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domenica 3 novembre 2019

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 52/2018-2019 (C) di Santino Coppolino

"Un cuore che ascolta - lev shomea"
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino


Vangelo:

Unitamente al cap.15 e alla parabola del Buon Samaritano (10,25-37), questa parabola può essere considerata un "Vangelo nel Vangelo". In Zaccheo, infatti, si realizza ancora una volta quella salvezza che è impossibile per gli uomini ma non per Dio, salvezza che passa attraverso l'amore misericordioso di Gesù. Zaccheo ("il puro" opp."Dio ricorda") è cifra di tutti coloro che agli occhi della religione sono ritenuti insalvabili. Egli è l'immagine vivente della Gerico biblica, la città inespugnabile le cui mura crollarono solo al suono delle trombe di Israele, simbolo della Voce tonante di Dio. Allo stesso modo, ora, crolla la falsa sicurezza delle ricchezze di Zaccheo, dopo essere stato visitato dal Signore e avere ascoltato la sua Parola di Vita. Gesù, come altre volte in Luca, non teme di contaminarsi entrando in contatto con un pubblico peccatore, si ferma in casa sua perché "DEVE", perché questo è il progetto del Padre «che nessuno di loro vada perduto» (Gv 17,12). «Nessuno, infatti, può essere dichiarato impuro (cfr. At 10,15) perché il Padre ha purificato tutti con il sangue del suo Figlio» (cit.). Esemplare la risposta di Zaccheo: egli realizza realmente con la sua vita «che cosa fare per ereditare la vita eterna» (10,25ss). 
In Zaccheo si attua quel radicale cambiamento di mentalità, quella conversione che gli permette di fare vera "Giustizia" (la Tzedaqà) liberandosi di quella diabolica zavorra che lo schiacciava al suolo e che gli impediva di vedere Gesù. Adesso, dopo avere contemplato il Volto di Misericordia del Figlio, può finalmente cominciare una nuova vita e poterlo seguire fino a Gerusalemme, per giungere così «alla misura della statura della pienezza di Cristo» (Ef 4,13)