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venerdì 22 marzo 2024

22 marzo Giornata mondiale dell’acqua, ancora tante le sfide per poter garantire a tutti l’accesso


Giornata mondiale dell’acqua, 
ancora tante le sfide per poter garantire a tutti l’accesso

Secondo il rapporto Groundswell della Banca mondiale, si prevede che entro il 2050 circa 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa degli impatti climatici, tra cui lo stress idrico. Tra le parti del mondo più colpite il Corno d’Africa: solo in Somalia nel 2023, secondo le stime dell'Unhcr, la più grande siccità degli ultimi 40 anni e le inondazioni, combinandosi con situazioni di conflitto e insicurezza, hanno causato quasi 3 milioni di nuovi spostamenti forzati all'interno del Paese.


foto SIR/Marco Calvarese

Acqua di pace e non di guerra. Acqua per tutti e non per pochi. Risorsa preziosa – anche nell’epoca della digitalizzazione e della tecnologia sempre più spinte –, l’acqua di cui oggi, 22 marzo, si celebra la Giornata mondiale continua invece ad essere motivo di divisioni e scontri. Una realtà che si tocca con mano a livello sia locale sia mondiale. E che deve far pensare quanta strada di civiltà l’umanità debba ancora percorrere.

Per capire basta partire da un solo dato:

l’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 – garantire a tutti l’accesso a un’acqua senza rischi – è lontanissimo perché sono ancora circa 2,2 miliardi le persone che non hanno ogni giorno l’acqua da bere. Questione cruciale che tocca un po’ tutte le aree e tuti gli ambienti: dalle città alle campagne, dall’Europa all’Africa.

Legambiente, tra tutti, per questo parla di “crisi idrica globale” come diretta conseguenza della crisi climatica (che si manifesta con l’intensificarsi di eventi meteorologici estremi, come siccità, alluvioni e tempeste) e della gestione insostenibile delle risorse idriche. Una crisi che è una “minaccia per il Pianeta ma anche per la pace”. Proprio dall’acqua, quindi dal suo controllo e dalla sua gestione, passano, dice ancora Legambiente, “tensioni e conflitti nelle aree più vulnerabili del mondo con impatti violenti sul futuro delle popolazioni, costrette a fuggire, talvolta verso insediamenti o campi esposti a gravi rischi climatici e dove è sempre più difficile fornire servizi idrici e igienico-sanitari”.

Secondo il rapporto Groundswell della Banca mondiale, si prevede che entro il 2050 circa 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa degli impatti climatici, tra cui lo stress idrico.

Tra le parti del mondo più colpite il Corno d’Africa: solo in Somalia nel 2023, secondo le stime dell’Unhcr, la più grande siccità degli ultimi 40 anni e le inondazioni, combinandosi con situazioni di conflitto e insicurezza, hanno causato quasi 3 milioni di nuovi spostamenti forzati all’interno del Paese.

Poi ci sono le situazioni più locali. Coldiretti sottolinea, su dati dell’Osservatorio europeo sulla siccità, che per esempio il 15% dell’intero territorio dell’Unione europea è in allerta arancione per la siccità e per un altro 1% siamo all’allarme rosso. In Italia, poi, è possibile disegnare una vera “mappa della sete”. La situazione è difficile nel Sud, dove negli invasi pugliesi mancano 107 milioni di metri cubi d’acqua rispetto all’anno scorso, secondo i dati dell’Osservatorio Anbi sulle riserve idriche. Ma ciclicamente vanno ormai in crisi le aree agricole più ricche dello Stivale come quelle della pianura Padana assetate dal prosciugamento dei bacini montani e dalla scomparsa dei ghiacciai.

Colpa del clima che cambia, si dice. Ma non è solo questo.

Certo, anche l’Italia ha sperimentato il cambiamento climatico con, nel 2023, un incremento del 22% degli eventi meteorologici estremi rispetto all’anno precedente. Ma il tema vero è la gestione dell’acqua.

