti, i vescovi, i cardinali … Tutti. Anche il Papa.
Papa Francesco durante la celebrazione della Messa
La medicina è la fede
“La fede in Dio dà speranza!”: dice il Papa e lo si è visto, spiega, proprio nel Congresso sulla pietà popolare che si è tenuto ad Ajaccio. Il Rosario, ad esempio, “insegna a tenere il cuore centrato su Gesù Cristo, con lo sguardo contemplativo di Maria”. Altro esempio, aggiunge Francesco, è il servizio delle confraternite, “associazioni di fedeli, così ricche di storia, partecipano attivamente alla liturgia e alla preghiera della Chiesa, che abbelliscono con i canti e le devozioni del popolo”.
Ai membri delle confraternite raccomando di farsi sempre vicini con disponibilità, soprattutto ai più fragili, rendendo operosa la fede nella carità. E quella confraternita che ha una devozione speciale si faccia vicino a tutti, vicini ai prossimi per aiutarli.
L’attesa gioiosa
Francesco si sofferma poi sull’attesa gioiosa ricordando che per i cristiani non è una “gioia da carnevale” ma nasce dalla certezza che Dio è in mezzo a noi, “frutto dello Spirito Santo per la fede in Cristo Salvatore, che bussa al nostro cuore, liberandolo dalla mestizia e dalla noia”. Così l’Avvento è “una festa piena di futuro per tutti i popoli: in compagnia di Gesù scopriamo la vera gioia di vivere e di donare i segni di speranza che il mondo attende”.
Fiducia nel Signore che è in mezzo a noi, è in mezzo a noi. Tante volte non ricordiamo questo: è in mezzo a noi, quando facciamo un’opera buona, quando educhiamo i figli, quando ci prendiamo cura degli anziani. Invece non è in mezzo a noi quando facciamo il chiacchiericcio, e sempre sparlando degli altri. Lì non c’è il Signore; siamo noi.
Infine l’invito a rendere testimonianza di questa gioia, della “sicurezza che Cristo è con noi, cammina con noi”.
Il saluto a Papa Francesco
“La Messa di questa Domenica Gaudete ha portato gioia a tutti noi, fedeli di Ajaccio, e a quelli che sono venuti da tutta la Corsica e dal continente per vivere questo momento di comunione e di speranza”. Così il cardinale François-Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio, al termine della celebrazione in Place d’Austerlitz. Sottolineando come “la fede cristiana senza arroganza e senza complessi” può fornire un po' di sale evangelico per riscoprire la gioia di vivere, il porporato ha sottolineato come il Vangelo “ci sfida a condurre una vita migliore, più giusta, più pacifica”. In dono al Papa una partitura di un antifonario proveniente da un convento di Sartène del XI° secolo, scritto su pergamena.
Il dono di una partitura dell'antifonario al Papa
Aperti al mondo
Francesco ha ringraziato perché “per tutta questa giornata in cui mi sono sentito a casa!”, ha invitato ad andare avanti “in armonia, nella distinzione che non è separazione, collaborando sempre per il bene comune”. Poi un saluto al cardinale corso Mamberti e ha raccomandato vicinanza con il cuore, i gesti e l’aiuto soprattutto agli anziani soli, i malati, i carcerati. “Il Vangelo di Gesù Cristo vi aiuti ad avere il cuore aperto al mondo: le vostre tradizioni sono una ricchezza da custodire e coltivare, ma non per isolarvi, mai. Avanti con le vostre tradizioni avanti, sempre per l’incontro e la condivisione”. A chiudere la celebrazione un intenso canto a Maria con 15mila persone che avevano in mano una candela ad illuminare la notte.
(fonte: Vatican News, articolo di Benedetta Capelli 15/12/2024)
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OMELIA DEL SANTO PADRE
La gente chiede a Giovanni il Battista: «Che cosa dobbiamo fare?» (Lc 3,10). Che cosa dobbiamo fare? È una domanda da ascoltare con attenzione, perché esprime il desiderio di rinnovare la vita, di cambiarla in meglio. Giovanni sta annunciando l’arrivo del Messia tanto atteso: chi ascolta la predicazione del Battista vuole prepararsi a questo incontro, all’incontro con il Messia, all’incontro con Gesù.
Il Vangelo secondo Luca testimonia che sono proprio i più lontani ad esprimere questa volontà di conversione: non quelli che socialmente sembravano essere più vicini, non i farisei e i dottori della legge, ma i lontani, i pubblicani, che erano considerati peccatori, e i soldati domandano: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?» (Lc 3,12). Questa è una bella domanda, che forse oggi, prima di andare a letto, ognuno di noi può dire come preghiera: “Signore, cosa devo fare per preparare il cuore al Natale?”. Chi si ritiene giusto non si rinnova. Coloro invece che venivano considerati pubblici peccatori vogliono passare da una condotta disonesta e violenta a una vita nuova. E i lontani diventano vicini quando il Cristo si fa vicino a noi. Giovanni, infatti, risponde così ai pubblicani e ai soldati: praticate la giustizia; siate retti e onesti (cfr Lc 3,13-14). Coinvolgendo specialmente gli ultimi e gli esclusi, l’annuncio del Signore ridesta le coscienze, perché Egli viene a salvare, non a condannare chi è perduto (cfr Lc 15,4-32). E il meglio che noi possiamo fare per essere salvati e cercati da Gesù, è dire la verità su noi stessi: “Signore, sono peccatore”. Tutti noi lo siamo, qui, tutti. “Signore, sono peccatore”. E così ci avviciniamo a Gesù con la verità, non con il maquillage di una giustizia non vera. Perché viene a salvare proprio i peccatori.
