«VI RACCONTO IL SOGNO DI PADRE PAOLO DALL'OGLIO,
UOMO DEL DIALOGO E DELLA PACE»
Il regista Fabio Segatori ha girato un docufilm sul religioso di cui si sono perse le tracce dal luglio 2013, quando è stato rapito in Siria. Materiali di repertorio, interviste ai famigliari e a chi l'ha conosciuto, sequenze ricostruite con attori compongono il ritratto di una figura coraggiosa, appassionata, votata all'incontro fra cristianesimo e islam, dalla parte degli ultimi. La Rai lo manderà in onda il 17 novembre, giorno del suo compleanno
La foto di padre Paolo dall'Oglio esposta al Campidoglio.
IL DOCUFILM SU PADRE DALL'OGLIO DI FABIO SEGATORI
Il regista Fabio Segatori. |
“Il 17 novembre 1954 è nato un uomo di dialogo e di pace: questo dobbiamo festeggiare”. Il regista viterbese Fabio Segatori, in occasione dei settant’anni dalla nascita di padre Paolo Dall’Oglio, ne racconta la vita, al contempo semplice e incredibile, e la specificità spirituale dell’agire in un docufilm per la Rai in onda proprio il giorno del suo compleanno.
Padre Dall’Oglio, missionario gesuita romano fortemente impegnato nel dialogo interreligioso con il mondo islamico, fondatore nel 1991 della comunità monastica di Deir Mar Musa, un luogo in cui cattolici, ortodossi e musulmani potessero convivere. Di lui, pubblicamente critico verso le repressioni del regime siriano, si sono perse le tracce più di dieci anni fa a Raqqa, dove era impegnato in trattative per la liberazione di un gruppo di ostaggi. “Stiamo ultimando le riprese. La conferenza stampa molto probabilmente sarà in Vaticano, a settembre”, racconta Fabio Segatori.
COME È STATO COSTRUITO IL DOCUFILM
“Il film ha la durata di cinquantadue minuti. È un lavoro importante, dettagliato, integra fluidamente materiali autentici e ricostruzioni di finzione con l’intento di restituire in modo coinvolgente l’avventura umana di padre Dall’Oglio, vissuta per la fede, la pace e la giustizia. Il racconto audiovisivo si basa sull’integrazione di materiali di repertorio e di sequenze ricostruite con attori che si alternano a interviste a persone straordinarie, con due o tre lauree, seguaci di padre Dall’Oglio che nella vita hanno lasciato tutto per andare a vivere nel deserto siriano, in un monastero del 1100 affrescato che lui aveva scoperto nel 1982, allora diroccato. Chiamando i suoi amici scout a raccolta, pietra su pietra lo ha riedificato. Il fulcro della storia sarà proprio la scoperta e il restauro di questo monastero abbandonato, dove si formerà una comunità di ragazzi e ragazze di diverse parti del mondo che, guidati dal suo carisma, si dedicheranno a una vita nel deserto di preghiera, lavoro manuale e accoglienza dell’altro al servizio dell’armonia islamo-cristiana”.
SAN FRANCESCO REINCARNATO IN PADRE DALL'OGLIO
È una storia dei nostri anni, ma dal sapore medievale. “È come se fosse lo stesso spirito di San Francesco a reincarnarsi in un ragazzone di circa un metro e ottanta dei tempi moderni. Padre Dall’Oglio, voglio parlarne al presente, è un personaggio colorito, esuberante, molto simpatico, che parla più lingue, perfettamente l’arabo, che dà il cuore per una causa. Abbiamo restaurato filmati rarissimi. Ci sono molti suoi interventi che sono reperibili negli archivi della Rai e di altre televisioni di tutto il mondo, incluse le ultime drammatiche trasmissioni da lui registrate per Orient News tra il 2012 e il 2013, fino a pochi giorni prima della scomparsa. I ricordi degli amici ricostruiscono il puzzle della sua vita: dall’infanzia spensierata nei mesi estivi a Rocca di Mezzo all’adolescenza nei turbolenti anni ’70, fino alla vocazione e alla passione per il Medio Oriente e la Siria. È anche la storia di un’Italia cattolica che non va di moda raccontare, pura, senza dietrologie. Il suo carattere impetuoso fatto di convinzioni, slanci, testimonianze coraggiose, a volte accompagnate da profondo sconforto di fronte alle difficoltà, unitamente a contrasti talora con autorità religiose, l’ordine dei gesuiti o tra i membri della comunità stessa, sono l’ossatura della sua esperienza di dialogo in un momento in cui il mondo sembra diventato una polveriera. La sua presa di posizione, la sua lotta a favore del popolo siriano e della democrazia, il suo tentativo di dialogare con il mondo islamico, la sua rabbia, la sua fede, il suo voler essere sempre integro, onesto, fino alla scomparsa a Raqqa. Ho utilizzato quello che in gergo tecnico si chiama compositing digitale per unire repertori e scene live action, con le innovative soluzioni di linguaggio già adottate nel docufilm Lussu, con Renato Carpentieri e Galatea Ranzi, finalista ai Nastri d’Argento 2022. Vengo dal cinema spettacolare: il primo che non si deve annoiare sono io”, spiega il regista.