Anche in questo caso basta poco per capire. Stando ad una analisi dell’Associazione dei consorzi di bonifica e irrigazione (Anbi), l’Italia potrebbe disporre in poco tempo di quasi 549 milioni di metri cubi di acqua in più: una quantità di risorse idriche superiore al volume che può fornire il lago di Garda e cioè il più grande lago italiano. Si tratterà di acqua risparmiata, perché raccolta e distribuita con più efficienza e razionalità, meglio di quanto accade oggi. Perché il problema sta, ad esempio, nelle perdite di acqua lungo le migliaia di chilometri di tubazioni vecchie; oppure nella scarsità di bacini di raccolta dell’acqua che piove dal cielo in modo sempre più imprevedibile. Tutto senza dire poi della concorrenza di usi diversi di una risorsa che diventa sempre più scarsa.

Ma il tema dell’acqua non è certamente solo nazionale.

Urge, da questo punto di vista, una cooperazione internazionale 
nella gestione sostenibile delle risorse idriche.

Quanto strada occorra davvero compiere lo si capisce subito da un dato Onu: da una parte circa 3 miliardi di persone nel mondo dipendono dall’acqua che attraversa i confini nazionali, dall’altra solo 24 Paesi su 153 dichiarano di avere accordi di cooperazione per l’acqua condivisa. Certo, il mondo fa già moltissimo. Basti pensare, in tema di accesso all’acqua potabile ai rifugiati e agli sfollati, a quanto realizzato nel 2022 da Unhcr e finanziato dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, per l’estensione dell’acquedotto ad Agadez (Niger) che ha collegato il centro umanitario locale – che ospita circa 2.800 persone provenienti principalmente da Sudan, Sud Sudan, Camerun e altri Paesi del Corno d’Africa – all’acquedotto pubblico. Così come importanti sono i programmi Wash (Water, Sanitation and Hygiene) dell’Unhcr attualmente presenti in 29 Paesi che ospitano oltre 4,7 milioni di rifugiati e persone sfollate. Molti altri, poi, sono i progetti a livello locale e continentale. Ma non basta ancora. Accesso all’acqua, salubrità dell’acqua, risparmio e buon uso dell’acqua: a ben vedere la sfida dell’umanità passa anche e soprattutto da qui.
(fonte: Sir, articolo di Andrea Zaghi 22/03/2024)


lunedì 16 ottobre 2023

L’acqua è vita solo se è per tutti

L’acqua è vita solo se è per tutti

In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, dedicata al tema dell’acqua, Papa Francesco invia un messaggio al direttore della Fao, ricordando come «questa risorsa è minacciata da sfide serie in termini di quantità e qualità». Sono 2,4 miliardi le persone che vivono in Paesi con stress idrico; oltre 750 milioni quelle che soffrono la fame. L’Africa il continente più colpito


«L’acqua è vita, l’acqua ci nutre». È lo slogan della Giornata mondiale dell’alimentazione che si celebra oggi 16 ottobre e per la quale Papa Francesco ha inviato un messaggio al direttore generale Qu Dongyu: «La Giornata mondiale dell’alimentazione si celebra in un momento in cui la povertà e lo scoraggiamento non danno tregua a tanti nostri fratelli. Infatti, il grido di angoscia e la disperazione dei poveri dovrebbero risvegliarci dal letargo che ci attanaglia e mettere alla prova la nostra coscienze». Una volta di più il Pontefice mette il dito nella piaga. La fame nel mondo, infatti, non fa che peggiorare: secondo gli ultimi dati dalla Fao, sarebbero circa 750 milioni le persone che nel mondo non hanno la sicurezza alimentare garantita. L’Africa è il continente più colpito, con una persona su cinque che soffre la fame, più del doppio della media globale. E sono ben 2,4 miliardi quelle che vivono in Paesi con stress idrico.

