VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
A PANAMA IN OCCASIONE DELLA
XXXIV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
A PANAMA IN OCCASIONE DELLA
XXXIV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
23-28 GENNAIO 2019
Venerdì, 25 gennaio 2019
PANAMA
11:50 Trasferimento in elicottero alla Nunziatura Apostolica
17:30 Via Crucis con i giovani nel Campo Santa Maria la Antigua – Cinta Costera
VIA CRUCIS CON I GIOVANI
Campo Santa Maria la Antigua – Cinta Costera (Panama)
Venerdì, 25 gennaio 2019
Venerdì, 25 gennaio 2019
Una Via Crucis nel cuore del Continente americano: Honduras, Venezuela, Cuba, Nicaragua, Colombia, Messico, Haiti, Stati Uniti… I giovani della Gmg ripercorrono i volti del dolore che segna le loro terre. Il sangue dei martiri, il grido dei popoli indigeni, le ferite inferte alla Madre Terra, la disperazione dei migranti, le vittime dei disastri naturali, la violenza contro la donna, i difficili processi di riconciliazione e di pace, la corruzione. Siamo al Campo Santa Maria la Antigua sulla Cinta Costera. I giovani si sono dati appuntamento qui con Papa Francesco per la Via Crucis. Dal cuore di Cuba, i giovani chiedono la capacità di essere artigiani di unità “per guarire le ferite, per disegnare ponti, per unire le volontà, per costruire comunità fraterne che suggellano le alleanze con gioia e speranza”. El Salvador ricorda Oscar Arnulfo Romero, il Santo tanto amato in queste terre. Con lui si fanno memoria di tutti coloro che sono perseguitati e che, per la fede hanno dato la vita. “La voce dei martiri sarà sempre un canto di speranza”. Risuona anche il grido dei popoli indigeni: “Rivivono Gesù nel dolore che segna le loro vite. Negati e dimenticati, hanno trovato nel Signore Gesù l’immagine del loro dolore, il ritratto di tanta dimenticanza”. Con gli indigeni, i giovani della Gmg fanno salire al Cielo anche un grido per la Madre Terra. Dicono i giovani del Costa Rica: “Dio ha messo nelle mani dell’umanità questo mondo meraviglioso, pieno di bellezza e armonia. Come Pilato, pensavamo di poter disporre di ogni cosa e abbiamo finito per schiavizzare la creazione alle ambizioni di pochi, all’ambizione di coloro che pensavano di essere proprietari quando erano solo amministratori. Il nostro pianeta, la nostra casa, non può essere vittima dell’indifferenza o dell’autosufficienza umana”. La preghiera dei migranti è affidata ai giovani del Venezuela. Ricordano che Gesù stesso nella sua infanzia è fuggito in Egitto. “Ancora oggi si sentono i passi di coloro che non solo hanno perso tutto, ma sentono i confini e le porte chiudersi e le linee che delimitano i Paesi sono diventati corone di spine taglienti e minacciose, disprezzando e rifiutando molti fratelli”.
“Il cammino di Gesù verso il Calvario è un cammino di sofferenza e solitudine che continua ai nostri giorni”. Nel Campo Santa Maria la Antigua, sul lungomare della città-istmo che si affaccia sul Pacifico, Francesco abbraccia per la seconda volta a Panama i suoi giovani, insieme alla Croce della Gmg, e sceglie di farlo con una preghiera in cui trovano posto tutti i volti concreti della sofferenza e dei mali che sfigurano e disumanizzano la nostra società, ad ogni latitudine.
Parole del Santo Padre all’inizio della Via Crucis
Cari giovani del mondo!
Camminare con Gesù sarà sempre una grazia e un rischio.
Una grazia, perché ci impegna a vivere nella fede e a conoscerlo, penetrando nel più profondo del suo cuore, comprendendo la forza della sua parola.
Un rischio, perché in Gesù le sue parole, i suoi gesti, le sue azioni contrastano con lo spirito del mondo, con l’ambizione umana, con le proposte di una cultura dello scarto e della mancanza di amore.
C’è una certezza che riempie di speranza questa Via Crucis: Gesù l’ha percorsa con amore. E l’ha vissuta anche la Vergine Gloriosa, colei che fin dall’inizio della Chiesa ha voluto sostenere con la sua tenerezza il cammino dell’evangelizzazione.
