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mercoledì 26 giugno 2024

COME PUÒ UN RAGAZZO UCCIDERE?




Ecco a Pescara l'ennesima tragedia che lascia tutti senza parole: l'efferato omicidio di un sedicenne compiuto da due coetanei. Sento la tentazione di trovare spiegazioni che possano allontanarmi, come genitore, dall'eventualità di trovarmi in situazione anche lontanamente affini a questo dramma. Come educatori e genitori pensiamo ai figli o agli alunni per i quali abbiamo delle responsabilità educative, ai loro funzionamenti e anche ai loro malfunzionamenti e ci chiediamo se mai potrebbero compiere un gesto simile o trovarsi coinvolti in una situazione dove la coscienza e la consapevolezza del bene e del male svanisca o forse risulti inesistente.

Leggendo in un articolo l'affermazione che per essere genitori serve avere fortuna mi interrogo, prima di tutto come mamma, se riconoscermi o meno in questa visione. Io credo che nessuno educatore può determinare la salvezza e il futuro di chi sta crescendo. Educare significa costruire ogni giorno il meglio con i minori che guardano a noi per orientarsi nella vita. Conosco infiniti genitori che quotidianamente provano a mettercela tutta nell'educare eppure soffrono terribilmente vedendo i figli farsi del male e perseverare in situazioni problematiche per il loro benessere e per il benessere delle persone che stanno loro vicine. Come due ragazzi siano potuti arrivare a un gesto così brutale, dopo vicende che la giustizia ricostruirà chiaramente, è una domanda senza risposta. Come può un ragazzo minorenne, un figlio, uccidere; o colludere con l'uccisione di un altro minore? Che cosa non ha funzionato? Come la tua mente ha potuto oscurare la voce della coscienza?

Ogni giorno come genitori seminiamo tracce per orientare il cammino dei nostri figli. Cerchiamo di tenere il contatto ma oggi più che mai questo contatto è condizionato da mille fattori diversi. Siamo genitori spesso deboli perché la nostra voce arriva alla mente dei figli in mezzo a molte altre voci, il loro cuore e il loro pensiero è nutrito da illusioni, promesse, che spesso contravvengono ai nostri insegnamenti. E che potere abbiamo noi? Spesso pur mettendocela tutta, pur continuando a fare domande, a puntare gli occhi sulla vita dei minori, ci accorgiamo di perdere terreno, li vediamo allontanarsi, sentiamo che la nostra voce non penetra dentro loro. Io non conosco i genitori dei ragazzi coinvolti in questa tragedia ma immagino il loro dolore. Immagino il dolore straziante dei genitori di Christopher e penso allo sconcerto degli altri genitori. L'augurio per chi è rimasto vivo è quello di spegnere tutte le voci che hanno reso possibile questo orrore e sentirne appieno il dolore. La salvezza può passare solo da questo dolore ormai insanabile. Niente potrà riportare in vita il ragazzo ucciso. Sopravvivere a questa tragedia significa portare dentro di sé il dolore lacerante per quello che è stato e l'impegno quotidiano per rendere onore alla memoria di chi non avrà più la possibilità di continuare a vivere.

Noi genitori dobbiamo continuare a educare senza smettere mai, senza giudicare e senza chiamarci fuori. Dobbiamo piuttosto stringerci sempre più saldamente in un'alleanza educativa che sorregge e incoraggia anche di fronte a drammi come questi. Io credo che educare un figlio più che di fortuna abbia bisogno di fede e speranza e solo insieme possiamo tenerle.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Barbara Tamborini 25/06/2024)