Una situazione che, secondo Papa Francesco, è anche «il risultato di un iniquo accumulo di ingiustizie e disuguaglianze […] Questo si applica non solo al cibo, ma anche a tutte le risorse di base», a partire, appunto, dall’acqua: «L’acqua è vita perché garantisce la sopravvivenza. Tuttavia, attualmente questa risorsa è minacciata da sfide serie in termini di quantità e qualità. In molti luoghi del pianeta, i nostri fratelli soffrono di malattie o muoiono proprio a causa dell’assenza o della scarsità d’acqua».

Non basta però investire di più in infrastrutture, reti fognarie e sistemi igienico-sanitari. Occorre «unire le volontà e raccogliere gli forzi affinché l’acqua sia patrimonio di tutti, si distribuisca meglio e si gestisca in modo sostenibile e razionale». È un appello che il Papa rivolge agli organismi internazionali, ai governi, alla società civile, alle imprese, alle istituzioni accademiche e di ricerca: «Il nostro mondo è interdipendente – ricorda – e non può permettersi il lusso di dividersi in blocchi di Paesi che promuovono i loro interessi in modo spurio e fazioso». Occorre invece «pensare e agire in termini di comunità, di solidarietà, cercando di dare priorità alla vita di tutti e di impedire l’appropriazione di beni da parte di alcuni […]. Oggi, purtroppo, assistiamo a una scandalosa polarizzazione delle relazioni internazionale dovuta alla crisi e agli scontri esistenti».

L’invito, dunque, è a combattere non solo contro la cultura dello scarto, ma anche contro ogni forma di violenza: «Mai come oggi è stato così urgente convertirci in promotori di dialogo e artefici della pace».

Il Pime in prima linea

Per tutto il 2023, il Centro Pime di Milano ha portato avanti la campagna “Non di solo pane”, incentrata sul tema della sicurezza alimentare, con un focus specifico sulle missioni del Pime in Camerun, Ciad e Costa d’Avorio. Questa iniziativa, che si concluderà nelle prossime settimane, ha rappresentato un segno concreto di solidarietà e speranza in occasione del 50esimo anniversario di presenza del Pime in Costa d’Avorio. Sono stati realizzati progetti di sviluppo sostenibile e interventi concreti di promozione della sicurezza alimentare nelle missioni del Pime. Ma sono state portare avanti anche iniziative di sensibilizzazione di bambini, giovani e adulti in Italia sui temi attraverso attività culturali, di educazione alla mondialità e di animazione missionaria.

In totale sono state aiutate sino ad ora 52.900 persone in situazione di insicurezza alimentare; sono stati realizzati 14 pozzi, 8 progetti idrosanitari e attività formative in campo agricolo in 3 mila villaggi, per un totale di 210.560 euro inviati in missione.

Per saperne di più, clicca qui
(fonte: Mondo e missione, articolo di Anna Pozzi 16/10/2023)


mercoledì 22 marzo 2023

Giornata mondiale dell’acqua 2023: è necessario accelerare il cambiamento

Giornata mondiale dell’acqua 2023:
è necessario accelerare il cambiamento

Il 22 marzo è la Giornata mondiale dell'acqua. È per ricordarci l'importanza dell'oro blu, un bene che troppo spesso diamo per scontato ma che dobbiamo imparare a valorizzare.

Le risorse idriche del mondo non sono infinite: dobbiamo ricordarcelo. DOERS | Shutterstock

Il 22 marzo si celebra la il World Water Day, la Giornata mondiale dell'acqua, che ci ricorda l'importanza di questo bene che troppo spesso diamo per scontato. Il tema di quest'anno è accelerare il cambiamento per risolvere la crisi sanitaria e idrica mondiale. «Al momento siamo decisamente lontani dal raggiungere l'obiettivo numero 6 per lo Sviluppo Sostenibile, ovvero acqua e sanità per tutti entro il 2030» si legge sulla pagina ufficiale dedicata alla giornata. Mai come ora, in un mondo sempre più provato dai cambiamenti climatici, è importante capire che l'acqua è il nostro bene più prezioso e dobbiamo imparare a non sprecarlo.