E per questo anche oggi facciamo nostra la domanda che le folle rivolgevano a Giovanni il Battista. Durante questo tempo di Avvento troviamo il coraggio di chiedere, senza paura: “che cosa devo fare?”, “che cosa dobbiamo fare?”. Domandiamolo con sincerità, per preparare un cuore umile, un cuore fiducioso al Signore che viene.
Le Scritture che abbiamo ascoltato ci consegnano due modi di aspettare il Messia: l’attesa sospettosa e l’attesa gioiosa. Si può aspettare la salvezza con questi due atteggiamenti: l’attesa sospettosa e l’attesa gioiosa. Riflettiamo su questi atteggiamenti spirituali.
Il primo modo di aspettare, quello sospettoso, è pieno di sfiducia e di ansietà. Chi ha la mente occupata in pensieri egocentrici smarrisce la letizia dell’animo: anziché vegliare con speranza, dubita del futuro. Tutto preso da progetti mondani, non attende l’opera della Provvidenza. Non sa aspettare con la speranza che ci dà lo Spirito Santo. E allora giunge salutare la parola di San Paolo, che riscuote da questo torpore: «Non angustiatevi per nulla» (Fil 4,6). Quando l’angoscia ci prende, ci rovina sempre. Una cosa è il dolore, il dolore fisico, il dolore morale per qualche calamità in famiglia…; un’altra cosa è l’angoscia. I cristiani non devono vivere con l’angoscia. Non siate angosciati, delusi, tristi. Quanto sono diffusi questi mali spirituali, oggi, specialmente dove dilaga il consumismo! Io vedevo in questi giorni a Roma, per le strade, tanta gente che va a fare le spese, le spese, con l’ansia del consumismo, che poi svanisce e lascia niente. Una società così che vive di consumismo, invecchia insoddisfatta, perché non sa donare: chi vive per se stesso non sarà mai felice. Chi vive così [mano chiusa] e non fa così [mano aperta] non è felice. Chi ha le mani così [mano chiusa], per me, e non ha le mani per dare, per aiutare, per condividere, mai sarà felice. E questo è un male che tutti noi possiamo avere, tutti i cristiani, anche noi, i preti, i vescovi, i cardinali, tutti, anche il Papa.
L’Apostolo però ci offre una medicina efficace quando scrive: «In ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti» (Fil 4,6). La fede in Dio dà speranza! Proprio in questi giorni, nel Congresso che ha avuto luogo qui ad Ajaccio, è stato messo in luce quanto sia importante coltivare la fede, apprezzando il ruolo della pietà popolare. Pensiamo alla preghiera del Rosario: se riscoperta e praticata bene, essa insegna a tenere il cuore centrato su Gesù Cristo, con lo sguardo contemplativo di Maria. E pensiamo alle confraternite, che possono educare al servizio gratuito per il prossimo, sia spirituale sia corporale. Queste associazioni di fedeli, così ricche di storia, partecipano attivamente alla liturgia e alla preghiera della Chiesa, che abbelliscono con i canti e le devozioni del popolo. E ai membri delle confraternite raccomando di farsi sempre vicino con disponibilità, soprattutto ai più fragili, rendendo operosa la fede nella carità. E quella confraternita che ha una devozione speciale si faccia vicina a tutti, vicina ai prossimi per aiutarli.
E da qui veniamo al secondo atteggiamento: l’attesa gioiosa. Il primo atteggiamento era l’attesa sospettosa, quell’attesa che è “per me” con le mani che chiudono. Il secondo atteggiamento è l’attesa gioiosa. E non è facile avere gioia. La gioia cristiana non è affatto spensierata, superficiale, una gioia da carnevale. No. Non è così. È invece una gioia del cuore, basata su un fondamento saldissimo, che il profeta Sofonia, rivolgendosi al popolo, esprime così: gioisci, perché «il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un Salvatore potente» (Sof 3,17). Fiducia nel Signore che è in mezzo a noi, è in mezzo a noi. Tante volte non ricordiamo questo: è in mezzo a noi, quando facciamo un’opera buona, quando educhiamo i figli, quando ci prendiamo cura degli anziani. Invece non è in mezzo a noi quando facciamo il chiacchiericcio, sparlando sempre degli altri. Lì non c’è il Signore, ci siamo solo noi. La venuta del Signore ci porta la salvezza: perciò è motivo di gioia. Dio è “potente”, dice la Scrittura: Egli può redimere la nostra vita perché è capace di realizzare quello che dice! La nostra gioia non è dunque una consolazione illusoria, per farci dimenticare le tristezze della vita. No, non è una consolazione illusoria. La nostra gioia è frutto dello Spirito Santo per la fede in Cristo Salvatore, che bussa al nostro cuore, liberandolo dalla mestizia e dalla noia. Pertanto l’avvento del Signore diventa una festa piena di futuro per tutti i popoli: in compagnia di Gesù scopriamo la vera gioia di vivere e di donare i segni di speranza che il mondo attende.