LE TESTIMONIANZE SUL GESUITA
Fra i tanti intervistati autorevoli, Francesca e Immacolata Dall’Oglio, padre Jacques Mourad, padre Vincenzo d’Adamo, Riccardo Cristiano, Gianni Piccinelli, suor Deema Fayyad, padre Jihad Youssef. “Quello che trasmettono dai loro occhi e la profondità di pensiero sono il vero effetto speciale del film. Lo sguardo è un po’ una mia ossessione. Io voglio sempre vedere gli occhi ben illuminati per capire chi sono i miei interlocutori”, continua Segatori. “Tutti loro sono convinti che mettendosi a pregare su questa terrazza che domina il deserto siriano prima o poi la pace arrivi. Cosa che può sembrare folle se non fosse per una sicurezza nel loro parlare e agire che mi ha quasi trascinato in maniera contagiosa. In un momento in cui tutto è cinico, vedere che c’è qualcuno che con la preghiera cuce la pace come se fosse un lavoro all’uncinetto, con pazienza amanuense, mi ha cambiato. Quanto a Francesca, la sorella, è una combattente. In dieci anni dalla scomparsa non ha mai accettato l’idea che fosse morto, da lì il suo appello a continuare a cercarlo. Padre Dall’Oglio era consapevole che rischiava la vita. Quando è scoppiata la guerra civile in Siria e arrivavano al monastero persone torturate, ha preso posizione contro il regime di Assad. Questo fatto lo ha messo in minoranza, perché la comunità cristiana, che girava nei quartieri borghesi di Damasco, era protetta dal regime. Lui, invece, ha preso le parti dei poveri, degli ultimi, che molto spesso erano più sensibili al richiamo dell’Isis. Paradossalmente, da visionario qual era, ha cercato un dialogo con l’Isis. È, infatti, col nemico che bisogna fare pace: questa la sua sfida un po’ donchisciottesca. Solo che quando ha cercato di trattare con l’Isis è scomparso”.
UN FILM SULLA CROCIATA DEI BAMBINI
Raccontarne la figura è stata un’esigenza per Segatori. “Dal 1987 ho un sogno che spero di poter realizzare. Ho scoperto una storia, La crociata dei bambini, realmente accaduta nel 1212, quando una colonna di settemila bambini partì dalla Francia e dalla Germania alla conquista del Santo Sepolcro, sperando di liberare la Terra Santa. Questi bambini furono venduti come schiavi a Genova e a Marsiglia dagli occidentali cristiani. Solo alcuni di loro finirono alla corte di al-Kamil, dove, invece, furono presi come interpreti. Dagli arabi impararono la tolleranza, fin quando arrivò San Francesco d’Assisi che riportò alcuni di loro in Europa. Questa parabola sul dialogo interreligioso l’ho scritta nel 1987 e tutta la mia carriera è stata organizzata per riuscire un giorno a realizzarne un film. Ho poi conosciuto una principessa russa amica di padre Dall’Oglio, che per prima mi parlò di lui. Il fatto che questo grande gesuita dedicasse la vita al dialogo interreligioso tra cristianesimo e islam è stato un segno del destino. Dopo le torri gemelle e le contrapposizioni tra mondo musulmano e cristiano degli ultimi decenni l’esigenza del dialogo è sempre più centrale. Sono questioni di cui si parla poco sul piano culturale e spirituale. Il dialogo interreligioso non è una questione: è la questione. Lo scontro di civiltà non ce lo possiamo permettere. Tutto quello che sta succedendo in Siria, in Israele è talmente grave che sta creando una nuova barbarie. Gli appelli del Santo Padre ancora sono inascoltati. Per me è una cosa incomprensibile e inaccettabile”.
L'ESEMPIO DEL PADRE DI PAOLO DALL'OGLIO
Conclude: “L’avvocato Cesare Dall’Oglio, papà di Paolo, figura di primo piano di militante cattolico, componente della Direzione della Dc nel governo De Gasperi, fu uomo di rigore morale e impegno civile. Paolo Dall’Oglio è cresciuto con questo esempio. C’è stata un’epoca in cui i nostri politici avevano una dedizione al servizio della collettività, cosa di cui oggi c’è molto bisogno soprattutto per i giovani. È possibile fare bene il proprio lavoro senza tornaconto personale. Esistono anche le persone così e bisogna raccontarle, altrimenti sembra che non esistano”.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Francesca Fiocchi 17/06/2024)
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Per saperne di più vedi anche il post (all'interno altri link a quelli precedenti):