DISCORSO DEL SANTO PADRE
Signore, Padre di misericordia, in questa Cinta Costera, insieme a tanti giovani provenienti dal mondo intero, abbiamo accompagnato il tuo Figlio sulla via della croce; quella via che ha voluto percorrere per noi, per mostrarci quanto Tu ci ami e quanto sei coinvolto nella nostra vita.
Il cammino di Gesù verso il Calvario è un cammino di sofferenza e solitudine che continua ai nostri giorni. Egli cammina, soffre in tanti volti che soffrono per l’indifferenza soddisfatta e anestetizzante della nostra società, società che consuma e che si consuma, che ignora e si ignora nel dolore dei suoi fratelli.
Anche noi tuoi amici, o Signore, ci lasciamo prendere dall’apatia, dall’immobilismo. Non poche volte il conformismo ci ha sconfitto e paralizzato. È stato difficile riconoscerti nel fratello che soffre: abbiamo distolto lo sguardo, per non vedere; ci siamo rifugiati nel rumore, per non sentire; ci siamo tappati la bocca, per non gridare.
Sempre la stessa tentazione. È più facile e “paga di più” essere amici nella vittoria e nella gloria, nel successo e nell’applauso; è più facile stare vicino a chi è considerato popolare e vincente.
Com’è facile cadere nella cultura del bullismo, delle molestie, dell’intimidazione, dell’accanimento su chi è debole!
Per Te non è così, Signore: nella croce ti sei identificato con ogni sofferenza, con tutti quelli che si sentono dimenticati.
Per Te non è così, Signore, perché hai voluto abbracciare tutti quelli che tante volte consideriamo indegni di un abbraccio, di una carezza, di una benedizione; o peggio ancora, nemmeno ci accorgiamo che ne hanno bisogno, li ignoriamo.
Per Te non è così, Signore: nella croce ti unisci alla via crucis di ogni giovane, di ogni situazione per trasformarla in via di risurrezione.
Padre, oggi la via crucis di tuo Figlio si prolunga:
si prolunga nel grido soffocato dei bambini ai quali si impedisce di nascere e di tanti altri ai quali si nega il diritto di avere un’infanzia, una famiglia, un’educazione; nei bambini che non possono giocare, cantare, sognare...;
si prolunga nelle donne maltrattate, sfruttate e abbandonate, spogliate e ignorate nella loro dignità;
e negli occhi tristi dei giovani che si vedono strappar via le loro speranze di futuro dalla mancanza di educazione e di un lavoro degno;
si prolunga nell’angoscia di giovani volti, nostri amici, che cadono nelle reti di gente senza scrupoli – tra di loro si trovano anche persone che dicono di servirti, Signore –, reti di sfruttamento, di criminalità e di abuso, che mangiano sulla vita dei giovani.
La via crucis di tuo Figlio si prolunga in tanti giovani e famiglie che, assorbite in una spirale di morte a causa della droga, dell’alcol, della prostituzione e della tratta, si trovano privati non solo del futuro ma del presente. E così come furono spartite le tue vesti, Signore, viene spartita e maltrattata la loro dignità.
La via crucis di tuo Figlio si prolunga nei giovani coi volti accigliati che hanno perso la capacità di sognare, di creare e inventare il domani e “vanno in pensione” con la pena della rassegnazione e del conformismo, una delle droghe più consumate nel nostro tempo.
Si prolunga nel dolore nascosto e che fa indignare di quanti, invece di solidarietà, da parte di una società piena di abbondanza, trovano rifiuto, dolore e miseria, e per di più vengono indicati e trattati come portatori e responsabili di ogni male sociale.
La passione del tuo Figlio si prolunga nella solitudine rassegnata degli anziani, che lasciamo abbandonati e scartati.
Si prolunga nei popoli nativi, spogliati delle loro terre, delle loro radici e della loro cultura, facendo tacere e spegnendo tutta la sapienza che hanno e che ci possono offrire.