E il primo di questi segni di speranza è la pace. Colui che viene è l’Emmanuele, il Dio con noi, che dona la pace agli uomini amati dal Signore (cfr Lc 2,14). E mentre ci prepariamo ad accoglierlo, in questo tempo di Avvento, le nostre comunità crescano nella capacità di accompagnare tutti, specialmente i giovani in cammino verso il Battesimo e i Sacramenti; e in un modo speciale anche i vecchietti, gli anziani. Gli anziani sono la saggezza di un popolo. Non lo dimentichiamo! E ognuno di noi può pensare: come io mi comporto davanti agli anziani? Vado a cercarli? Perdo il tempo con loro? Li ascolto? “Oh no, sono noiosi, con le loro storie!”. Li abbandono? Quanti figli abbandonano i genitori nelle case di riposo. Io ricordo una volta, nell’altra diocesi, sono andato in una casa di riposo a visitare la gente. E c’era una signora che aveva tre, quattro figli. Io domandai: “E i suoi figli come stanno?” – “Stanno benissimo! Ho tanti nipoti” – “E vengono a trovarla?” – “Sì, vengono sempre”. Quando sono uscito l’infermiera mi dice: “Vengono una volta l’anno”. Ma la mamma copriva i difetti dei figli. Tanti lasciano i vecchietti da soli. Fanno gli auguri per Natale o Pasqua al telefono! Prendete cura dei vecchi, che sono la saggezza di un popolo!
E pensiamo ai giovani in cammino verso il Battesimo e i Sacramenti. In Corsica, grazie a Dio, ce ne sono tanti! E complimenti! Mai ho visto tanti bambini come qui! È una grazia di Dio! E ho visto solo due cagnolini. Cari fratelli, fate figli, fate figli, che saranno la vostra gioia, la vostra consolazione nel futuro. Questa è la verità: mai ho visto tanti bambini. Soltanto a Timor-Leste erano tanti così, ma nelle altre città non tanti così. Questa è la vostra gioia e la vostra gloria. Fratelli e sorelle, purtroppo sappiamo bene che non mancano tra le nazioni grandi motivi di dolore: miseria, guerre, corruzione, violenze. Vi dico una cosa: a volte vengono nelle udienze bambini ucraini, che per la guerra sono stati portati qui. Sapete una cosa? Questi bambini non sorridono! Hanno dimenticato il sorriso. Per favore, pensiamo a questi bambini nelle terre di guerre, al dolore di tanti bambini.
La Parola di Dio, però, ci incoraggia sempre. E davanti alle devastazioni che opprimono i popoli, la Chiesa annuncia una speranza certa, che non delude, perché il Signore viene ad abitare in mezzo a noi. E allora il nostro impegno per la pace e la giustizia trova nella sua venuta una forza inesauribile.
Sorelle e fratelli, in ogni tempo e in qualsiasi tribolazione, Cristo è presente, Cristo è la fonte della nostra gioia. È con noi nella tribolazione per portarci avanti e darci la gioia. Teniamo sempre nel cuore questa gioia, questa sicurezza che Cristo è con noi, cammina con noi. Non dimentichiamolo! E così con questa gioia, con questa sicurezza che Gesù è con noi, saremo felici e faremo felici gli altri. Questa dev’essere la nostra testimonianza.
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Ringraziamento finale al termine della Messa
Ringrazio il Cardinale Bustillo per le sue parole e per tutta questa giornata in cui mi sono sentito a casa! Grazie a tutti coloro che in diversi modi hanno preparato questa visita, alla comunità ecclesiale e alla comunità civile. Andate avanti in armonia, nella distinzione che non è separazione, collaborando sempre per il bene comune. Vorrei salutare anche un cardinale corso, che oggi è con noi, il card. Mamberti.
Saluto e benedico i malati, gli anziani soli, i carcerati. La Madunnuccia doni conforto e speranza a chi soffre. Siate vicini agli anziani, agli ammalati, alle persone sole. Vicini con il cuore, vicini con i gesti, vicini con l’aiuto.
Fratelli e sorelle, il Vangelo di Gesù Cristo vi aiuti ad avere il cuore aperto al mondo: le vostre tradizioni sono una ricchezza da custodire e coltivare, ma non per isolarvi, mai. Avanti con le vostre tradizioni avanti, sempre per l’incontro e la condivisione.
Grazie a tutti! Buon cammino verso il Santo Natale! Grazie.
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Vedi anche i post precedenti:
- Papa Francesco, nella vigilia del suo viaggio ad Ajaccio, sosta in preghiera silenziosa a Santa Maria Maggiore e poi si sofferma con i figuranti del “Presepe vivente di Roma”
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