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domenica 10 ottobre 2021

"Un cuore che ascolta lev shomea" - n. 49/2020-2021 anno B

 "Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino


XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Vangelo:



«Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perda la propria vita?» (Mc 8,36). Quello che prima Gesù aveva proclamato sotto forma di domanda, adesso viene affermata in modo categorico la connessione tra l'accumulo delle ricchezze e il fallimento della propria vita. Per Gesù i beni di questo mondo non sono affatto 'neutri' per coloro che desiderano diventare suoi discepoli, poiché vi è assoluta inconciliabilità tra la ricchezza e il Regno di Dio promesso ai poveri (cfr.Mt 5,3). Quando diamo ai beni un valore assoluto, essi diventano un idolo che si impadronisce della nostra vita, idolo adorato e desiderato dalla stragrande maggioranza degli uomini più di quanto possiamo credere, anche da noi che ci diciamo cristiani, un idolo sul cui altare sacrifichiamo la nostra e l'altrui esistenza. Gesù su questo tema è categorico: «Non è possibile servire Dio e il denaro!» (Lc 16,13). Le ricchezze non solo sono un pericolo per l'ingresso nel Regno, ma escludono categoricamente da esso. L'opzione della Povertà non è un pio 'consiglio' per i monaci, i frati e le suore, ma la condizione necessaria per appartenere al Regno, l'essenza stessa della nostra appartenenza a Cristo, «l'esplicitazione più concreta della necessità di perdere la vita per salvarla» (cit.). Se non prendiamo sul serio il comando di Gesù di vendere tutto e darlo ai poveri, troveremo sempre serrata la porta che introduce al Regno.