Padre, La via crucis di tuo Figlio si prolunga nel grido di nostra madre terra, che è ferita nelle sue viscere dall’inquinamento dell’atmosfera, dalla sterilità dei suoi campi, dalla sporcizia delle sue acque, e che si vede calpestata dal disprezzo e dal consumo impazzito al di là di ogni ragione.
Si prolunga in una società che ha perso la capacità di piangere e di commuoversi di fronte al dolore.
Sì, Padre, Gesù continua a camminare, a farsi carico e a soffrire in tutti questi volti mentre il mondo, indifferente, e in un comodo cinismo consuma il dramma della propria frivolezza.
E noi, Signore, che cosa facciamo?
Come reagiamo di fronte a Gesù che soffre, cammina, emigra nel volto di tanti nostri amici, di tanti sconosciuti che abbiamo imparato a rendere invisibili?
E noi, Padre di misericordia,
consoliamo e accompagniamo il Signore, indifeso e sofferente, nei più piccoli e abbandonati?
Lo aiutiamo a portare il peso della croce, come il Cireneo, facendoci operatori di pace, creatori di alleanze, fermenti di fraternità?
Abbiamo il coraggio di rimanere ai piedi della croce come Maria?
Contempliamo Maria, donna forte. Da Lei vogliamo imparare a rimanere in piedi accanto alla croce. Con la sua stessa decisione e il suo coraggio, senza evasioni o miraggi. Ella seppe accompagnare il dolore di suo Figlio, tuo Figlio, o Padre, sostenerlo con lo sguardo e proteggerlo con il cuore. Dolore che soffrì, ma che non la piegò. È stata la donna forte del “sì”, che sostiene e accompagna, protegge e abbraccia. Ella è la grande custode della speranza.
Anche noi, Padre, desideriamo essere una Chiesa che sostiene e accompagna, che sa dire: sono qui!, nella vita e nelle croci di tanti cristi che camminano al nostro fianco.
Da Maria impariamo a dire “sì” alla resistenza forte e costante di tante madri, tanti padri, nonni, che non smettono di sostenere e accompagnare i loro figli e nipoti quando sono “nei guai”.
Da lei impariamo a dire “sì” alla pazienza testarda e alla creatività di quelli che non si perdono d’animo e ricominciano da capo nelle situazioni in cui sembra che tutto sia perduto, cercando di creare spazi, ambienti familiari, centri di attenzione che siano una mano tesa nella difficoltà.
In Maria impariamo la forza per dire “sì” a quelli che non hanno taciuto e non tacciono di fronte a una cultura del maltrattamento e dell’abuso, del discredito e dell’aggressione, e lavorano per offrire opportunità e condizioni di sicurezza e protezione.
In Maria impariamo ad accogliere e ospitare tutti quelli che hanno sofferto l’abbandono, che hanno dovuto lasciare o perdere la loro terra, le radici, la famiglia, il lavoro.
Padre, come Maria vogliamo essere Chiesa, la Chiesa che favorisce una cultura capace di accogliere, proteggere, promuovere e integrare; che non stigmatizzi e meno ancora generalizzi con la più assurda e irresponsabile condanna di identificare ogni migrante come portatore del male sociale.
Da Lei vogliamo imparare a stare in piedi accanto alla croce, ma non con un cuore blindato e chiuso, ma con un cuore che sappia accompagnare, che conosca la tenerezza e la devozione; che sia esperto di pietà trattando con rispetto, delicatezza e comprensione. Desideriamo essere una Chiesa della memoria che rispetti e valorizzi gli anziani e rivendichi per essi lo spazio che è loro, come custodi delle nostre radici.
Padre, Come Maria vogliamo imparare a stare.
Insegnaci, Signore, a stare ai piedi della croce, ai piedi delle croci; apri questa sera i nostri occhi, il nostro cuore; riscattaci dalla paralisi e dalla confusione, dalla paura e dalla disperazione. Padre, insegnaci a dire: sono qui insieme al tuo Figlio, insieme a Maria e insieme a tanti discepoli amati che desiderano accogliere il tuo Regno nel cuore. Amen.
E dopo aver vissuto la Passione del Signore, insieme a Maria ai piedi della croce, andiamo con il cuore silenzioso e in pace, gioioso e con tanta voglia di seguire Gesù. Che Gesù vi accompagni e che la Vergine vi protegga. Arrivederci!
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