IL PROBLEMA DEI DISSALATORI. 
Nel mondo vi sono 1.386 miliardi di km³ di acqua: detta così, sembra impossibile avere problemi di carenza d'acqua. Tuttavia il 97% di questa acqua è salata, e solo il 3% è acqua dolce di ghiacciai, falde acquifere e laghi: due miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a queste fonti di acqua dolce, e vivono in condizioni di carenza idrica.

I dissalatori d'acqua sono una possibile soluzione al problema (vista la quantità di acqua salata che abbiamo a disposizione) ma, oltre ad essere costosissima, la tecnologia è anche pericolosa per l'ambiente, poiché produce una quantità elevata di salamoia ipersalina. I ricercatori stanno testando nuove tecnologie di desalinizzazione, come l'osmosi inversa, ma per ora non abbiamo ancora trovato un metodo sufficientemente economico ed efficiente che possa essere implementato su larga scala e, soprattutto, adottato dai Paesi più poveri (quelli che hanno più bisogno di acqua).

Nel 2040 l’Italia sarà tra i Paesi con un alto rischio di stress idrico. 
In blu quelli col rischio minore, in rosso scuro quelli col rischio maggiore.
 © World resourced institute via The economist inteligence unit | Statista

LA SICCITÀ È UN PROBLEMA SERIO (ANCHE IN ITALIA). 
E se è bello goderci inverni miti e poco piovosi nella nostra penisola, come quello appena conclusosi, l'assenza di piogge è un fatto che deve farci preoccupare. Lo sentiamo tutti i giorni al TG: dopo un'estate 2022 da record, anche l'inverno – stagione che generalmente non fa registrare numeri allarmanti per la portata d'acqua di fiumi e laghi – è stato più secco che mai.

QUESTIONE DI SCELTE (SOSTENIBILI). 
Se vi state domandando cosa potete fare per ridurre il consumo di acqua, ebbene: non basta solo chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti. L'acqua è utilizzata per produrre tantissime delle cose che mangiamo, indossiamo, acquistiamo: pensate che un hamburger da 150 gr "consuma" circa 2500 litri di acqua; la carne, dunque, è una scelta poco sostenibile sia per le emissioni inquinanti derivate dall'allevamento degli animali, sia per l'impronta idrica.

Ma pensiamo anche a quello che indossiamo: per produrre un paio di jeans occorrono tra i 7.000 e i 10.000 litri di acqua; per una t-shirt bianca, ne servono 2.700. Anche in questo caso, all'impronta idrica si aggiungono i danni ambientali (e sociali) derivati dal fast fashion.

I numeri delle bottiglie di plastica. Ogni anno in Italia vengono imbottigliati 12,5 miliardi di litri d’acqua, di cui l’81% viene venduto in contenitori PET. Per farlo, occorrono 330.000 tonnellate di PET, per produrre le quali vengono consumati 650.000 tonnellate di petrolio e 6 miliardi di litri d’acqua. © yanik88 | Shutterstock

E le bottiglie di plastica? In Italia abbiamo la (brutta) abitudine di consumare acqua in bottiglia: siamo primi in Europa con 208 litri l'anno, e secondi al mondo dietro al Messico. L'acqua del rubinetto è potabile, costa 6.000 volte in meno di quella in bottiglia e ha un impatto ambientale decisamente minore: in molte città vi sono poi le cosiddette Case dell'acqua, fonti di acqua filtrata dalle quali i cittadini possono, pagando pochi centesimi, riempire taniche di acqua frizzante o liscia. Pensateci, e non limitatevi a chiudere il rubinetto mentre vi lavate i denti.
(fonte: FOCUS, articolo di Chiara Guzzonato 22/03/2023)