Dieci anni con Francesco
La sera del 13 marzo 2013 Jorge Mario Bergoglio si affacciava per la prima volta alla Loggia centrale della basilica di San Pietro vestito di bianco. Insieme all’omaggio affettuoso per il predecessore emerito, nel suo iniziale saluto erano già contenuti alcuni tratti salienti del pontificato: la sottolineatura sull’essere vescovo di Roma, Chiesa «che presiede nella carità tutte le Chiese»; la centralità del popolo fedele di Dio al quale il nuovo Pastore domandò la benedizione prima di essere lui a impartirla; la preghiera per “una grande fratellanza” nel mondo dilaniato da ingiustizie, violenze e guerre.
Nei giorni successivi, il Papa spiegò il significato del nome che aveva voluto assumere, legandolo al sogno di «una Chiesa povera e per i poveri»: Francesco d’Assisi — disse — è «l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato». E pochi mesi dopo, nel novembre di quello stesso anno, il Papa rese pubblica l’esortazione Evangelii gaudium, vera road map del pontificato, chiedendo ai cristiani di testimoniare con la loro vita la gioia del Vangelo, per portare ovunque, e in particolare a chi più soffre, la vicinanza e la tenerezza di un Dio che perdona, accoglie, abbraccia.
A distanza di dieci anni ci siamo chiesti come celebrare questo anniversario sui media vaticani, e dai nostri dialoghi è emersa l’idea di non essere tanto noi a parlare di Papa Francesco ma dare spazio a ciò che la sua testimonianza e il suo Magistero hanno suscitato o stanno aiutando a crescere. Abbiamo scelto perciò di dare la parola ai testimoni, nelle situazioni più diverse nel mondo. A chi ogni giorno riconosce il volto del Nazareno nei sofferenti, negli scartati, nei lontani. A chi racconta piccole grandi storie che documentano la forza inerme dell’amore e il miracolo del perdono in contesti di odio o di indifferenza.
Ciascuno di loro ha descritto il riverbero di uno dei principali temi del pontificato, componendo un mosaico che riaccende la speranza. Una speranza possibile, nonostante i tanti segni cupi ai quali purtroppo assistiamo, il primo dei quali è il rischio sempre più concreto per l’umanità di auto-distruggersi.
Dar voce ai testimoni ci è sembrato il modo più consono per sintonizzarci con il popolo di Dio che vuol bene a Francesco e continua a pregare per lui. Quel popolo segue il Papa, e insieme a lui si rivolge a Gesù con le parole di Pietro, riconoscendo la fonte della speranza e della salvezza: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
Ad multos annos Santo Padre!
Andrea Tornielli e Andrea Monda